Sul fronte della
moda ci ritroviamo in un settore ben distinto rispetto a quello
scientifico. Su tale versante, gioca molto il
gusto individuale e la
creatività degli
stilisti, anche in certe fasi storiche che possono apparire di
‘involuzione’. Ma proprio per questo motivo, respingiamo in parte alcune critiche che vedrebbero, in questi anni, il trionfo di un certo
conformismo e quasi un ribaltamento dell’esposizione dei corpi tra
uomini e
donne. Siamo in una fase in cui le
ragazze, soprattutto
d’estate, preferiscono i
vestiti a fiori o
a ‘pois’ molto lunghi, mentre sono i
‘maschietti’ a mostrare
gambe e
cosce o a
evidenziare glutei con
vestimenti corti e
molto ‘inguainati’, provenienti dalle
palestre o dagli ambienti
sportivi. E’ una
fase: cosa
possiamo farci? Veniamo anche da un
pandemia planetaria e da lunghi periodi in cui abbiamo vissuto tutti quanti
chiusi in casa. Pertanto, le
ragazze sentono il bisogno di
sentirsi comode e di
‘nascondere’ qualche
'difettuccio' derivante dalla
scarsa attività fisica, effettuata unicamente
‘da remoto’ quando c’è stato tempo e modo. I
ragazzi, viceversa, sentono
caldo e nutrono esigenze diverse, per via della
tropicalizzazione del clima: non è molto comodo farsi
3 docce al giorno per poi apparire
eleganti, ma
colanti di sudore, nonostante gli sforzi fatti per rinfrescarsi di continuo. Sul fronte
femminile, rimpiangere le
minigonne di
Mary Quant ha poco senso: quelli erano anni caratterizzati da una
‘controcultura’ che seppe diventare una
cultura per tutti. In buona sostanza, quella
moda era figlia della
contestazione stessa. Oggi, invece, abbiamo ben altri
problemi. In ogni caso, i
vestiti lunghi di questi anni non sono paragonabili a certi
‘scafandri’ dei primi
anni '60 anni del
secolo scorso, dove bastava
l’ombelico della Carrà o le gambe inguainate delle
gemelle Kessler a scuotere
l’immaginario erotico della collettività. Anche perché non stiamo
giocando alle
‘belle statuine’. Per vivere la
moda del proprio tempo bisogna attraversare
un’epoca spensierata, oppure caratterizzata da problemi facilmente
identificabili. La nostra
Italia di allora proveniva da un
disastroso conflitto mondiale e da un
ventennio di regime militare. E le ragazze
‘scalpitavano’, al fine di liberarsi da molte cose: era facile, a quei tempi, fare le
‘anticonformiste’. Anche perché, il passaggio non fu quello connotato da quel
‘trionfo di curve’ chiamato
Marilyn Monroe, bensì
dall’eleganza filiforme delle
Audrey Hepburn, delle
Catherine Spaack e della
‘francesina’ per antonomasia:
Brigitte Bardot. Era cioè il momento delle prime
ragazze magre ed
eleganti, che segnalavano una grande trasformazione ormai giunta al suo
apice. Tutto ciò non significa che oggi si stia tentando la
‘strada’ del
conformismo ‘trash’ o della
stravaganza a tutti i costi, finalizzata unicamente a stupire. I ragazzi sono più
coraggiosi a causa di un
‘ristagno’ evidente dell’identità maschile, che proprio non riesce a liberarsi dai
vuoti atteggiamenti tipici del
‘machismo’. Ma non si tratta solamente di
questioni antropologiche, bensì di
problemi pratici, uniti a una
stucchevole mancanza – questa sì - di
risposte innovative. Non sempre la
moda è tenuta a identificare un
‘tempo’: possono esserci periodi in cui i
problemi concreti si toccano con mano, quasi camminando
sulle gambe delle persone. Ciò non autorizza a lasciarsi andare in giudizi troppo
severi o in
stroncature da ‘tromboni’, in una fase di
‘uscita’, alquanto
disordinata, da una
pandemia. Un periodo
assai poco elegante di per sé.