Vittorio LussanaIn merito ai rincari previsti e già annunciati per i prossimi mesi, veniamo a ricordare, per l’ennesima volta, che l'Unione europea è l'unico organismo sovranazionale che possiede un commissario alla concorrenza. E rimarchiamo, altresì, che la concorrenza cosiddetta ‘sleale’ risulta combattuta da una serie di norme ben precise. Il vero problema ‘di sistema’ che stiamo incontrando, infatti, da alcuni decenni a questa parte non è l'Europa, bensì la globalizzazione: attenzione, pertanto, a non scaricare sempre le colpe di ogni criticità sul soggetto sbagliato, altrimenti si continuerà a generare facili bersagli che forniscono nuovi pretesti all'irrazionalismo per scatenarsi ulteriormente. L'oligopolio differenziato è un sistema macroeconomico da superare, promuovendo mercati più liberi e aperti, insieme a una maggior concorrenza, non il ritorno allo statalismo. Il socialismo statalista ragiona quasi sempre in termini di monopolio. Ma stabilire i prezzi di merci, servizi e forniture quando non si possiedono pietre di paragone diviene operazione arbitraria, poiché non basta coprire costi fissi e variabili, bensì diviene necessario creare nuovi investimenti. I rincari di merci e servizi derivano, invece, dall'aumento dei prezzi delle materie prime e dalla guerra dei superconduttori. Inoltre, le varie immissioni di denaro durante la pandemia hanno generato una massa di circolazione monetaria eccessiva, che ha portato l'inflazione reale all'8% circa. Ciò significa, come al solito, che la causa delle oscillazioni dei prezzi non è unica e che il problema non è il mercato inteso ideologicamente. E' l’attuale 'modello' di mercato, altrimenti detto “sistema”, a risultare assai poco 'snello', poiché appesantito da cartelli e barriere d'entrata. Al contrario, un mercato di concorrenza quasi perfetta, in cui siano presenti molti operatori dediti alla produzione di beni e servizi per la collettività, provocano un decremento dei prezzi, perché le aziende si ritrovano costrette a vendere anche a costo di inseguire la domanda: sono queste le leggi di mercato più autentiche, che implicano un impegno degli Stati a programmare una politica industriale degna di questo nome, anziché continuare ad affidarsi alle ‘non imprese’ contoterziste. Riguardo, invece, alle materie prime e alle forniture di energia, diviene necessario modificare il nostro modello di sviluppo, al fine di renderlo più sostenibile e provvedere a prodursi in casa alcuni prodotti, come per esempio i microchip, a lungo delegati ai Paesi asiatici. E’ necessaria una maggior freddezza e razionalità, a tutti i livelli. Anche al fine di non dare la stura a coloro che, per quasi 30 anni, sono risultati i più fedeli alleati delle forze liberiste, mentre oggi si atteggiano a ‘protestatari di sinistra’, masticando un marxismo nozionistico e non certamente una sua versione elegantemente ‘copernicana’, alla Galvano della Volpe. Attenzione, dunque, agli opportunismi, che spesso ci costringono a dover ricordare come certi leader di Partito oggi si lamentino delle privatizzazioni autostradali, nonostante in passato non abbiano fatto una ‘piega’ quando, in sede di Consiglio dei ministri, si trattò di rinnovare le concessioni dei lotti ai privati. Basta con i voltafaccia e le dissimulazioni all’italiana: il Paese ha dimostrato di essere composto da persone serie. E se s’intende tornare a giocare seriamente con i ‘trenini elettrici’, diviene prioritario comprendere come agganciare un convoglio dietro l'altro, secondo il metodo della ‘carovana’: limitarsi a lanciare i singoli vagoni a tutta velocità, come sono soliti fare i ragazzini più sprovveduti e inesperti, non servirà a nulla.





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