Vittorio LussanaPer l’imminente elezione del nuovo capo dello Stato, il nostro consiglio di fondo è il seguente: evitiamo di complicarci la vita – aggravandola anche al resto del Paese – avvinghiandosi su un nome o una figura che, a molti, appare controversa come quella di Silvio Berlusconi. Al contrario, sarebbe più utile e necessario riuscire a risolvere il passaggio istituzionale convergendo tutti insieme, comprese le forze politiche del centrosinistra, sul nome di una persona con un passato caratterizzato da un grande impegno di studio e di lavoro. In secondo luogo, sarebbero maturi i tempi per indicare, al vertice dello Stato, una donna: si fornirebbe un preciso segnale al mondo in merito alla nostra volontà di volerci modernizzare, pur con gradualità e cautela; si rivolgerebbe nuova attenzione alla sensibilità, alla moderazione e alla saggezza dell’universo femminile. Giunti a questo punto, è importante cominciare a preparare il futuro delle nuove generazioni sulla base di uno spirito diverso, che non sia più di netta contrapposizione tra due ‘visioni’ del Paese, dato che siamo tutti in ritardo con gli ‘aggiornamenti’ proprio di quest’ultime: eccessivi risultano alcuni ‘freni’ di conservazione, dato che non siamo più di fronte a una sinistra mossa da un progetto ideologico-dottrinario di società; così come appaiono alquanto superate alcune divisioni ‘storiciste’ del mondo progressista, che si ritrova alla ricerca di una nuova visione organica, in grado di portare a sintesi le sue diverse ‘versioni’ di riformismo: quella ‘maritainiana’ di molti esponenti di discendenza cristiano-sociale; quella post ideologica di chi, invece, proviene dal vecchio mondo comunista, il quale tuttavia possiede alcuni capisaldi teorici ‘salvabili’, come per esempio la riflessione ‘gramsciana’, seppur depurata dalle proprie contaminazioni ‘leniniste’, o la poetica ‘pasoliniana’, che ebbe il merito di cominciare a inoltrarsi sul terreno dei diritti civili e delle nuove libertà pubbliche. Oltre a ciò, anche il glorioso riformismo ‘turatiano’ e ‘nenniano’ mantiene alcune ragioni storiche di fondo, le quali servirebbero moltissimo a sinistra, al fine di inquadrare un intero ‘pezzo’ di società attorno a una nuova laicità intrisa di valori cristiani. Così come servirebbe, nel centrodestra, una nuova piattaforma liberaldemocratica in grado di valorizzare, tramite alcune metodologie razionali, alcuni ‘idealismi’ del mondo conservatore. Per quanto disordinato e, spesso, disinformato, il recente dibattito sulle questioni sanitarie ha segnalato anche nuove consapevolezze e forme di umanesimo interessanti. L’idealismo astratto delle destre rimane un patrimonio valoriale composto di persone che non intendono rimanere relegate ai margini del dibattito complessivo: si tratta di una ‘umanità’ che, vivaddio, s’interessa ai problemi del Paese, anziché abbandonarsi al ‘passivismo’ e all’indifferenza ‘elitaria’ di alcuni ceti sociali o ambienti di minoranza. In tal senso, la ‘lezione crociana’ potrebbe essere posta al vaglio dell’idealismo ‘gentiliano’, contemperando sia i possibili opportunismi che spesso si muovono all’ombra della prima, sia le eccessive ‘fissità’ e gli atteggiamenti di chiusura che caratterizzano il secondo. Per quel che riguarda la Lega, essa deve comprendere di doversi far carico dell’antico moderatismo cattolico-conservatore italiano, rappresentandolo senza ‘sventolare ai 4 venti’ ritualismi o simbologie religiose, bensì comprendendo di essere di fronte a un popolo che si è posto anch'esso, da tempo, in cammino, coltivando un sentimento interiore molto profondo e sincero. Sono queste le ‘radici culturali’ che la Lega deve incaricarsi di rappresentare, quasi come fosse una nuova ‘balena bianca’, senza rincorrere facili consensi. E’ un compito indubbiamente non semplice, che tuttavia può tranquillamente attendersi dal fronte laico nuova attenzione