Lorenza MorelloLa prima cosa che salta agli occhi nell’osservare ciò che sta drammaticamente accadendo a Kabul e di cui troppo poco si parla è che, come sempre in Italia, alla prima occasione salta fuori il più ‘straccionesco’ antiamericanismo. Gli Stati Uniti, dopo aver lasciato sul terreno afghano qualche migliaio di ragazzi e ragazze, dopo aver speso miliardi e miliardi di dollari, adesso, grazie a Biden, se ne sono andati, restituendo l'Afghanistan agli afghani e al loro esercito, dopo averlo armato e addestrato di tutto punto. Conosco molto bene quel Paese difficile e martoriato: decenni di guerra non hanno prodotto alcunché di quanto si auspicava il popolo, quello non integralista, tra l'altro la fetta più consistente di popolazione, pari al 65%. Li ho visti rassegnati, svuotati da ogni risentimento o aspirazione. Senza volermi esprimere sulle decine di ‘falsi perseguitati’ afghani che hanno riempito in questi anni tutto l'occidente, ‘frignando’ per le cattiverie dei Talebani mentre facevano conferenze stampa e interviste a pagamento - anziché stare tra la propria gente a difendere le proprie madri e le proprie mogli e i propri figli con un fucile in mano - preferivano inveire contro Usa e alleati, che intanto morivano al posto loro. Ebbene, lo dico in particolare ai tanti ‘saputelli’ che parlano di “Islam, religione di pace”, adesso sotto lo sguardo del mondo non ci sono i sanguinari marines americani o i selvaggi paracadutisti della Folgore che torturano un popolo. No, adesso davanti alle coscienze del mondo non c'è altro che l’Islam fondamentalista: nulla di più e nulla di meno, con i suoi riti, le sue credenze e il suo agire. E nonostante io resti intimamente convinta degli errori gravissimi compiuti dall'occidente in quello sfortunato Paese, compreso un ripiegamento troppo veloce e quasi senza condizioni, chi in queste ore stupra, decapita, tortura, amputa e uccide uomini, donne, ragazze/i e bambine/i musulmani, non sono dei ragazzotti di New York o della periferia di Pisa: non sono altro che islamici afghani intenti a riaffermare il loro credo su chi, sempre islamico, lo aveva ‘modificato’. Quindi, questo sangue ricadrà totalmente su chi lo verserà e su nessun altro. I Talebani sono rientrati a Kabul dopo 20 anni e migliaia di morti. Si torna, cioè, al punto di partenza: l'inizio quasi certo di un’altra pagina di orrori e di morti. Da oggi, tutto l'occidente è più debole. L'ennesima conferma che la democrazia non possa essere ‘esportata’, soprattutto in Paesi le cui tradizioni non sono secolarizzate e sono così diverse dalle nostre, poiché le popolazioni hanno ben altri principi e usanze. E quel che più spaventa tutto il mondo islamico integralista, in particolare, è la cultura tra le donne: una donna colta è il male, da perseguire e abbattere, dapprima con minacce e percosse. E, se non redenta, sfigurata con l'acido. Se scomoda al potere, frustata ed eliminata. Quelle donne che avevano pensato di alzare la testa, di emanciparsi e di studiare; quelle donne che veramente aspiravano al cambiamento della società afghana; quelle donne senza diritti e senza aspettative; quelle donne lapidate perché il marito si è mangiato la dote e, stufo di lei e non potendola ripudiare o rimandare a casa del padre perché dovrebbe restituire la dote, con abili strategie collaudate crea un pretesto con altri uomini, facendola passare per una donna facile e lasciva, il cui unico epilogo è, per l'appunto, la lapidazione; quelle donne madri di un popolo sottomesso e senza più aspirazioni, illuso, sedotto e abbandonato dall'occidente, dove l'unica forza la trovava solamente in qualche giovane con ideali nuovi e con la volontà di cambiare.





Lascia il tuo commento

Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - lunedi 23 agosto 2021 18.5
Gli USA hanno responsabilmente aggiornato la loro strategia che è quella di mantenere la superiorità tecnologica sulla Cina attraverso enormi investimenti. Quindi, anche nell'interesse di tutto il mondo libero, non deve deviare investimenti in altre direzioni. L'Afganistan non è più strategico mentre lo è Taiwan per la cui difesa si sono uniti Giappone, Corea del Sud, India ed Australia. Lo stesso interesse abbiamo noi a concentrare tutte le nostre risorse nelle riforme e nel piano di resilienza. Se qualcuno vuole fare altro, lo faccia con i soldi suoi!


 1