Siamo anche noi dispiaciuti per la scomparsa di
Gino Strada, avvenuta in questi giorni a
Rouen, in
Normandia, nella
Francia settentrionale. Pur ritenendoci alquanto
distanti dalle posizioni
utopiche di questo
eccellente chirurgo milanese, veniamo a riconoscerne il grande
valore umano e il
coraggio professionale che lo ha portato a un
impegno costante nei confronti di chi soffre. Ma ci ha addolorati ancor di più che, come al solito, si sia fatta viva, in particolar modo sui
social network, la solita
‘minoranza rumorosa’ di
detrattori, che per motivi
puramente ideologici non intende mai riconoscere quanto di buono possa aver fatto una persona durante la propria esistenza. D’altronde, se ci ritroviamo quotidianamente circondati da
opinioni polarizzate, un motivo ci sarà: si fa ormai una gran fatica a selezionare e riconoscere anche le
ragioni, oltre ai vari
torti, di interlocutori e avversari. E questo rimane un segnale di
immaturità di una parte del popolo italiano. Il gesto di
Giorgio Almirante, che nell’estate del
1984 si recò a visitare la camera ardente di
Enrico Berlinguer al fine di rendergli un
ultimo saluto, fu solamente l’atto di
un singolo politico illuminato, che non ha avuto, purtroppo, alcun
valore democraticamente rappresentativo. E sottolineiamo il sostantivo
‘valore’, proprio perché riteniamo che la società italiana di
valori non ne abbia più. Siccome
Gino Strada era un
‘sessantottino’, ci si rifiuta ostinatamente di riconoscere, per lo meno, quel che di
buono ha fatto nella propria vita. Un
medico che ha avuto il coraggio di operare i suoi pazienti su
fronti di guerra difficilissimi, addirittura durante dei
bombardamenti. Ogni uomo ha le sue
idee. Non riconoscerle significa solamente teorizzare la
‘piattezza’ logica, l’obbedienza gerarchica, una
mentalità da caserma. Avere delle
idee, ragionare con la propria
testa, con
convinzione e
disinteresse, senza
opportunismi, non significa essere totalmente
proni a
un’ideologia. Ed ecco le vere motivazioni di fondo che ancora oggi giustificano l’esistenza di questo
spazio: credere in
una
religione vivendola come semplice
morale ‘preconfezionata’, alla quale
aderire da destra o
da sinistra, significa non aver mai compreso nulla di
etica. Ecco perché in molti
la cercano: perché
non ce l’hanno, né
l’hanno mai avuta. Infatti,
l’etica è un concetto
extra-morale: non c’entra nulla con la
morale. La
vita morale è un’esistenza che si adegua a dei valori che non sempre
s’incarnano realmente, al fine di inverarsi nel cuore dell’uomo. Ed ecco, pertanto, che giunge un
ateo come
Gino Strada a darci
lezioni di etica, di
valori superiori, al di sopra della
piattezza positivista che si affida totalmente allo
sviluppo tecnologico, dimenticando, troppo spesso, la nostra
umanità. Un
ateo che ha dimostrato di avere
assai più fede di tanti, tantissimi
cattolici. E’ facile seguire ritualisticamente dei
valori che ci
‘pre-esistono’. Per questo motivo, molti dedicano tutto il proprio impegno nel
giudicare, stoltamente, il
prossimo, vomitando parole che si traducono, sempre più spesso, in
menzogne. La nostra
laicità, soprattutto in casi come quello di
Gino Strada, oltrepassa questo
‘schema’ del
giudizio moralista. Noi non siamo interessati a
distinguere la vita morale da quella
immorale. E poniamo la questione del
giudizio non su un piano
morale, bensì
etico. Noi non crediamo di essere così
arroganti da poter
giudicare il prossimo, o
l’Altro sociologico. Al contrario, ci
rifiutiamo di
distinguere i giusti dai cosiddetti
‘dannati’, poiché
questo non è
compito umano. Non è questo il nostro
compito qui su questa
Terra. Ogni
vita capace di amore merita di essere
salvata: questa è la nostra
etica. Noi siamo per un
giudizio ‘extra-morale’, che si ponga su un piano di
umanità, di
fratellanza, di
comprensione reciproca, di
solidarietà tra i popoli e le
genti. Qualsiasi
credenza o
convincimento esse abbiano. Qualsiasi
fede o
utopia professino. La questione non è quella di dover
adeguare la nostra vita a
valori preconfezionati: il vero problema è la nostra
capacità di amare, di svolgere il nostro
lavoro in
favore degli altri. Per un
chirurgo non c’è mai qualcuno che
non dev’essere salvato poiché
‘dannato’, o
'bollato' con un
marchio di abominio. Così come per un
giornalista non dovrebbero mai esserci
lettori che
non siano degni di essere
informati. Questa è la nostra
laicità: la capacità della nostra vita di essere
‘aperta’. Ed essere
persone ‘aperte’ significa non avere
pregiudizi, né
preconcetti, nei confronti di nessuno. Esattamente questo era il senso etico delle parole di
Gino Strada, quando spiegò, forse inutilmente, ai cuori induriti degli uomini, di
"non essere un pacifista", bensì di essere, più semplicemente,
“contrario alle guerre”. Chi afferma una cosa del genere merita sempre di essere salutato come un
uomo di valore, che ha dimostrato molta più
fede rispetto ai tanti che dicono di
averla. Anche quando
non la pensa come noi. Un
albero si giudica dai suoi
frutti. Pretendere di
giudicare gli altri, in base a
motivazioni ideologiche o a
moralismi pre-esistenti, significa solamente essere
alberi che non danno più frutto. E che dunque meritano di essere giudicati
sterili. Addio,
Gino carissimo. E
grazie infinite per la
lezione, etica e
professionale, che hai voluto lasciarci. In questa
vita e su questa
Terra.