In merito ai
rincari previsti e già annunciati per i prossimi mesi, veniamo a ricordare, per l’ennesima volta, che
l'Unione europea è l'unico organismo sovranazionale che possiede un
commissario alla concorrenza. E rimarchiamo, altresì, che la
concorrenza cosiddetta ‘sleale’ risulta combattuta da una serie di norme ben precise. Il vero problema
‘di sistema’ che stiamo incontrando, infatti, da alcuni decenni a questa parte non è
l'Europa, bensì la
globalizzazione: attenzione, pertanto, a non scaricare sempre le colpe di ogni criticità sul
soggetto sbagliato, altrimenti si continuerà a generare
facili bersagli che forniscono nuovi pretesti all'irrazionalismo per scatenarsi ulteriormente.
L'oligopolio differenziato è un sistema macroeconomico da superare, promuovendo
mercati più liberi e aperti, insieme a una
maggior concorrenza, non il ritorno allo
statalismo. Il
socialismo statalista ragiona quasi sempre in termini di
monopolio. Ma stabilire i
prezzi di merci, servizi e forniture quando non si possiedono
pietre di paragone diviene operazione
arbitraria, poiché non basta coprire costi fissi e variabili, bensì diviene necessario creare nuovi
investimenti. I rincari di merci e servizi derivano, invece, dall'aumento dei
prezzi delle materie prime e dalla guerra dei
superconduttori. Inoltre, le varie immissioni di denaro durante la pandemia hanno generato una
massa di circolazione monetaria eccessiva, che ha portato l'inflazione reale
all'8% circa. Ciò significa, come al solito, che la causa delle
oscillazioni dei prezzi non è
unica e che il problema non è il
mercato inteso
ideologicamente. E'
l’attuale 'modello' di mercato, altrimenti detto
“sistema”, a risultare assai poco
'snello', poiché appesantito da
cartelli e
barriere d'entrata. Al contrario, un mercato di
concorrenza quasi perfetta, in cui siano presenti molti operatori dediti alla produzione di beni e servizi per la collettività, provocano un
decremento dei prezzi, perché le aziende si ritrovano costrette a vendere anche a costo di
inseguire la domanda: sono queste le leggi di mercato più autentiche, che implicano un impegno degli Stati a programmare una
politica industriale degna di questo nome, anziché continuare ad affidarsi alle
‘non imprese’ contoterziste. Riguardo, invece, alle
materie prime e alle forniture di
energia, diviene necessario modificare il nostro
modello di sviluppo, al fine di renderlo più
sostenibile e provvedere a prodursi in casa alcuni prodotti, come per esempio i
microchip, a lungo delegati ai
Paesi asiatici. E’ necessaria una maggior freddezza e razionalità, a tutti i livelli. Anche al fine di non dare la stura a coloro che, per quasi
30 anni, sono risultati i più
fedeli alleati delle
forze liberiste, mentre oggi si atteggiano a
‘protestatari di sinistra’, masticando un
marxismo nozionistico e non certamente una sua versione elegantemente
‘copernicana’, alla
Galvano della Volpe. Attenzione, dunque, agli
opportunismi, che spesso ci costringono a dover ricordare come certi leader di Partito oggi si lamentino delle
privatizzazioni autostradali, nonostante in passato non abbiano fatto una
‘piega’ quando, in sede di
Consiglio dei ministri, si trattò di rinnovare le
concessioni dei lotti ai privati. Basta con i
voltafaccia e le
dissimulazioni all’italiana: il Paese ha dimostrato di essere composto da
persone serie. E se s’intende tornare a giocare seriamente con i
‘trenini elettrici’, diviene prioritario comprendere come agganciare
un convoglio dietro l'altro, secondo il
metodo della ‘carovana’: limitarsi a lanciare i
singoli vagoni a tutta velocità, come sono soliti fare i
ragazzini più sprovveduti e inesperti,
non servirà a nulla.