Vittorio LussanaLe vicende parlamentari dei giorni scorsi, caratterizzate dai volgari festeggiamenti dei senatori del centrodestra, addirittura felici per l’affossamento del ddl Zan contro l’omotransfobia, hanno dimostrato come l’Italia sia troppo spesso un Paese in cui non solo non si può cambiare nulla, ma non si può nemmeno ‘aggiungere’ qualcosa. E quando ciò avviene, le conseguenze sono quelle di un distacco profondo della società, assolutamente in grado di leggere molti fatti al di là delle mere logiche di schieramento e a prescindere dalle distinte impostazioni ideologiche o culturali. La realtà di un parlamento in cui nulla può mutare perché tutto deve rimanere al proprio posto diviene, pertanto, la dimostrazione plastica di uno scollamento. Ma la società muta ogni giorno nonostante la politica, poiché difficilmente 'narcotizzabile' da certe astratte logiche di controllo. Per una volta, dobbiamo dar ragione al popolo: la nostra società meriterebbe di più e di meglio come propria rappresentanza parlamentare, che ci pone di fronte a mentalità immobiliste, che rifiutano persino il passare del tempo, che eliminano la veracità da ogni equazione tendente alla prassi e ai suoi effetti giuridici, al fine di rintanarsi nel sofismo più sterile e qualunquista. Una sterilità che può essere fotografata non solo come amoralità, ma anche come semplice ‘vuoto valoriale’. Quando una società viene posta di fronte a simili mancanze di ‘spina dorsale’, essa non può reagire in altro modo se non allontanandosi dalla politica, che rimane il ‘teatro’ di una strumentalizzazione statica dei problemi, al fine di garantire gli interessi di un’oligarchia. In sostanza, si finisce col dar ragione alla protesta, anche se essa appare, al momento, limitata dalle regole di un’emergenza sanitaria a loro volta dettate da un vero e proprio ‘fatto instaurativo’. Il Covid 19, alla fine, è diventato un vero e proprio ‘colpo di fortuna’, che ha consentito la giustificazione di ogni ‘chiusura oligarchica’ anche di fronte a tematiche ben diverse rispetto a quelle scientifico-sanitarie. Temi che interessavano e interessano una parte minoritaria della società. Eccezion fatta per le donne, le quali sanno benissimo come funziona un Paese che si ostina a rimanere mentalmente arretrato, pagandone loro stesse, in prima persona, il prezzo più gravoso. Le limitazioni delle libertà individuali non sempre sono giustificate: ci sono ‘cognizioni di causa’ che meritano l’applicazione di quello che Benedetto Croce definì “nesso della distinzione”. E quando ciò non avviene, allora la società si ritrova innanzi a una classe politica statica, chiusa in se stessa, esattamente come nei regimi non democratici. L’affossamento del ddl Zan, in buona sostanza, ha dimostrato una sterilità valoriale prim’ancora che morale: non ci sono più princìpi, nel nostro Paese, di alcun genere e tipo. In politica, può anche capitare che si materializzi la volontà di far convivere visioni distinte, capaci di comporsi verso sintesi ‘felici’: vivaddio, ogni tanto ciò accade. Ma quando essa diviene il semplice teatro di uno scontro totalmente interno, di una ‘bega’ sostanzialmente oligarchica, essa finisce col frenare il cammino di una trasformazione ‘ordinata’ della società. In pratica, la nostra attuale classe politica ha affermato, in sede legislativa oltretutto – e ciò è assai più grave - che esiste qualcosa di più importante rispetto a quanto richiesto da alcune categorie sociali di cittadini. E più di qualcuno si permette persino il lusso di riempirsi la bocca con la locuzione “sovranità popolare”, trasformandola in un vuoto slogan propagandistico, funzionale al proprio settarismo. Di fronte a una pandemia planetaria esisteva, indubbiamente, la questione di un contemperamento tra le esigenze di salute individuale con quella collettiva, le quali dovevano trovare una sintesi per dettato costituzionale: questo è ciò che ha dato il senso alla nascita del Governo Draghi, sostenuto da una maggioranza che doveva essere più ampia possibile. Il ragionamento era corretto: ciò è fuor di discussione. Ma nel caso del disegno di legge contro l’omotransfobìa si è, invece, assistito a un episodio di clamorosa indifferenza, di voltafaccia, di furberie da avvocatucoli d’accatto, che si sono vergognosamente nascosti dietro la ‘foglia di fico’ del voto segreto. Si obietterà: sono metodi che dovreste conoscere, ormai. E infatti, li conosciamo bene. Li conosciamo a tal punto che speravamo di non vederli più. Per dirla con le esatte parole di Bettino Craxi, certi metodi “fanno strame di ogni questione di stabilità politica”. E’ stato cioè seminato un ulteriore seme di instabilità e di distacco: un nuovo elemento di divaricazione tra popolo e istituzioni. Un germe che non verrà rimosso e che verrà lasciato nella propria sede in paziente attesa, fino a generare una nuova aspettativa che, a sua volta, diverrà nascita e crescita di un frutto ancor più avvelenato, incapace di operare quelle opportune e razionali distinzioni in merito al giudizio che, a un certo punto, bisognerà dare nei confronti di una classe politica autoproclamatasi ‘oligarchia’. L’indifferenza genera esattamente questi frutti: pietre ‘scartate’, che creano nuove ‘testate d’angolo’. La società e il mondo andranno da un’altra parte. Già lo stanno facendo, in realtà, di fronte a una classe politica incapace, oltreché di legiferare, anche di avere un moto di contegno, poiché narcisisticamente vittima di un concetto di trascendenza tanto astratto, quanto mostruoso, totalmente dissociato dalla Storia e, persino, da se stessa. E’ proprio la politica a generare ‘mostri’, assai più delle religioni: notare bene cosa ‘caspita’ mi tocca arrivare a scrivere. Seppur in forme elementari, la religione può essere considerata una sorta di avviamento al ragionamento filosofico. La politica, viceversa, troppo spesso partorisce degenerazioni e forme di degradazione. Ed è esattamente questo ciò che pensano in molti, oggi, all’interno del nostro popolo. E’ vero: noi laici siamo ‘arcadici’ e, certamente, non amiamo il populismo, poiché anche noi proveniamo da un percorso storico di minoranza. Ma proprio chi si professa laico dovrebbe per lo meno avere l’avvedutezza, quando questa è necessaria, di ammettere che ci sono volte in cui il popolo ha pienamente ragione. E per una volta, ci togliamo uno ‘sfizio’ anche noi, dettando un editoriale populista. Evviva il populismo.





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