Se
Berlusconi dichiarasse conclusa la stagione, farebbe fare
un gran passo avanti alla situazione politica italiana. Si ritroverebbe
corteggiato da una parte di coloro che oggi lo demonizzano: e certo non sarebbe male per innescare un
processo salutare di rinnovamento. Prima o poi dovrà rendersene conto:
la stagione del bipolarismo è finita. Ed è bene.
Berlusconi e Forza Italia difficilmente potranno continuare la loro vicenda politica
rincorrendo uno scenario che non c’è più. Nel nostro Paese,
Berlusconi è stato il bipolarismo. Senza di lui i due schieramenti che si sono ripetutamente affrontati dal 1994 al 2006 non sarebbero sorti: non il centro-destra con il coinvolgimento della
Lega e
lo sdoganamento dell’MSI-AN; e nemmeno il centro-sinistra, che non avrebbe trovato
il collante dell’antiberlusconismo per stare insieme. Purtroppo il bipolarismo all’italiana non ha dato i frutti sperati. Non ha saputo
selezionare una classe politica adeguata, non ha
rivestito di efficienza i governi, non ha contribuito a
legittimare gli schieramenti politici, vicendevolmente e di fronte all’opinione pubblica; non ha garantito
la supremazia della politica rispetto ai poteri forti economici o ad istituzioni quali la Chiesa, la magistratura e i sindacati.
Dunque, non c’è da piangere se ora anche l’idea stessa del bipolarismo sta venendo meno.
Berlusconi, che di questa idea è stato
il grande artefice, ora ne è il principale
prigioniero. Pur di riaffermare la propria leadership nel centro-destra, si nega quella
libertà di manovra che invece si sono attribuiti
Fini e Casini. Con ciò congelando i voti del proprio notevole bacino elettorale. Se
Berlusconi dichiarasse solennemente conclusa la stagione, farebbe fare un gran passo avanti alla situazione politica italiana. Si innescherebbe un processo di
scomposizione e ricomposizione degli schieramenti che porterebbe a creare
alleanze fra forze più affini di quanto non lo siano adesso. Si avrebbe una
rappresentazione più precisa della società italiana che non si riconosce, nella sua maggioranza, negli
estremismi della Lega e di una parte di An da un lato, o dei vari
Agnoletto, Diliberto, Pecoraro Scanio, dall’altro. Prenda atto Berlusconi dell’irresistibile
vocazione a stare assieme che hanno vasti settori della
Margherita e dell’UDC; sfidi
Fini e lo stato maggiore di
An ad avventurarsi soli e affrancati nel
periglioso mare della politica italiana. Improvvisamente, si ritroverebbe corteggiato da una parte di coloro che oggi lo demonizzano e che, alla fine, non hanno posizioni troppo diverse da lui in politica estera ed economica. Forse farebbe piacere a lui; e di certo
non sarebbe male per innescare un processo salutare di rinnovamento.
Articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 21 luglio 2006