Come da noi già anticipato qualche settimana fa, il
tasso d’inflazione si sta facendo sentire, soprattutto in questi giorni di
shopping natalizio. Ma i prezzi sul prodotto finito derivano da un netto rincaro delle
materie prime e delle
spese di trasporto, che si riverberano a cascata su tutta la filiera di distribuzione e vendita, spostando verso l’alto la
curva dell’offerta sia sul grafico dei beni di consumo, sia in quello dei beni voluttuari o di lusso. Lo conferma
Lorenzo Zurino, presidente del
Forum italiano dell’export: “I rincari su materie prime e trasporti”, ci manda a dire
Zurino attraverso una sua nota stampa,
“stanno incidendo, in maniera significativa, sui prezzi dei prodotti più acquistati durante il periodo natalizio. Si registrano, infatti, importanti aumenti dei costi di giocattoli e addobbi natalizi: tutta merce importata dal nostro Paese. Un ‘caro -prezzi che colpisce, ancora una volta, le tasche dei consumatori, quindi delle famiglie italiane, causato dai rincari delle materie prime e dai prezzi alle stelle dei container. Si stima”, aggiunge il presidente del
Forum italiano dell’export, “che gli aumenti generalizzati dei costi provocheranno una contrazione della spesa per i regali e si passerà dai 7,4 miliardi del 2020 ai 6,9 di quest’anno. Tutto ciò è ancora più grave”, conclude
Zurino, “poiché avviene in un periodo come questo, in cui la pandemia, da ormai due anni, sta causando gravi difficoltà economiche”. Si tratta di dati confermati sia dal
Codacons, sia dalla nostra
redazione economica, che ha effettuato in questi giorni alcune ricerche di riscontro: oltre ai rincari di
bollette energetiche, benzina e
carburanti, anche sul fronte degli
acquisti natalizi stiamo andando
‘malino’. Il settore
dolciario, innanzitutto, quello riguardante pandori e panettoni, tanto per intenderci, segnala incrementi di prezzo del
10%, che vanno posti in media ponderata con quelli delle carni
(+4%), del pesce
(+2,5%) ortaggi e frutta secca
(+2,7%). Anche nel settore dei
regali (oggettistica, addobbi natalizi, ma anche
prodotti ‘hi-tech’) si segnalano aumenti significativi su
‘listini’ e
prezzari di vendita. E persino il
cotechino, quello che per tradizione viene accompagnato dalle
lenticchie per festeggiare il nuovo anno, segnala rincari al di sopra dei
due euro netti rispetto al
2020, che di certo non è stato un
Natale ‘memorabile’, se non in
negativo. In buona sostanza, dopo due anni di
sacrifici e
distanziamento sociale dovuti alla
pandemia, ci tocca pure la
‘dieta forzata’: una situazione di vera e propria
compressione della domanda. Il solo miglioramento che vediamo quest'anno è
l’assenza dell’autocertificazione per andare a mangiare le
lasagne della nonna, o fare una
partita a carte con gli amici. Ma forse è meglio
non scrivere altro: con la scusa della
variante Omicron, va a finire che ci nascondono pure le
carte da giuoco. Insomma,
mai una ‘gioia’, da quando c’è il
Covid. Neanche
mezza.