Lo scorso
21 aprile 2021, la città di
Roma ha festeggiato il suo
2774esimo ‘Natale’. La celebrazione è stata festeggiata nei cuori di chi ama questa città non potendo, per via del
Covid 19, partecipare a manifestazioni in presenza. La
‘città eterna’ è inoltre una
giovane capitale d’Italia, con i suoi
150 anni dalla proclamazione. Per chi crede che i numeri possano produrre qualcosa di magico in quest’anno così difficile, la
‘città dei 7 colli’ ha dunque festeggiato anche il
75esimo anno di capitale della
Repubblica italiana, affrontando un cambiamento epocale per via della pandemia. Si dice, da più parti, che dopo certi periodi di gravi difficoltà avvengano grandi cambiamenti. Ebbene, noi auspichiamo che si stia formando un cittadino romano più consapevole e rispettoso riguardo alle possibilità e alle immense risorse della città più bella del mondo. Proprio quest’ultimo
21 aprile ha segnato per
Roma uno spartiacque unico nella Storia, con i suoi
150 anni divisi esattamente in due distinte metà:
75 anni come capitale del
Regno d’Italia e
75 come
capitale della Repubblica italiana. Il
2021 è un anno ricco di idee e sentimenti. Ecco il perché delle molte aspettative sollevate dalle ormai prossime elezioni per eleggere il nuovo
sindaco di Roma. Quali saranno le novità di un’amministrazione capitolina provata, come il resto del Paese, che per superare l’infezione ha stabilito un severo distanziamento sociale, adeguandosi a trasformarsi in una
città digitale? Il passo di accelerazione alla digitalizzazione capitolina è avvenuta, innanzitutto, negli uffici demografici, con la consegna della
carta d’identità elettronica (Cie) che consente la possibilità di accedere ai propri dati on line attraverso il comune e le altre anagrafi del territorio nazionale. La teoria di
Javier Echeverrìa della
‘Telepolis’ o della
“nuova città telematica” ha dunque preso piede come una nuova
‘città-mondo’ che poco sembra avere di
luogo urbano ‘fisico’, poiché la sua struttura è formata dalle reti di telecomunicazioni connesse tra loro. Queste nuove opportunità hanno disorientato chi ancora sente la necessità di affacciarsi fisicamente a uno sportello, eliminando, di fatto, numeri di telefono e centralini in favore di un
collegamento via e-mail. Una
Roma tecnologica e
dell'informazione, che sta provocando mutamenti anche nella sua
organizzazione sociale e
urbanistica. Proprio a causa della pandemia, buona parte delle comunicazioni si è sviluppata
a distanza e non è più importante la
relazione interpersonale tra
singoli individui, svolgendo tutto attraverso i
computer. Si sta creando davvero un nuovo
uomo digitale e una realtà fatta di individui influenzata non tanto da una loro
esperienza diretta, quanto da un prodotto divulgato dai media, in particolar modo dalla televisione. Ma
Roma è anche un
‘salotto a cielo aperto’, definito con occhi disincantati da grandi artisti come
Alberto Sordi, Gigi Proietti ed
Ettore Petrolini. Un’identità che negli ultimi anni sembra aver lasciato il posto allo scempio di
gabbiani, corvi, cinghiali e
topi che strappano le buste della spazzatura; ad
alberi carichi di rami pericolanti;
buche divenute voragini;
cespugli ai lati delle strade;
disagi, disarmonie e gravi
trascuratezze. Si accomuna troppo spesso il nome di
‘Mafia’ anziché quello di
Roma Capitale. La violenza, il menefreghismo e il degrado hanno raggiunto livelli preoccupanti. Per tali motivi, è bene ricordare personaggi come
Theodor Mommsen, che sin dal
1871 aveva avvertito il
ministro delle Finanze di allora,
Quintino Sella, con il seguente monito:
“A Roma non si vive senza propositi cosmopoliti”. Soltanto una decina di anni prima, il ministro dell’Istruzione e filosofo,
