La prima cosa che salta agli occhi nell’osservare ciò che sta drammaticamente accadendo a
Kabul e di cui troppo poco si parla è che, come sempre in
Italia, alla prima occasione salta fuori il più
‘straccionesco’ antiamericanismo. Gli
Stati Uniti, dopo aver lasciato sul
terreno afghano qualche migliaio di
ragazzi e
ragazze, dopo aver speso
miliardi e
miliardi di
dollari, adesso, grazie a
Biden, se ne sono andati, restituendo
l'Afghanistan agli
afghani e al loro esercito, dopo averlo armato e addestrato di tutto punto. Conosco molto bene quel Paese difficile e martoriato: decenni di
guerra non hanno prodotto alcunché di quanto si auspicava il popolo, quello
non integralista, tra l'altro la fetta più consistente di popolazione, pari al
65%. Li ho visti rassegnati, svuotati da ogni risentimento o aspirazione. Senza volermi esprimere sulle decine di
‘falsi perseguitati’ afghani che hanno riempito in questi anni tutto l'occidente,
‘frignando’ per le
cattiverie dei Talebani mentre facevano
conferenze stampa e
interviste a pagamento - anziché stare tra la propria gente a difendere le proprie madri e le proprie mogli e i propri figli con un fucile in mano - preferivano inveire contro
Usa e
alleati, che intanto
morivano al posto loro. Ebbene, lo dico in particolare ai tanti
‘saputelli’ che parlano di
“Islam, religione di pace”, adesso sotto lo sguardo del mondo non ci sono i
sanguinari marines americani o i
selvaggi paracadutisti della
Folgore che torturano un popolo. No, adesso davanti alle coscienze del mondo non c'è altro che
l’Islam fondamentalista: nulla di più e nulla di meno, con i suoi riti, le sue credenze e il suo agire. E nonostante io resti intimamente convinta degli
errori gravissimi compiuti
dall'occidente in quello sfortunato Paese, compreso un
ripiegamento troppo veloce e
quasi senza condizioni, chi in queste ore
stupra, decapita, tortura, amputa e
uccide uomini, donne, ragazze/i e bambine/i musulmani, non sono dei ragazzotti di
New York o della periferia di
Pisa: non sono altro che
islamici afghani intenti a riaffermare il loro credo su chi, sempre islamico, lo aveva
‘modificato’. Quindi, questo sangue ricadrà totalmente su chi lo verserà e su nessun altro. I
Talebani sono rientrati a
Kabul dopo
20 anni e
migliaia di morti. Si torna, cioè, al
punto di partenza: l'inizio quasi certo di un’altra pagina di
orrori e di
morti. Da oggi, tutto l'occidente è più debole. L'ennesima conferma che la
democrazia non possa essere
‘esportata’, soprattutto in Paesi le cui tradizioni non sono
secolarizzate e sono così diverse dalle nostre, poiché le popolazioni hanno ben altri principi e usanze. E quel che più spaventa tutto il
mondo islamico integralista, in particolare, è la
cultura tra le donne: una
donna colta è il
male, da perseguire e abbattere, dapprima con minacce e percosse. E, se non
redenta, sfigurata con l'acido. Se scomoda al potere,
frustata ed
eliminata. Quelle donne che avevano pensato di
alzare la testa, di emanciparsi e di
studiare; quelle donne che veramente aspiravano al
cambiamento della
società afghana; quelle donne
senza diritti e
senza aspettative; quelle donne
lapidate perché il marito si è mangiato la
dote e, stufo di lei e non potendola ripudiare o rimandare a casa del padre perché dovrebbe restituire la
dote, con abili strategie collaudate crea un pretesto con altri uomini, facendola passare per una
donna facile e
lasciva, il cui unico epilogo è, per l'appunto, la
lapidazione; quelle
donne madri di un
popolo sottomesso e senza più aspirazioni, illuso, sedotto e abbandonato
dall'occidente, dove l'unica forza la trovava solamente in qualche
giovane con
ideali nuovi e con la
volontà di cambiare.