e fiducia. L’esperienza del Governo Draghi, infatti, serviva - e serve - proprio a questo: a ritrovare una formula di ‘convivenza’ anche quando l’ampio spettro di forze che sostengono l’esecutivo attualmente in carica dovranno dividersi, per motivazioni naturali o contingenti. E’ dunque importante che questi nuovi ‘canali’ di dialogo e di comunicazione tra i vari schieramenti politici restino aperti, soprattutto in quelle fasi in cui il Paese si ritrova in una situazione di emergenza. Non è stato tutto negativo, quanto fatto sin qui dalle varie forze politiche. Pur tra qualche eccesso, le fondamenta della nostra democrazia hanno saputo resistere a un evento pandemico che poteva produrre atti o fatti ‘instaurativi’. Ciò non è accaduto e si spera che non accada. E i vari tentativi di strumentalizzare le difficoltà attraversate dal Paese come conseguenza di un cataclisma che non si abbatteva sul mondo intero da più di un secolo, sono stati respinti con un certo grado di maturità e di spessore morale dalla parte più ‘sana’ della società. Veniamo a sottolineare, in questa sede, le decisioni prese dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga e dallo stesso governatore del Veneto, Luca Zaia: si tratta di due esponenti che hanno dimostrato capacità e senso di responsabilità, facendoci ben sperare in merito alla nascita di un nuovo ceto politico di alto spessore amministrativo e morale. Le nostre condizioni politiche sono, ancora oggi, di transizione rispetto a un vecchio mondo, a lungo attraversato da suggestioni ataviche e ideologie ottocentesche. Ma si sono verificati anche segnali che consideriamo positivi. Ci sono stati errori, certamente. Ma essi sono avvenuti all’interno di un contesto di difficoltà inaudite, che imponeva tentativi e decisioni ‘a tentoni’, come quando si attraversa un lungo corridoio completamente immersi nel buio. Eppure, la nostra Costituzione e molti settori del Paese, compresi alcuni giovani che sulla piattaforma Youtube si son dati molto da fare, dimostrando grande equilibrio e preparazione scientifica, hanno saputo svolgere un ruolo di ‘faro’ e di guida nel mezzo della tempesta prodotta dalle varie ‘ondate’ pandemiche. Ecco perché occorre, oggi, scegliere un’interprete e una garante delle nostre regole costituzionali all’altezza di questo compito. Una donna che non debba assolutamente pensare, neanche per un momento, di aver assunto il proprio incarico come ‘concessione ottriata’, o proveniente dai vecchi detriti del maschilismo ‘latino’. Al contrario, deve trattarsi di una signora che dovrà esser messa nelle condizioni di credere, senza alcuna ombra di dubbio, che la sua persona non sia servita unicamente a ‘doppiare il capo’ di nuove divisioni e divaricazioni. La sua investitura parlamentare dovrà, dunque, prendere le mosse da un sincero sentimento di attenzione e di rispetto nei confronti di una parte molto importante della nostra società: quella femminile, che tra l’altro è numericamente maggioritaria nel Paese. Per tutto ciò che, invece, riguarda i possibili scenari futuri del nostro cammino, si chiede alle forze politiche di cominciare a predisporre programmi innovativi ed equilibrati, in grado di assicurare benessere e pace sociale, dando risposte alle categorie in difficoltà. Ai giovani, innanzitutto, ma anche alle nuove intelligenze provenienti dal mondo delle professioni. Ecco perché diviene importante condurre la legislatura sino alla sua scadenza naturale: per poter consentire ai ‘quadri tecnici’ attualmente alla guida del Paese, di predisporre progettualmente e allocare con attenzione le nuove risorse europee incardinate attorno al ‘Piano nazionale di resilienza e ripartenza’. Se Dio vuole, siamo all’inizio di un nuovo ciclo. Cerchiamo, dunque, di dare il meglio di noi stessi. Con altruismo, generosità e, soprattutto, coraggio.





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