Maria Elena GottarelliIn questi giorni, entrerà in vigore il decreto legge approvato dal Governo, che renderà obbligatorio il 'Green Pass' per accedere a bar e ristoranti al chiuso, piscine, palestre, cinema e centri termali. Già necessaria per viaggiare in aereo, la certificazione verde verrà estesa, da qui a settembre, anche a mezzi di trasporto e scuole. Si ottiene se ci si è sottoposti a vaccino, se si è guariti dal Covid-19 o se si è effettuato un tampone (in quest’ultimo caso, però, la validità è di soli due giorni). Le nuove disposizioni governative sul 'Green Pass' hanno scatenato una serie di polemiche da parte di un’ampia fetta della società civile, che si è riversata nelle piazze di tutta Italia per protestare contro quello che viene impropriamente definito: “Obbligo vaccinale”. Durante i cosiddetti ‘No Paura Day’, migliaia di persone hanno preso la parola e sollevato striscioni contro normative definite “liberticide” e uno Stato “antidemocratico”. Tra i manifestanti figuravano molti ‘No-Vax’ - cittadini e cittadine contro i vaccini tout court - ma anche diverse persone che rivendicavano il diritto di scegliere se vaccinarsi o meno. Un diritto che - secondo loro - non può essere scavalcato dal “ricatto” di una certificazione verde. Lasciando da parte le argomentazioni deliranti dei ‘No-Vax’ sullo strapotere delle case farmaceutiche - pseudoargomenti che nulla aggiungono e molto tolgono al dibattito pubblico - i dubbi e le perplessità di tanti uomini e donne scesi in piazza sono e restano comprensibili, alla luce di una situazione del tutto inedita a livello globale. A ciò si aggiunga il fatto che spesso, negli ultimi venti mesi, i media nazionali e la classe politica non sono stati capaci di tessere narrazioni coerenti ed emotivamente distaccate sulla pandemia. A fronte di tanta confusione è comprensibile che alcuni provino un senso di spaesamento e sfiducia che li spinge a temere i vaccini e, di conseguenza, a protestare contro il ‘Green Pass’. Quest’ultimo viene vissuto come una limitazione di una libertà fondamentale garantita dalla Costituzione, che è la libertà di cura. Durante i ‘No-Paura Day’, dal nord al sud d’Italia sono stati tanti ad appellarsi all’articolo 32 della nostra Costituzione in cui è scritto che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”. Si tratta, tuttavia, di un’interpretazione impropria, derivante dall’estrapolazione di un singolo rigo che, in realtà, si trova calato all’interno di un paragrafo più ampio e complesso. L’articolo integrale, infatti, recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Pertanto, da una lettura più attenta dell’articolo 32 C. si evincono almeno due aspetti: il primo è che la salute non è solo un diritto fondamentale dell’individuo, ma anche interesse della collettività, quindi di tutti i cittadini; inoltre, possono esserci trattamenti sanitari obbligatori approvati con disposizione di legge, a condizione che la norma non violi il rispetto della persona. In effetti, ciò si verifica già nel caso dei dieci vaccini obbligatori per i bambini da zero a 16 anni. Dunque, il ‘Green Pass’ non è, come molti dicono e continuano a ripetere in questi giorni, “anticostituzionale”. La nostra Costituzione è infatti molto puntuale nel ribadire che i diritti fondamentali e inviolabili dell’individuo non possono mai essere dissociati dal principio di solidarietà, che è la linfa di qualsiasi società civile e democratica. Dovremmo allora chiederci: chi mette davvero in pericolo la nostra libertà? Il virus, l’assenza di pensiero critico o l’obbligo vaccinale?