Francesco De Sanctis, aveva immaginato
Roma come il luogo in cui
“edificare la terza civiltà, per farla una terza volta regina del mondo civile”, definendola
“ben degna di essere la capitale del mondo civile”. Come scrive
Donato Tamblé, presidente del
'Gruppo dei Romanisti', "la vocazione culturale di Roma è universale. In tal senso, essa deve tornare a dettare la sua missione politica e sociale, che può avvalersi anche dei progressi della tecnologia e dell’informatica", dedicando, tuttavia, maggiore attenzione al riconoscimento della persona, dei suoi diritti e dei suoi doveri, da far rispettare attraverso una maggior partecipazione civile per sconfiggere l’indifferenza e il qualunquismo. La pandemia", prosegue
Tamblé, "ha reso Roma, per lunghi mesi, una città di lavoro a distanza, di lezioni da remoto, di eventi telematici, dando un forte impulso all’uso delle tecnologie digitali perdendo, però, il contatto col territorio e la socialità. Ma le capacità tecnologiche acquisite e/o incrementate in questo periodo possono essere utili anche in futuro, permettendo una modernizzazione di tutte le attività, oltre che della vita quotidiana". Attraverso una
modernizzazione di tutte le
attività capitoline, oltre che una
partecipazione da intensificarsi tramite le varie
associazioni culturali e di
volontariato, si possono infatti creare
strutture alternative ai
servizi comunali, tali da portare a un alleggerimento dei carichi e delle spese sociali, favorendo nuovi punti di contatto con la
memoria e la
tradizione, prevedendo altresì il futuro della città attraverso
politiche sociali e
urbanistiche più sostenibili. La sfida è, dunque, quella di trovare
nuove modalità per coinvolgere il maggior numero di persone: prima di tutto, gli stessi residenti della
‘città dei 7 colli’. In particolare, coloro che fanno
vita di quartiere, spesso in luoghi periferici e strutture anonime,
‘non luoghi’ contornati unicamente da
grandi centri commerciali e
poche piazze con giardini, in situazioni ormai prive di
botteghe artigianali, dove si è perso il contatto con
luoghi storici anche per via degli impegni di lavoro sempre più pressanti e dei tempi esasperanti, persi nel traffico e nei parcheggi, se non nell’abbandono dovuto alla sempre più dilagante disoccupazione. La lontananza dal
‘bello’ conduce verso il
degrado psichico e
fisico. E’ dunque necessario formare un
nuovo tessuto sociale più attivo e partecipativo, dove le persone possano trovare maggiori centri di interesse e di socialità per le famiglie e gli anziani. Una
Roma più inclusiva, tale da ricreare una
‘buona società’ nei confronti dei suoi abitanti. Come romani dobbiamo affacciarci al
periodo ‘postpandemico’ rinnovando il desiderio di far parte della vita cittadina, delle sue manifestazioni culturali, da vera
capitale dell’Impero più imponente della Storia, il cui centro storico è stato riconosciuto
dall’Unesco come
‘Patrimonio mondiale dell’umanità’. La necessità è perciò quella di riformulare uno sguardo più attento al nostro patrimonio millenario, stratificato in una Storia da riscrivere attraverso i suoi cittadini, affinché aggiungano pagine di nuove emozioni e attività urbanistiche. Il volontariato e le associazioni si sono già dimostrate indispensabili nel rafforzare le buone pratiche sociali e
un’identità collettiva, capace di contrastare la malavita, le sacche di indigenza, di disorganizzazione e di difficoltà. Una sinergia tra queste realtà, in collaborazione con il
Comune, ma al di fuori da ogni condizionamento politico, tese alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale della città, nel rispetto delle sue tradizioni e della sua funzione storica. Un esempio valido tra i tanti è proprio quello, per esempio, della già citata associazione
