L’angolo divino che mette a fuoco il profilo di simbolo e il vasto senso di analogia con il senso di vita personale, è la grande gioia del
cinema. Ma è al
critico cinematografico che spetta l’ingrato compito dell’analisi dell’opera cinematografica.
Cesare Paris, dopo la sua specifica preparazione universitaria, ha collaborato proprio come critico cinematografico per le rubriche di
‘Kataweb cinema’ de
‘La Repubblica’, ‘Zabriskie Point’ e
‘Splatter Container’, per la rivista
‘Film’ e il quotidiano
‘Rinascita’. E oggi, con
‘La risata amara’, edito da
Bibliotheka edizioni, è a il suo esordio nella
saggistica. Attualmente, è
l’editor di una giovane casa editrice. Un saggio che si avvale delle riflessioni di
Mario Sesti sul ruolo del
critico cinematografico nella nostra società e, nello specifico,
nell’arte cinematografica. Da una guida al metodo critico, si passa a una
decodificazione della
comunicazione visiva, dell’immagine scelta dal regista ed evidenziata con la
ripresa cinematografica. Ed era ovvia la scelta analitica che l’autore di questo lavoro ha effettuato: quella dei film riportati e descritti da
Cesare Paris. L’analisi sociale delle tematiche affrontate nell’elenco delle pellicole trattate evidenzia il triste declino della
‘commedia italiana’, dai film scritti da
Leo Benvenuti e
Piero De Bernardi alle sceneggiature di
Age e Scarpelli. Con una certa maestria, l’autore segue l’evoluzione sociale e politica di
un’Italia ormai alla
deriva. Non si tratta di
‘commedia all’italiana’, infatti, ma di
tragicomica commedia italiana, né più e né meno. Riusciranno le nuove generazioni a conoscere ciò che si può
decrittare di un problema posto da un film e del film stesso?
Ne dubitiamo. L’autore del saggio
‘La risata amara’, in queste
126 pagine dipana il dilemma con
alta professionalità critica grazie
all’excursus sequenziale del girato, lasciando al lettore riflessioni e deduzioni con accenni ai film degli
anni ’50 del secolo scorso e, nello specifico, al film
‘I soliti ignoti’ diretto da
Mario Monicelli nel 1958: un
'anno-chiave' del nostro Paese, per molti motivi. Fu questo film, infatti, che per primo mise a nudo ciò che, in seguito, venne definito
‘commedia italiana’. Gli
anni bui del
dopoguerra erano stati cancellati, così come quell’immagine di
povertà drammaticamente fissata nelle fotografie
dell’alluvione che, nel
1951, aveva travolto le terre del
Polesine: facce derelitte, gente ammassata sui barconi miseramente vestita. E un popolo che risorge e s’ingegna come nessun altro saprebbe fare. Nel
1960, il geniale
Federico Fellini gira
‘La dolce vita’, mettendo in scena un'epoca e, nel
1962, il poetico
Pier Paolo Pasolini risponde con
‘Mamma Roma’. Nel
1963, finalmente
l’Italia conobbe una rapida
crescita economica, entrando a pieno titolo tra le nazioni più sviluppate ed uscendo dalla sua cronica condizione di sottosviluppo. Ciò viene evidenziato dal capolavoro di
Dino Risi ‘Il sorpasso’, seguito, nello stesso anno, dall’altro film firmato
Dino Risi, intitolato:
‘I mostri’. Tuttavia, seppur lentamente, le
risate al cinema diventano sempre più
amare e sempre
meno divertenti, fino ad arrivare alla
tragica catastrofe degli argomenti trattati nei film degli
anni ’70, quelli di
‘piombo’. Ed è qui che arriva
‘La risata amara’, fino a un accenno di sorriso nei successivi
anni ’80, per poi
‘atterrare’, bruscamente, ai
‘cine-panettoni’ degli
anni ’90, in cui la
cultura popolare più autentica viene messa a margine, eccezion fatta per le
‘macchiette’ e
caratterizzazioni alla
Carlo Verdone, mentre la
‘spes’ di un
riscatto culturale, nel rispetto degli spettatori e del pubblico, rimane
l’ultima dea da perseguire. Un
declino descritto fedelmente, che si legge scorrevolmente soprattutto da chi, come noi, quelle stagioni le ha vissute nel vano tentativo di frenare, in qualche modo, una
deriva qualunquista e
piccolo borghese forse
evitabile. O forse no.‘La risata amara’
di: Cesare Paris
edito da: Bibliotheka edizioni
pagg. 126
Prezzo di copertina: € 15,00