Valentina SpagnoloFin dai tempi più antichi, la musica e il suo potere comunicativo ci riportano alla radice dell’esistenza e all’incontro con le nostre pulsioni interiori. In pratica, il riconoscimento delle proprie azioni e le vibrazioni riprodotte in una delle nostre canzoni preferite rappresentano il significato profondo della musica. Un 'mix' di sinergia, arte e incontro che, spesso, è in grado di portarci all’origine di uno specifico ciclo della nostra vita, aiutandoci a recuperare forza morale per ricominciare. Ecco perché, negli ultimi 30 anni, si è iniziato a parlare di musicoterapia, intesa come tecnica di miglioramento delle attività funzionali e di riduzione di tutti disturbi, soprattutto quelli associati a malattie di natura nervosa. Grazie all’alto riconoscimento della Wmft (World Federation of Music Therapy), avvenuto nel 1996, la musicoterapia è divenuta uno dei metodi più efficaci per assistere i malati di Alzheimer, aiutandoli, con la cognizione sensoriale dei movimenti, a recuperare i loro ricordi. Tutte le aree neurologiche, infatti, sono coinvolte e interessate dai processi dell’ascolto guidato, rendendo unico il valore di questo potentissimo mezzo curativo. Se ne vanta quotidianamente il riconoscimento, contemplato da chiunque ne abbia provato i suoi benefici, affermando che l’arte del suono, come quello della parola, dona un unico risultato scientifico: quello di influire positivamente sul fisico e la psiche. Qualsiasi evento traumatico può essere superato, ricercando nel potere autosuggestivo della musica ogni eliminazione del dolore fisico e dello stress psicologico. Ciò può favorire, verso chiunque ne provi un beneficio, un ritorno a uno stato primordiale, quindi precedente al trauma. Come un bellissimo specchio per le allodole, i riflessi e la luce donata dalle sue vibrazioni positive riporta lo sviluppo di tale artificio sensoriale a un contatto con la ‘Terra Madre’. Il confronto e il riconoscimento di tale potere e valore è oggi confermato dal Dipartimento di Educazione della facoltà di Pedagogia dell’Università di Maribor, in Slovenia, che ha scientificamente provato e storicamente documentato il cosiddetto: ‘effetto Mozart’. La natura della musica e ciò che ne rende magico il suo potere curativo si riconosce nei quattro elementi fondamentali che riportano al ‘chakra’, così come ricordano le filosofie orientali. Tradizioni che, sin dai primordi dell’umanità, sono banalmente al corrente del potere delle note musicali nel ‘risvegliare’ le aree cognitive nei processi di rimozione e nei lenti percorsi di metabolizzazione dei ricordi e del vissuto. Stiamo parlando, dunque, di un metodo capace di risvegliare una serie di ‘anticorpi psicologici’ spesso dimenticati nelle stanze più nascoste del nostro inconscio. La filosofia musicale delle culture orientali, inoltre, ha sempre ‘incrociato’, o coniugato, il potere della musica con quello dei colori, al fine di combattere la ‘monocromia’ di ogni ‘spettro interiore’. Le note musicali configurano le loro qualità terapeutiche soprattutto nell’avvicinamento ai bambini che riportano deficit cognitivi, dislessici e, soprattutto, per quelli autistici. La purezza dei suoni, associata a un luogo aperto, alla natura e con l’aiuto della ‘pet-therapy’, diventano spiragli che favoriscono una cura semplice, alla portata di tutti, che predispongono al recupero psicologico del singolo individuo anche dai traumi più dolorosi e dalle depressioni più profonde. Grazie alla musica e ai colori, i ricordi assopiti riprendono forma, poiché ciò che è benessere si ritrova anche nelle sorgenti di colore e in quegli effetti sonori di cui la musicoterapia, oggi, vive in quanto segno tangibile e autentico di salute.





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