Per l’imminente elezione del nuovo
capo dello Stato, il nostro consiglio di fondo è il seguente: evitiamo di
complicarci la vita – aggravandola anche al resto del Paese – avvinghiandosi su un nome o una figura che, a molti, appare controversa come quella di
Silvio Berlusconi. Al contrario, sarebbe più utile e necessario riuscire a risolvere il
passaggio istituzionale convergendo tutti insieme, comprese le forze politiche del
centrosinistra, sul nome di una persona con un passato caratterizzato da un grande
impegno di studio e di
lavoro. In secondo luogo, sarebbero maturi i tempi per indicare, al vertice dello Stato,
una donna: si fornirebbe un
preciso segnale al mondo in merito alla nostra volontà di volerci
modernizzare, pur con gradualità e cautela; si rivolgerebbe
nuova attenzione alla
sensibilità, alla
moderazione e alla
saggezza dell’universo femminile. Giunti a questo punto, è importante cominciare a preparare il
futuro delle
nuove generazioni sulla base di uno
spirito diverso, che non sia più di
netta contrapposizione tra due
‘visioni’ del Paese, dato che siamo tutti in ritardo con gli
‘aggiornamenti’ proprio di quest’ultime:
eccessivi risultano alcuni
‘freni’ di conservazione, dato che non siamo più di fronte a una
sinistra mossa da un
progetto ideologico-dottrinario di
società; così come appaiono alquanto
superate alcune
divisioni ‘storiciste’ del
mondo progressista, che si ritrova alla ricerca di una
nuova visione organica, in grado di portare a sintesi le sue diverse
‘versioni’ di
riformismo: quella
‘maritainiana’ di molti esponenti di discendenza
cristiano-sociale; quella
post ideologica di chi, invece, proviene dal vecchio mondo
comunista, il quale tuttavia possiede alcuni
capisaldi teorici ‘salvabili’, come per esempio la
riflessione ‘gramsciana’, seppur depurata dalle proprie
contaminazioni ‘leniniste’, o la
poetica ‘pasoliniana’, che ebbe il merito di cominciare a inoltrarsi sul terreno dei
diritti civili e delle
nuove libertà pubbliche. Oltre a ciò, anche il
glorioso riformismo ‘turatiano’ e
‘nenniano’ mantiene alcune
ragioni storiche di fondo, le quali servirebbero moltissimo
a sinistra, al fine di inquadrare un intero
‘pezzo’ di società attorno a una
nuova laicità intrisa di
valori cristiani. Così come servirebbe, nel
centrodestra, una nuova
piattaforma liberaldemocratica in grado di valorizzare, tramite alcune
metodologie razionali, alcuni
‘idealismi’ del mondo conservatore. Per quanto disordinato e, spesso,
disinformato, il recente dibattito sulle
questioni sanitarie ha segnalato anche
nuove consapevolezze e forme di
umanesimo interessanti.
L’idealismo astratto delle
destre rimane un
patrimonio valoriale composto di persone che non intendono rimanere relegate
ai margini del dibattito complessivo: si tratta di
una ‘umanità’ che, vivaddio,
s’interessa ai problemi del Paese, anziché abbandonarsi al
‘passivismo’ e
all’indifferenza ‘elitaria’ di alcuni ceti sociali o ambienti di minoranza. In tal senso, la
‘lezione crociana’ potrebbe essere posta al vaglio
dell’idealismo ‘gentiliano’, contemperando sia i possibili
opportunismi che spesso si muovono all’ombra della prima, sia le
eccessive ‘fissità’ e gli atteggiamenti di
chiusura che caratterizzano il secondo. Per quel che riguarda la
Lega, essa deve comprendere di doversi far carico dell’antico
moderatismo cattolico-conservatore italiano, rappresentandolo senza
‘sventolare ai 4 venti’ ritualismi o
simbologie religiose, bensì comprendendo di essere di fronte a un
popolo che si è posto anch'esso, da tempo,
in cammino, coltivando un
sentimento interiore molto profondo e sincero. Sono queste le
‘radici culturali’ che la
Lega deve incaricarsi di rappresentare, quasi come fosse una nuova
‘balena bianca’, senza rincorrere
facili consensi. E’ un compito indubbiamente non semplice, che tuttavia può tranquillamente attendersi dal
fronte laico nuova
