Vittorio LussanaSiamo anche noi dispiaciuti per la scomparsa di Gino Strada, avvenuta in questi giorni a Rouen, in Normandia, nella Francia settentrionale. Pur ritenendoci alquanto distanti dalle posizioni utopiche di questo eccellente chirurgo milanese, veniamo a riconoscerne il grande valore umano e il coraggio professionale che lo ha portato a un impegno costante nei confronti di chi soffre. Ma ci ha addolorati ancor di più che, come al solito, si sia fatta viva, in particolar modo sui social network, la solita ‘minoranza rumorosa’ di detrattori, che per motivi puramente ideologici non intende mai riconoscere quanto di buono possa aver fatto una persona durante la propria esistenza. D’altronde, se ci ritroviamo quotidianamente circondati da opinioni polarizzate, un motivo ci sarà: si fa ormai una gran fatica a selezionare e riconoscere anche le ragioni, oltre ai vari torti, di interlocutori e avversari. E questo rimane un segnale di immaturità di una parte del popolo italiano. Il gesto di Giorgio Almirante, che nell’estate del 1984 si recò a visitare la camera ardente di Enrico Berlinguer al fine di rendergli un ultimo saluto, fu solamente l’atto di un singolo politico illuminato, che non ha avuto, purtroppo, alcun valore democraticamente rappresentativo. E sottolineiamo il sostantivo ‘valore’, proprio perché riteniamo che la società italiana di valori non ne abbia più. Siccome Gino Strada era un ‘sessantottino’, ci si rifiuta ostinatamente di riconoscere, per lo meno, quel che di buono ha fatto nella propria vita. Un medico che ha avuto il coraggio di operare i suoi pazienti su fronti di guerra difficilissimi, addirittura durante dei bombardamenti. Ogni uomo ha le sue idee. Non riconoscerle significa solamente teorizzare la ‘piattezza’ logica, l’obbedienza gerarchica, una mentalità da caserma. Avere delle idee, ragionare con la propria testa, con convinzione e disinteresse, senza opportunismi, non significa essere totalmente proni a un’ideologia. Ed ecco le vere motivazioni di fondo che ancora oggi giustificano l’esistenza di questo spazio: credere in una religione vivendola come semplice morale ‘preconfezionata’, alla quale aderire da destra o da sinistra, significa non aver mai compreso nulla di etica. Ecco perché in molti la cercano: perché non ce l’hanno, l’hanno mai avuta. Infatti, l’etica è un concetto extra-morale: non c’entra nulla con la morale. La vita morale è un’esistenza che si adegua a dei valori che non sempre s’incarnano realmente, al fine di inverarsi nel cuore dell’uomo. Ed ecco, pertanto, che giunge un ateo come Gino Strada a darci lezioni di etica, di valori superiori, al di sopra della piattezza positivista che si affida totalmente allo sviluppo tecnologico, dimenticando, troppo spesso, la nostra umanità. Un ateo che ha dimostrato di avere assai più fede di tanti, tantissimi cattolici. E’ facile seguire ritualisticamente dei valori che ci ‘pre-esistono’. Per questo motivo, molti dedicano tutto il proprio impegno nel giudicare, stoltamente, il prossimo, vomitando parole che si traducono, sempre più spesso, in menzogne. La nostra laicità, soprattutto in casi come quello di Gino Strada, oltrepassa questo ‘schema’ del giudizio moralista. Noi non siamo interessati a distinguere la vita morale da quella immorale. E poniamo la questione del giudizio non su un piano morale, bensì etico. Noi non crediamo di essere così arroganti da poter giudicare il prossimo, o l’Altro sociologico. Al contrario, ci rifiutiamo di distinguere i giusti dai cosiddetti ‘dannati’, poiché questo non è compito umano. Non è questo il nostro compito qui su questa Terra. Ogni vita capace di amore merita di essere salvata: questa è la nostra etica. Noi siamo per un giudizio ‘extra-morale’, che si ponga su un piano di umanità, di fratellanza, di comprensione reciproca, di solidarietà tra i popoli e le genti. Qualsiasi credenza o convincimento esse abbiano. Qualsiasi fede o utopia professino. La questione non è quella di dover adeguare la nostra vita a valori preconfezionati: il vero problema è la nostra capacità di amare, di svolgere il nostro lavoro in favore degli altri. Per un chirurgo non c’è mai qualcuno che non dev’essere salvato poiché ‘dannato’, o 'bollato' con un marchio di abominio. Così come per un giornalista non dovrebbero mai esserci lettori che non siano degni di essere informati. Questa è la nostra laicità: la capacità della nostra vita di essere ‘aperta’. Ed essere persone ‘aperte’ significa non avere pregiudizi,preconcetti, nei confronti di nessuno. Esattamente questo era il senso etico delle parole di Gino Strada, quando spiegò, forse inutilmente, ai cuori induriti degli uomini, di "non essere un pacifista", bensì di essere, più semplicemente, “contrario alle guerre”. Chi afferma una cosa del genere merita sempre di essere salutato come un uomo di valore, che ha dimostrato molta più fede rispetto ai tanti che dicono di averla. Anche quando non la pensa come noi. Un albero si giudica dai suoi frutti. Pretendere di giudicare gli altri, in base a motivazioni ideologiche o a moralismi pre-esistenti, significa solamente essere alberi che non danno più frutto. E che dunque meritano di essere giudicati sterili. Addio, Gino carissimo. E grazie infinite per la lezione, etica e professionale, che hai voluto lasciarci. In questa vita e su questa Terra.





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Giovanni Giavazzi - Vigevano - Mail - lunedi 16 agosto 2021 10.31
Grazie, Lussana. E complimenti.
Il miglior omaggio possibile alla grande figura umana, quale fu Gino Strada.


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