Definire
Giuseppe Conte “l’avvocato dei tagliagole” sulla prima pagina di un quotidiano a tiratura nazionale come
‘Libero’, diretto dal collega
Alessandro Sallusti, peraltro stimato, ci sembra l’ennesimo atto di un modo di fare informazione sempre più tendente
all’attacco personale, piuttosto che alla
libera critica di
idee e
punti di vista non condivisi. Indubbiamente,
l’avvocato Conte è scivolato sulla classica
‘buccia di banana’ e ha espresso un concetto con parole che, in
politica estera - anche per tradizione diplomatica - fanno riferimento ad
altra situazione, oppure vengono associate, per consuetudine, a una
fase ben distinta, successiva a un periodo di
crisi. Ma da qui a far discendere una sua
adesione difensiva - che in genere prevede un preciso mandato scritto – al
movimento fondamentalista Talebano significa andare ben oltre i
fatti reali, al fine di
distorcerli. Siamo a conoscenza della possibilità di
‘stirare’ le
titolazioni degli
articoli o delle
‘aperture di pagina’, in quanto
precisa ‘tecnica’ finalizzata ad attrarre l’attenzione dei lettori. Ma anche tali metodologie hanno i loro
limiti e
‘paletti’: non si può affermare una cosa totalmente
‘campata per aria’ sulla prima pagina di un quotidiano nazionale. Specifichiamo, ovviamente, che la linea della presente testata non è certamente quella del
Movimento politico guidato dall’avvocato
Giuseppe Conte, né di alcun’altra forza politica precisa. Più semplicemente, noi facciamo riferimento a
un’area ‘culturale’ laico-riformista presa nel suo complesso, ma non siamo
organi di fiancheggiamento di nessuno. Pertanto, esprimiamo tale nostro parere sulla base di
considerazioni deontologiche relative alla
professionalità giornalistica e non certamente basandoci su
dogmatismi ideologici. La presenza in molti ambienti della
stampa e degli
organi di informazione di elementi che
strumentalizzano le notizie, al solo fine di attuare una sorta di
‘tiro al bersaglio’ dal carattere
persecutorio nei riguardi di singoli esponenti politici, comincia a mostrarsi come un
sintomo di scarsa qualità professionale, che rischia di
degenerare fino a trascinare
l’intera categoria professionale verso un
discredito pericoloso, probabilmente funzionale a ricondurre l’informazione stessa entro i
‘recinti ideologici’ del passato, di
destra o di
sinistra essi siano. Una cosa è la
critica politica, ben altro il
discredito personale, profittando di una
‘gaffe’. Precisiamo inoltre che la linea di
politica estera del
M5S l’abbiamo spesso giudicata
banale, antistorica, imbevuta di un
antiamericanismo datato, quasi mai corrispondente alle
condizioni attuali o
contingenti. In buona sostanza, non neghiamo il
ritardo culturale di un certo
‘populismo giacobino’ che sconta, probabilmente, una scarsa
esperienza di governo e una lunga fase di
marginalità. Tuttavia, trascendere nello
‘squadrismo’ è metodologia
altrettanto populista, che produce un
errore speculare e
opposto, dato che solamente
3 anni fa l’allora primo ministro in carica,
Giuseppe Conte, veniva esaltato con l'appellativo di
“avvocato del popolo”. Questo
sbandare da un eccesso all’altro è tipico della
demagogia. E la
demagogia è semplicemente una
presa in giro nei confronti
dell’opinione pubblica, che non merita
vuoti atteggiamenti intimidatori o
regolamenti di conti tipici di una
‘piazza del mercato’. Se parte del
giornalismo moderato e
conservatore non riesce a liberarsi dal proprio
estremismo o dai suoi
innumerevoli integrismi, è vivamente pregato di tornare a frequentare i vari
corsi di aggiornamento professionale già previsti, da alcuni anni a questa parte, proprio per riuscire a liberare la nostra categoria da quegli
steccati ideologici che, in passato, ne hanno condizionato
l’autonomia professionale e la stessa
libertà di espressione. Riteniamo, pertanto, corretta la presa di posizione di alcune
testate on line che stanno presentando, già in questi giorni, regolari
esposti presso
l’Ordine nazionale dei giornalisti, al fine di chiedere un intervento da parte della competente
Commissione disciplinare in grado di prendere
opportuni provvedimenti contro la
direzione responsabile del
quotidiano in questione, non nuovo, purtroppo, a simili
esagerazioni distorsive o a
interpretazioni ‘fantasiose’ delle varie
tecniche di manipolazione formale delle notizie.