attenzione e
fiducia. L’esperienza del
Governo Draghi, infatti, serviva - e serve - proprio a questo: a ritrovare una
formula di ‘convivenza’ anche quando l’ampio spettro di forze che sostengono l’esecutivo attualmente in carica dovranno
dividersi, per motivazioni naturali o contingenti. E’ dunque importante che questi
nuovi ‘canali’ di
dialogo e di
comunicazione tra i vari schieramenti politici restino
aperti, soprattutto in quelle fasi in cui il Paese si ritrova in una situazione di
emergenza. Non è stato tutto negativo, quanto fatto sin qui dalle varie forze politiche. Pur tra qualche eccesso, le
fondamenta della nostra
democrazia hanno saputo resistere a un
evento pandemico che poteva produrre
atti o
fatti ‘instaurativi’. Ciò non è accaduto e si spera che non accada. E i vari tentativi di
strumentalizzare le difficoltà attraversate dal Paese come conseguenza di un
cataclisma che non si abbatteva sul mondo intero
da più di un secolo, sono stati respinti con un certo grado di
maturità e di
spessore morale dalla
parte più ‘sana’ della società. Veniamo a sottolineare, in questa sede, le decisioni prese dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia,
Massimiliano Fedriga e dallo stesso governatore del Veneto,
Luca Zaia: si tratta di due esponenti che hanno dimostrato
capacità e senso di
responsabilità, facendoci ben sperare in merito alla nascita di un
nuovo ceto politico di
alto spessore amministrativo e
morale. Le nostre condizioni politiche sono, ancora oggi, di
transizione rispetto a un
vecchio mondo, a lungo attraversato da
suggestioni ataviche e
ideologie ottocentesche. Ma si sono verificati anche
segnali che consideriamo
positivi. Ci sono stati
errori, certamente. Ma essi sono avvenuti all’interno di un
contesto di difficoltà inaudite, che imponeva tentativi e decisioni
‘a tentoni’, come quando si attraversa un
lungo corridoio completamente immersi nel
buio. Eppure, la nostra
Costituzione e molti settori del Paese, compresi
alcuni giovani che sulla
piattaforma Youtube si son dati molto da fare, dimostrando grande
equilibrio e
preparazione scientifica, hanno saputo svolgere un ruolo di
‘faro’ e di
guida nel mezzo della
tempesta prodotta dalle varie
‘ondate’ pandemiche. Ecco perché occorre, oggi, scegliere
un’interprete e una
garante delle nostre
regole costituzionali all’altezza di questo compito. Una
donna che non debba assolutamente pensare, neanche per un momento, di aver assunto il proprio incarico come
‘concessione ottriata’, o proveniente dai
vecchi detriti del
maschilismo ‘latino’. Al contrario, deve trattarsi di una
signora che dovrà esser messa nelle condizioni di
credere, senza alcuna ombra di dubbio, che la sua persona non sia servita unicamente a
‘doppiare il capo’ di nuove
divisioni e
divaricazioni. La sua investitura parlamentare dovrà, dunque, prendere le mosse da un sincero sentimento di
attenzione e di
rispetto nei confronti di una parte molto importante della nostra società: quella
femminile, che tra l’altro è numericamente
maggioritaria nel Paese. Per tutto ciò che, invece, riguarda i possibili
scenari futuri del nostro cammino, si chiede alle forze politiche di cominciare a predisporre
programmi innovativi ed
equilibrati, in grado di assicurare
benessere e
pace sociale, dando risposte alle categorie in difficoltà. Ai
giovani, innanzitutto, ma anche alle
nuove intelligenze provenienti dal mondo delle
professioni. Ecco perché diviene importante condurre la legislatura sino alla sua
scadenza naturale: per poter consentire ai
‘quadri tecnici’ attualmente alla guida del Paese, di
predisporre progettualmente e
allocare con attenzione le nuove
risorse europee incardinate attorno al
‘Piano nazionale di resilienza e ripartenza’. Se
Dio vuole, siamo all’inizio di un
nuovo ciclo. Cerchiamo, dunque, di dare il
meglio di noi stessi. Con altruismo, generosità e, soprattutto,
coraggio.