Renato Scarpa è stato un grande
'caratterista', conosciuto una sera al
Teatro Trastevere nell'autunno del
2014. "Sono laico da una vita", mi disse. Ma io ero già a conoscenza delle sue
simpatie radicali. Un
milanese bravissimo nel fare qualsiasi tipo di
'carattere'. I suoi personaggi erano spesso
'minori', come si dice in gergo. Ma lui sapeva comprenderli fino in fondo e renderli
straordinari: proprio per questi motivi era amatissimo dai nostri migliori registi cinematografici. Non sempre gli
ottimi attori sono quelli che vediamo impegnati in parti da
protagonista: ci sono anche quelli che credono a tal punto nel proprio mestiere da scegliere di
'specializzarsi', nel voler essere descrittivo sui caratteri più umani e profondi di noi stessi, dal
romano ipocondriaco - quasi un
alter ego per
Carlo Verdone - al compìto preside de
'La stanza del figlio', fino al meraviglioso
complessato fiorentino di
'Ricomincio da tre'. Un ruolo di
5 minuti rimasto nella
storia della comicità italiana. Io lo ricordavo spesso, al fine di descrivere certi
personaggi 'inventati' della politica italiana, soprattutto quella
'minore', degli
enti locali o dei
consigli comunali. Lui venne a saperlo e, una volta, incrociandomi per le vie di
Trastevere - un quartiere che frequentava molto - mi prese per un braccio e mi disse:
"Ho fatto cose egregie nel cinema e tutti mi ricordano per Robertino: sei proprio uno stronzo, lo sai"? E scoppiammo a ridere come
due scemi, senza che nessuno intorno a noi avesse capito perché... Un saluto caro,
Renato: ci mancherai tantissimo. Un
lombardo vero, come quelli di una volta, anche lui trapiantato in una
Roma stordita e
balorda, a cui hanno strappato anche le sue
ultime vestigia: quella di essere la
capitale del cinema, della
cultura e
dell'arte.