Trentacinque artisti,
35 talenti messi insieme da
Cinzia Cotellessa nella sua nuova mostra: oltre
60 opere tra olio, acquerello, tecniche miste, opere digitali e sculture provenienti da cinque continenti nella collettiva internazionale che ha aperto i battenti il
7 novembre scorso, alle ore
12.00, presso la
galleria CiCo di
via Gallese 8 in
Roma (quartiere Cassia-Tomba di Nerone). Vi sono rappresentate molteplici generi e correnti artistiche, peraltro arricchiti da quel valore aggiunto che il sostrato culturale di ogni singolo Paese poteva offrire loro. Il genere
concettuale è rappresentato da
‘Shattered mirror 2’ di
Besson, con forme taglienti che s'incastrano e si generano a vicenda; poi c’è il
‘Magma danzante’ di
Sangelaji, tracce di vita dal
Chaos; la sorprendente creazione materica di
Sibiart, intitolata
‘After Winter’, ovvero
l'urlo della Terra nel rivendicare il proprio diritto a esistere; la complessa, magnifica composizione
‘Fuori contesto’ di
Theodoli; la rutilante
‘Whirpool of light’ di
Toscano, onde di luce che s'inseguono in uno spazio di colore puro; e ancora
materico con la
‘Perla’ di
Valdinoci: una ricostruzione quasi sculturale di un'ostrica con il suo prezioso contenuto;
'L'equilibrio cercato' (e trovato) di
V. Volcanes; le stratificazioni multicolori in
‘Cielo e mare’ di
Simboli; la
'Sfera', dal sapore quasi lunare, di
Luciani. Un
'ponte' tra il
concettuale e il
figurativo appare, invece, nell'opera di
Fusar Poli, con i suoi
‘Melograni’, grumi di colore in cerca di una forma naturale; i
‘Sogni in fiore’ di
Grignani, colti nel momento di trasmutazione dall'irreale al reale; le
‘Ali d'oro’ di
Koozma, affascinante ritratto di un'inquietante creatura (mitologica?); il
‘Favilla’ di
Uber, un virtuale che preme anch'esso per divenire reale;
‘Anturio chiaro’, delicato abbozzo di un
fiore ‘in fieri’ di
A. Uribe; ‘Semi’, del suo quasi omonimo
E. Uribe: una figura quasi umana dalle valenze religiose; la
‘Luna Azzurra’ di
N. Volcanes, ipnotica cosmogonia di un universo personale. Approdiamo così al
figurativo, ricco di declinazioni e visioni. Si parte dal
‘Mosaico’ di
Bacci, una creazione di suggestione classica, impreziosita da uno sfumo prettamente moderno; l'enigmatica
‘Oggi è un altro giorno’ di
Brancia, che offre un concetto ben rappresentato da una figura, la quale non mostra mai il proprio volto; ed ecco
Carniti con la sua
‘Berlino: rientro a casa’, ben riuscito
mix tra pitture murali e personaggi reali;
Di Stefano si affida ad una potente panoramica dalle suggestioni profonde dal titolo:
‘Apertura d'Africa’; ‘State of mind’, un'opera curiosa e stimolante di
Florio Hacker che abbiamo voluto collocare, nonostante le contaminazioni, nell'ambito
figurativo. Al confine tra diversi generi artistici anche le
‘Migliori amiche’ di
Franco, delizioso ed etereo quadretto semisurreale; torniamo con i piedi per terra con il robusto classicismo di
‘Dietro al Colosseo’ di
Ghisoni; ci spingiamo verso un'interessante composizione geometrica del reale con
‘Aguila aquatica’ di
Hernandez; entriamo in un magnifico esempio di surrealismo grazie al
‘Sassofono’ di
Mengoni; affrontiamo una significativa incursione nel
contesto ‘warheliano’, con
‘Sofia a Capri’ di
Mjpop; una
‘Rosa blu’ che emerge dal buio, meta di una piccola ape, è invece l'orizzonte delicato di
Novelli; all’opposto, troviamo la forza dirompente, fatta di seduzione ed erotismo, del nudo femminile
‘Light is Life’, stupenda foto di
Pio; Riha propone una particolare composizione marina in tecnica mista dal titolo:
'Collettori'; e cosa dire de
‘La fiducia’ di
Segura, se non che essa cattura il cuore e lo sguardo, con la commistione
antico/contemporaneo della sua visione; forte l'impatto dinamico dei ballerini di
‘La vita è bella’ di
Alvarado e le suggestioni artatamente impressionistiche dei
'Papaveri' di
Veneziani. Lo stupefacente esempio di una cultura di altri tempi, quasi una presente continuità rispetto ai maestri fiamminghi grazie alla tecnica sopraffina e all'originalità del soggetto, tutto questo è
‘Ohooo’ di
Xie. Queste e altre opere della mostra, allietata dall’accompagnamento musicale di
Stefano Marzolla, sono pronte a catturare l'attenzione di chi vorrà assistervi. Un esempio calzante di come l'arte sia sempre lì, mai doma, come si evince dalle parole della nota critica
Mara Ferloni, che ha aperto la collettiva con le seguenti parole:
"Questa mostra è un inno alla gioia, un ritorno alla vita...".