Lascia il tuo commento

Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - lunedi 9 agosto 2021 22.11
RISPOSTA AL SIG. MASSIMILIANO: gentilissimo lettore, La ringrazio per il suo commento all'articolo della nostra Maria Elena Gottarelli. Vengo, tuttavia, in qualità di direttore responsabile, a specificarLe alcune questioni, al solo fine di ispirarle qualche riflessione in più. Innanzitutto, sulla questione dei vaccini non testati, la sperimentazione prevista sino al 2023 non è la stessa sperimentazione prevista dalle agenzie internazionali del farmaco e dalla stessa Aifa. Abbiamo ribadito tale notizia per l'intera campagna vaccinale, ma non si riesce a comprendere perché tale messaggio non riesca a 'passare'. La sperimentazione post produzione è un monitoraggio sugli effetti indesiderati che doveva essere effettuata per confermare, su più ampia scala, i risultati della sperimentazione vera e propria. Pertanto, già oggi, con una popolazione planetaria composta da più di 4 miliardi di persone vaccinate, si può dire che anche tale monitoraggio sia da considerarsi superato, dato che ha sostanzialmente confermato i dati di partenza, che davano una determinata percentuale, minima, di eventi avversi. Anzi, i dati di quella che Lei e molti 'No vax' chiamate "sperimentazione" - ma intorno a questo punto c'è stato un errore di comunicazione delle case farmaceutiche, sia chiaro: la confusione è dunque giustificata - sono addirittura migliori di quelli di partenza. Poi, ci sarebbe la questione relativa alla variante 'delta', la quale, tuttavia, pur contagiando anche i vaccinati, non dà gli stessi numeri di decessi e di ricoveri dei non vaccinati. Pertanto, sarebbe importante che si capisse il dato della convivenza futura con il virus, il quale, grazie alle vaccinazioni, può essere relegato a uno status di normale influenza. E per far questo, sarebbe comunque importante vaccinarsi lo stesso, al fine di rallentare la circolazione del virus e fare in modo che anche le sue future varianti siano meno pericolose e con effetti relativi, soprattutto per le persone più fragili. Detto questo, la cura dei cosiddetti 'anticorpi monoclonali', anche se si sta avvicinando alle autorizzazioni finali, scontava un proprio ritardo di sperimentazione. L'agenzia europea del farmaco ha recentemente approvato nuovi protocolli di cura, ma per il lancio sui mercati c'è ancora da attendere quache tempo. Dunque, per evitare la possibilità di un 'varco' ancora aperto, che possa consentire una presa in contropiede da parte del virus nel prossimo autunno, sarebbe comunque confermata l'eventualità di vaccinarsi, anche solamente per una stagione, in attesa dell'arrivo delle cure per chi proprio diffida delle vaccinazioni. Poi, ci sarebbe da distinguere anche tra i vari vaccini: sul fronte degli effetti avversi, infatti, esisterebbero delle differenze ulteriori da sottolineare. Cosa che l'informazione 'generalista' (Le consigliamo questo termine, non 'mainstream', per motivi che adesso verrò a spiegarLe...) non ha saputo fare, per scarsa competenza e per via del fatto che erano più di cento anni che il mondo non si trovava investito da una pandemia planetaria. Per quel che riguarda l'informazione 'mainstream', anche qui Le chiedo cordialmente attenzione: 'mainstream' significa "opinione dominante". All'interno del mondo dell'informazione, tuttavia, non vige affatto un'opinione o una cultura dominante, né una sorta di "pensiero unico". Pensi che sarebbe persino auspicabile se esistesse un "pensiero unico", perché compatterebbe maggiormente la categoria, che invece si è molto divisa, in questi anni, sulle questioni deontologiche e professionali. Quindi, anche in questo Le chiediamo cordialmente di evitare la superficialità: l'informazione 'mainstream' non è affatto 'mainstream'. I giornalisti non sono tutti uguali e non fanno tutti le stesse cose. Sarebbe come dire che tutte le culture politiche non deterministe, dai liberali alle varie sinistre, condividerebbero sostanzialmente la stessa analisi o tesi di partenza: le cose non stanno affatto così. A sinistra, per esempio, un mondo assai variegato dove ognuno è convinto di avere in tasca la 'pietra filosofale', anche se si condivide una sensibilità ambientale, per esempio, ciò non significa che il Pd sia uguale ai 5 stelle o ai Verdi del sole che ride. Nel Pd, per esempio, la maggioranza di militanti e simpatizzanti è carnivora, mentre nell'arcipelago ambientalista sono quasi tutti vegetariani, con una minoranza vegana. In più, ci sono gruppi animalisti molto attivi, fin quasi all'estremismo. Questo vizio di mettere tutti insieme, di fare di tutta l'erba un fascio, ha complicato molto le cose. Anche all'interno dei cosiddetti "dubbiosi" sarebbe buona cosa che cominciaste a distinguere i "dubbiosi sinceri", da quelli che hanno cercato, per due interi anni, di strumentalizzare la pandemia per fini altri, minacciando, per pura cattiva coscienza vendicativa, una "Norimberga 2" per virologi, scienziati, giornalisti e divulgatori scientifici. Ci sono frangie estreme di irriducibili e 'pazzi in libera uscita' proprio tra le vostre fila, non nel cosiddetto 'mainstream'. Che come lo ho appena dimostrato, non è affatto 'mainstream'. Nel caso si riuscisse a comprendersi, finalmente, su alcuni dati ed elementi di fatto, allora si potrà cominciare a dialogare con più calma. Ma se si prosegue col metodo della polarizzazione radicale delle opinioni, mettendo tutti assieme, dubbiosi, folli e meno folli, allora non andremo da nessuna parte. Cordiali saluti. Il direttore responsabile
massimiliano - firenze - Mail - lunedi 9 agosto 2021 12.48
Complimenti a Maria Elena per un articolo molto ben fatto. Personalmente ritengo suscettibile di maggior approfondimento il fatto che, per unanime affermazione della comunità scientifica, si tratti di vaccini non sufficientemente testati ed il fatto che la cura con le monoclonali sia stata sottaciuta dal mainstream.


 1