Rita Bernardini
Il presidente del Tribunale di Torino, Massimo Terzi, l’ha detto due anni fa su ‘Il Giornale’ intervistato da Luca Fazzo: ogni anno finiscono sotto processo 150 mila persone che poi verranno assolte. Da quando è entrato in vigore il nuovo codice, l'esperienza devastante di subire un processo da innocenti è toccata a oltre 5 milioni di persone. Il 50 per cento di assolti vuol dire, semplicemente, che le indagini sono state fatte male e che la procura ha portato in aula processi che non stanno in piedi. Una notizia così sconvolgente, basata su statistiche inoppugnabili, che il dottor Terzi si è procurato, avrebbe dovuto aprire i telegiornali di massimo ascolto, perché ci riguarda tutti e perché mette in serio pericolo i principi stessi della nostra democrazia. E invece, niente. C’è voluto lo ‘scandalo Palamara’ per fare – forse – comprendere ai rappresentanti delle istituzioni che il sistema è marcio, fin nel midollo. Ecco perché il libro di Antonio Gerardo D'Errico è prezioso: prezioso, perché fa raccontare direttamente alle vittime del supplizio di un ingiusto processo cosa è capitato nelle loro vite e cosa hanno dovuto mettere in atto per non essere triturati dalla ‘macchina del fango’ e dell’ignominia. Comprendere e magari immedesimarsi in ciò che queste sei persone hanno provato è fondamentale per acquisire una coscienza politica che non ci faccia più girare la testa dall'altra parte, soggiogati dalla falsa impressione che “a noi non può capitare”. Così pensava anche Enzo Tortora, fino a che non gli è capitato l'impensabile, cioè di essere accusato di intendersela con la camorra, di spacciare droghe e, quindi, parola di pubblico ministero, di essere un “cinico mercante di morte”. Il modo esemplare con cui ha combattuto la sua/nostra lotta lo ha portato poi a dire l'indimenticabile frase: “Ero liberale, perché ho studiato; sono radicale, perché ho capito”. Preciso che non ho letto le carte delle vicende giudiziarie riportate in questo bel libro di Antonio G. D’Errico. Ma quel che appare evidente, dalle storie raccontate, è che molti dei processi aperti si sono conclusi con un'assoluzione, altri residuali sono in via di soluzione e che il soggetto artefice di tanto strazio umano è sempre lo stesso procuratore, sia che abbia esercitato a Fermo, sia che sia stato titolare a Lucera. Fermo e Lucera sono piccole realtà dove è più facile conoscersi. L'azione penale può divenire devastante se il grande potere attribuito, in Italia, ai pubblici ministeri diviene smisurato e sconsiderato, tanto più se esercitato nei confronti di persone probe, impreparate a ricevere il male, in fin dei conti più disarmate proprio perché innocenti. Marco Pannella diceva che quello della giustizia, con la sua appendice carceraria, è "il più grande problema sociale, civile e democratico del nostro Paese". Penso che quella che si presenta oggi, mentre come Paese dobbiamo affrontare il ‘dopo-pandemia’ spendendo oculatamente l'immenso credito che l’Europa ci ha accordato, sia un’occasione storica. E che i referendum sulla giustizia promossi dal Partito radicale e dalla Lega costituiscano una chance imperdibile, anche per richiamare le forze politiche alle loro responsabilità verso i cittadini. Leggetevi le sei storie del libro ‘L’uso ingiusto della giustizia’ e vedrete quante volte vi verranno in mente le soluzioni proposte dai quesiti referendari popolari: perché, in Italia, il magistrato che sbaglia non paga? Perché le carriere di giudici e pubblici ministeri non sono ‘separate’ come prevede l'articolo 111 della Costituzione, che esige un giudice terzo e imparziale fra accusa e difesa? Perché non sono premiati i magistrati più capaci, ma più facilmente lo sono quelli raccomandati in quanto legati a correnti partitocratiche della magistratura? Perché sono così tanti, oltre il 30%, coloro che vengono sbattuti in carcere in custodia cautelare, mentre secondo la Costituzione dovrebbero essere considerati non colpevoli fino a sentenza definitiva? Perché?




(prefazione al volume di Antonio G. D'Errico: 'L'uso ingiusto della giustizia', Libeccio Edizioni)
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Luna - Berlin/Germania - Mail - martedi 12 ottobre 2021 11.25
Spero di poter leggere al piu presto il libro. Dalla descrizione che ho letto l'ho trovato interessante. Come diceva Marco Pannella questo é UNO Stato criminale..
Grazie Rita.
Luna


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