Maria Elena GottarelliUniverso, stelle, inquinamento satellitare. Il futuro del cielo in uno spettacolo tecnologicamente avanzatissimo come: ‘Libra’. Il cielo quale ultima frontiera inviolata, come 'nuovo west' che l'uomo cerca di colonizzare “a suon di satelliti”: un tema apparentemente per pochi, ma che in realtà poggia le basi sull'allarme ambientale che astronomi di fama internazionale, ormai da tempo, stanno lanciando alla società civile e scientifica, al fine di intervenire prima che sia troppo tardi. Per la prima volta, il suggestivo Castello di Miramare a Trieste e, prossimamente, la Fortezza di Gradisca (Go) si trasformano in scenografie di ‘videomapping’ con ‘Libra’: un’idea nata dalla collaborazione dell'astrofisico Roberto Trotta con il regista Gigi Funcis. Un progetto spettacolare, che tra ologrammi e attori in carne e ossa, si muove tra teatro, arte e ambiente con i contributi video d’eccezione di Carlo Rovelli, Piergiorgio Odifreddi e l'archeo-astronomo, Ed Krupp. Ne abbiamo parlato con il regista e autore delle musiche, Gigi Funcis.

Gigi Funcis, meno stelle visibili in cielo, tanti satelliti e ‘Libra’ porta in scena questo paradosso: come? E soprattutto, perché questa necessità?

“Roberto Trotta, l'astrofisico con cui ho scritto il soggetto, mi ha illustrato i timori della comunità scientifica sull'inquinamento satellitare. Subito ho pensato che fosse un discorso elettrizzante e terrificante allo stesso tempo. Forse, la società ha bisogno di riflettere già ora su questo tema, o rischiamo di ritrovarci in futuro a pensare: ‘Toh! vent'anni fa quei quattro cialtroni ci avevano preso’. Ma ‘Libra’ non è una storia seriosa, né tantomeno epica: cerca di parlare di questi temi, riportando tutto a una semplice – almeno inizialmente – giornata lavorativa”.

Il teatro incontra la fantascienza e la scienza: ma di che cosa parla, in effetti, ‘Libra’? Da dove viene l'ispirazione dei personaggi?
“In un futuro in cui il cielo risulterà oscurato dai satelliti, l'impiegato aziendale Virgil scopre misteriosi fotogrammi nelle pubblicità, che sembrano collegati a una strana sindrome collettiva di cui soffre anche sua moglie. Per il soggetto, scritto con l'astrofisico Roberto Trotta e l'antropologa Giulia Corallo, abbiamo guardato molto alla realtà dei giorni nostri. Anche se, alla fine, i personaggi prendono sempre la loro strada. Una figura importante della storia è stata, inizialmente, plasmata su Elon Musk, ma a copione ultimato abbiamo capito che rimanevano giusto un paio di riferimenti. Per il protagonista, invece, ha avuto un grande peso il lavoro attoriale di Lorenzo Acquaviva, con cui collaboro assiduamente da un paio d'anni”.

Coinvolti in video appaiono anche nomi come Odifreddi e Rovelli: cosa significa far interagire dei video ‘pre-prodotti’ con l'immanenza del teatro che, per antonomasia, si muove e agisce nell'hic et nunc?
“Questa interessante domanda ha in sé un piccolo vizio di forma: cosa significa ‘pre-prodotti’? Spesso, nel teatro multimediale si tende a proiettare materiale audio-visivo stand-alone, con poca o nessuna interazione con ciò che vediamo in scena. In questo caso, arriviamo a gestire il dialogo dalla regia ‘cucendolo’ sull'interpretazione degli attori tramite ‘controller midi’ e particolari tecniche di editing. Inoltre, uno dei protagonisti è l'ologramma di un astronomo, che parla e interagisce con gli attori in scena. Insomma: direi che l'hic et nunc strappato dalla riproduzione tecnologica è stato paradossalmente restituito alla scena proprio grazie alla tecnologia”.

Come si lavora a teatro nell'ottica della divulgazione scientifica? C'è stato un processo di adattamento dei contenuti da divulgare?
“Direi che, per il momento, l'entusiasmo è al massimo: sono onorato che un istituto scientifico prestigioso come ‘Sissa’ creda in questo progetto. Poter attingere a consulenti scientifici è qualcosa di straordinario, per quanto mi riguarda e – dall'altra parte della barricata – credo che divulgare idee intrise di fisica e altre materie sia un qualcosa che gli istituti sono impazienti di fare. Il lavoro con Roberto Trotta è stato particolare: da un lato, lui ha dovuto cedere su determinate scelte narrative funzionali alla fluidità; dall'altro, ho dovuto accettare alcuni limiti alla drammaturgia, per rispettare il materiale di partenza. Diciamo che non saprei proprio come poter affrontare un lavoro così complicato senza buone vibrazioni all'interno della squadra, cosa che quando si lavora con Roberto e l'antropologa Giulia Corallo è difficile non avere. Idem per gli altri ambiti: Lorenzo, Alice, Fede, Lucrezia: un po' di fortuna nel trovare le persone giuste devo ammettere che c'è stata”.

Altri progetti in cantiere?
“Sicuramente: altri progetti con gli stessi collaboratori, ampliando la squadra e alzando l'asticella. Ci sarà un cortometraggio sempre d'ispirazione scientifica chiamato ‘Superposition’ e l'uscita della colonna sonora di ‘Libra’, chiamata Nordwalkers OST. Ma confesso che, dopo questi quasi dieci mesi di lavorazione, sento l'esigenza di prendere tutte le decisioni alla fine dell’intero ciclo di repliche previste. Non è un percorso lineare, ma fatto di vuoti e accelerazioni esponenziali, perciò vedremo ciò che succederà e se tutto questo svilupperà altri ‘folli’ progetti”.





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