Raffaella UgoliniCome da noi già anticipato qualche settimana fa, il tasso d’inflazione si sta facendo sentire, soprattutto in questi giorni di shopping natalizio. Ma i prezzi sul prodotto finito derivano da un netto rincaro delle materie prime e delle spese di trasporto, che si riverberano a cascata su tutta la filiera di distribuzione e vendita, spostando verso l’alto la curva dell’offerta sia sul grafico dei beni di consumo, sia in quello dei beni voluttuari o di lusso. Lo conferma Lorenzo Zurino, presidente del Forum italiano dell’export: “I rincari su materie prime e trasporti”, ci manda a dire Zurino attraverso una sua nota stampa, “stanno incidendo, in maniera significativa, sui prezzi dei prodotti più acquistati durante il periodo natalizio. Si registrano, infatti, importanti aumenti dei costi di giocattoli e addobbi natalizi: tutta merce importata dal nostro Paese. Un ‘caro -prezzi che colpisce, ancora una volta, le tasche dei consumatori, quindi delle famiglie italiane, causato dai rincari delle materie prime e dai prezzi alle stelle dei container. Si stima”, aggiunge il presidente del Forum italiano dell’export, “che gli aumenti generalizzati dei costi provocheranno una contrazione della spesa per i regali e si passerà dai 7,4 miliardi del 2020 ai 6,9 di quest’anno. Tutto ciò è ancora più grave”, conclude Zurino, “poiché avviene in un periodo come questo, in cui la pandemia, da ormai due anni, sta causando gravi difficoltà economiche”. Si tratta di dati confermati sia dal Codacons, sia dalla nostra redazione economica, che ha effettuato in questi giorni alcune ricerche di riscontro: oltre ai rincari di bollette energetiche, benzina e carburanti, anche sul fronte degli acquisti natalizi stiamo andando ‘malino’. Il settore dolciario, innanzitutto, quello riguardante pandori e panettoni, tanto per intenderci, segnala incrementi di prezzo del 10%, che vanno posti in media ponderata con quelli delle carni (+4%), del pesce (+2,5%) ortaggi e frutta secca (+2,7%). Anche nel settore dei regali (oggettistica, addobbi natalizi, ma anche prodotti ‘hi-tech’) si segnalano aumenti significativi su ‘listini’ e prezzari di vendita. E persino il cotechino, quello che per tradizione viene accompagnato dalle lenticchie per festeggiare il nuovo anno, segnala rincari al di sopra dei due euro netti rispetto al 2020, che di certo non è stato un Natale ‘memorabile’, se non in negativo. In buona sostanza, dopo due anni di sacrifici e distanziamento sociale dovuti alla pandemia, ci tocca pure la ‘dieta forzata’: una situazione di vera e propria compressione della domanda. Il solo miglioramento che vediamo quest'anno è l’assenza dell’autocertificazione per andare a mangiare le lasagne della nonna, o fare una partita a carte con gli amici. Ma forse è meglio non scrivere altro: con la scusa della variante Omicron, va a finire che ci nascondono pure le carte da giuoco. Insomma, mai una ‘gioia’, da quando c’è il Covid. Neanche mezza.


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