Vittorio Lussana‘Strappare lungo i bordi’, la nuova serie a fumetti di Zerocalcare - 6 episodi esilaranti di fumettismo ‘pop’ confezionati per Netflix dal giovane disegnatore, Michele Rech - non ci ha convinti. Lo diciamo subito, per evitare che una certa ‘comunanza di macerie’ e qualche amicizia in comune possa lasciar intendere un giudizio annacquato dalla vicinanza generazionale. Vicinanza che diventa spesso fastidio, anche se non nel caso specifico di Zerocalcare. Fastidio per un movimentismo ‘gruppettaro’ che pretende di scaricare ogni responsabilità all’esterno di se stessi, quando invece delinea un tratto individualistico e intimista abituato a leggere con supponenza la realtà. Si tratta di un male che, a sinistra, alberga da sempre. Almeno quanto il provincialismo presuntuoso delle destre, sia quelle cattoliche, sia quelle reazionarie. Le quali, nel loro non capire mai una ‘sega’ di quel che succede, hanno sempre errato nel contrapporsi alle sinistre credendo che esse fossero un’unica falange militare, che la pensa tutta quanta allo stesso modo, più o meno ispirata dalla “politicona” (loro la chiamano così, fatta salva la grande simpatia della persona che ha coniato tale espressione, ndr) del sottoscritto. In realtà, la “politicona” non può esentarvi dalle critiche per il vostro continuare a ragionare per ‘circoletti’, nel vostro chiudervi imperterriti a doppia mandata, nel rinunciare ad aggregare le altre frange giovanili. Ci convincono di più le ‘Sardine’: la sofferenza interiore di Jasmine Cristallo, resa perennemente inquieta da quella vaga sensazione di sconfitta che aleggia sempre da quelle parti; o la leggerezza un po’ adolescenziale di Mattia Santori, che per lo meno conduce a sperare nell’avvento di una sorta di Arsenio Lupin IV, in grado di rimanere un gran bravo ragazzo, ma sempre generosamente prezioso nel mobilitare una sinistra che, da tempo, non si sente più rappresentata da nessuno. Due ragazzi abbastanza furbi da non farsi trattare come ‘fregnoni’ dal primo Calenda di turno, quando quest’ultimo cerca di intimorirli col ‘romanesco de' noantri’. Ed eccolo qua il ‘romanesco de' noantri’, usato a piene mani anche da Zerocalcare come se la realtà delle periferie orientali potesse diventare il centro del mondo, mentre invece ti si piazza sullo stomaco già a Roma nord. La critica, ovviamente, non è all’uso del vernacolo in sé, anche se incapace di mescolarsi con dialettismi altri, spesso più efficaci e assai meno ‘pesanti’ del ‘romanaccio greve’ dei tempi attuali – che non è certo quello del Belli o del Trilussa - ma alle contraddizioni degli eccessi opposti di una generazione di antieroi che, all’improvviso, si irrigidiscono come frigoriferi, senza mai trovare una via di mezzo identitaria, restando lì impalati come l’ultimo dei ‘complottisti’, senza mai riuscire a comprendere come farsi valere nel modo giusto. Tutte colpe che non sono di Zerocalcare, ovviamente. In parte, è vera la sua critica di fondo: le generazioni precedenti si son fatte raggirare e non sono riuscite, più di tanto, a disturbare la digestione dei potenti - anche dei potenti di sinistra - per eccesso di buonismo e trasalimenti moralisti filocattolici. Perché siete cattocomunisti, regà: è inutile che me venite a dì de no. E ve lo scrivo in romanesco, per giunta. Siete tutti interconnessi e collegati, la pensate tutti allo stesso modo e fate tutti le stesse, identiche, cose. Eppure, raramente si riesce a mettervi tutti assieme per fare qualcosa di “completamente diverso”, parafrasando i Monty Python. Al contrario, periodicamente salta fuori la classica ‘testina’ che vuol dare un Premio della critica senza la critica, relegando la stampa tutta insieme e tutta da una parte. Siete anche voi dei ‘narcisetti’, amici cari, teorici della perfezione con gli altri, ma tutt’altro che perfetti voi stessi. Bisogna sempre perdonarvi tutto, nonostante facciate, anche voi, di tutta l’erba un fascio, esattamente come le destre. Siete l’esatto ‘specchio’ della piccola borghesia più malsana e superficiale, con la quale vi mescolate spesso e volentieri quando vi conviene, al fine di saltare i problemi a pié pari anziché risolverli. Piccolo borghesi ‘pop’, che si spacciano per sottoproletari del terzo millennio. E sempre ‘gruppettari’, sempre: non cambierà mai questa cosa, perché è assai più semplice dominare la comitiva sotto casa. Anche Renato Curcio e Alberto Franceschini erano ‘appartamentati’, esattamente come voi; anche loro erano ‘animali da camera’, esattamente come voi; anche loro si facevano le ‘canne’, esattamente come voi: nulla di nuovo sotto il sole. Ma loro, per lo meno, volevano radere al suolo il mondo, non i Colli Parioli o le ‘farnesine’ di Vigna Clara, al solo fine di spostare il proprio deretano da un divano all’altro. La nostra generazione è quella che ha visto con i propri occhi cosa è successo a sinistra. La sinistra degli avvinghiamenti ideologici da pseudointellettuali, delle indifferenze da ‘psico-apatici’. Nulla vi scuote veramente, in realtà. Ma se non avete neanche le parole per definire in italiano i sentimenti, non vi resta che continuare a soffrire inventando ‘coattate’ in romanesco. A meno che, per pura carità del fato, non possediate un dono come quello di saper disegnare. E’ bravo a disegnare, Zerocalcare: egli è il vero erede del ‘fumettismo punk’ di Disegni&Caviglia. Ma per favore: non venite a farci la morale, perché ogni volta che vi ritrovate alla disperazione di fronte a un’Italietta che fa solo vomitare, sapete solamente invocare una cosa sola: “Fai un po’ di ‘politicona’, Vittò…”. Ricordatevelo bene, amici cari: evitate di reiterare gli stessi, insopportabili, difetti di chi vi ha preceduto, perché non siete affatto qualcosa di speciale. Al contrario, su di voi ha pienamente ragione Alessandro Paesano: siete tutti omologati. E neanche sapete di esserlo.





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