Vittorio LussanaRenato Scarpa è stato un grande 'caratterista', conosciuto una sera al Teatro Trastevere nell'autunno del 2014. "Sono laico da una vita", mi disse. Ma io ero già a conoscenza delle sue simpatie radicali. Un milanese bravissimo nel fare qualsiasi tipo di 'carattere'. I suoi personaggi erano spesso 'minori', come si dice in gergo. Ma lui sapeva comprenderli fino in fondo e renderli straordinari: proprio per questi motivi era amatissimo dai nostri migliori registi cinematografici. Non sempre gli ottimi attori sono quelli che vediamo impegnati in parti da protagonista: ci sono anche quelli che credono a tal punto nel proprio mestiere da scegliere di 'specializzarsi', nel voler essere descrittivo sui caratteri più umani e profondi di noi stessi, dal romano ipocondriaco - quasi un alter ego per Carlo Verdone - al compìto preside de 'La stanza del figlio', fino al meraviglioso complessato fiorentino di 'Ricomincio da tre'. Un ruolo di 5 minuti rimasto nella storia della comicità italiana. Io lo ricordavo spesso, al fine di descrivere certi personaggi 'inventati' della politica italiana, soprattutto quella 'minore', degli enti locali o dei consigli comunali. Lui venne a saperlo e, una volta, incrociandomi per le vie di Trastevere - un quartiere che frequentava molto - mi prese per un braccio e mi disse: "Ho fatto cose egregie nel cinema e tutti mi ricordano per Robertino: sei proprio uno stronzo, lo sai"? E scoppiammo a ridere come due scemi, senza che nessuno intorno a noi avesse capito perché... Un saluto caro, Renato: ci mancherai tantissimo. Un lombardo vero, come quelli di una volta, anche lui trapiantato in una Roma stordita e balorda, a cui hanno strappato anche le sue ultime vestigia: quella di essere la capitale del cinema, della cultura e dell'arte.





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