'Il Gruppo dei Romanisti', presente sin dal
1938, che di recente ha rievocato i punti salienti della sua esistenza con uno scritto pubblicato dall’editore
Carocci, nella sua collana
Biblioteca di testi e studi n. 1394/Studi storici. Il volume, intitolato
'Il Gruppo dei Romanisti: ieri, oggi, domani. Una tradizione che si rinnova', curato da
Tommaso di Carpegna Falconieri, Antonio Rodinò di Miglione e dal presidente dell’associazione,
Donato Tamblé, comprende i contributi di
diciotto ‘Romanisti’ illustrando l’attività del gruppo e dei suoi membri, italiani e stranieri, in diversi settori della
cultura nazionale e
romana: archeologia, architettura e urbanistica, archivi e biblioteche, arte e antiquariato, cinema e spettacolo, istituzioni ecclesiastiche, letteratura, giornalismo, storia, toponomastica. "Un impegno collettivo e individuale", afferma il presidente,
Donato Tamblé, "dei componenti di un sodalizio, che si perpetua nel segno della continuità e del rinnovamento, coniugando passato e presente, memoria e identità, critica costruttiva e progettualità". Ricordiamo, inoltre, il volontariato di una realtà recente attraverso la presenza di
‘Tota Pulchra’, un’associazione di promozione sociale già entrata in ottimi rapporti con altre importanti istituzioni sociali della capitale, quali la
comunità di Sant’Egidio e altre, nata
l’8 maggio del 2016 da un’idea di
monsignor Jean-Marie Gervais, presidente dell’associazione medesima e Prefetto coadiutore del
Capitolo Vaticano. ‘Tota Pulchra’, in pochi anni, è entrata in collaborazione con la
Croce Rossa, gli
Amici del ‘Salotto Tevere’, il
Comitato giubileo cappellania della comunità congolese
'Artemisia', il
‘Progetto Italia’, le
‘Eccellenze italiane’ e altri sostenitori. Essa si è impegnata, in questi anni, a creare una rete sociale per sostenere
l’arte e le
persone in difficoltà. E infatti, dopo la chiusura forzata di archivi, musei e biblioteche, si assiste a una ripresa.
Roma ritrova le sue
sale di studio all’aperto tra il verde dei prati e dei suoi pini mediterranei. Un’iniziativa vincente, sorta durante
l’Estate romana, che stupisce il pubblico e sta aiutando il buon circuito delle
Biblioteche di
Roma Capitale a rendere le sue strutture sempre più accessibili, con
sale di lettura e di
studio all’aperto. Si richiede l’accesso, ovviamente, tramite
prenotazioni on line e negli orari di apertura agli spazi esterni alle varie
biblioteche. Luoghi di studio pubblici, in cui troviamo sempre più spesso
studenti e
‘smart worker’ che hanno aderito ai vari progetti, come per esempio quello del
Municipio IV e della
biblioteca ‘Fabrizio Giovenale’, organizzato all’interno di un complesso di casali riqualificati del
Parco regionale urbano di
Aguzzano. Nel
Municipio XII, il
Villino Corsini ha riaperto il suo
archivio-biblioteca con una terrazza signorile affacciata su
Villa Doria Pamphili. E nel
Municipio I si può già oggi accedere al magnifico chiostro borrominiano di
‘Casa delle Letterature’, a due passi da
Piazza Navona. Luoghi e
‘sale di lettura’ che, alla sera, si trasformano in
teatri per
eventi culturali, presentazioni di libri, reading, eventi musicali, laboratori e
circoli di lettura. La
cittadinanza romana sta cercando, insomma, quasi autonomamente, di rispondere alla profonda crisi che sta attraversando la
capitale d’Italia, in un encomiabile
impegno collettivo teso a ridare a
Roma la sua
dignità. La speranza è quella di una
politica capitolina più attenta, in futuro, ad accompagnare questo
sforzo dei romani, che amano profondamente la loro città e che intendono valorizzarne la sua
identità più autentica: quello di
regina della cultura universale.