Vittorio LussanaLe manifestazioni ‘No Vax’ di questi giorni rappresentano un fenomeno che ha ormai raggiunto il massimo della ridicolaggine. La trasposizione chiara e nettissima di come una parte di italiani parli, spesso e volentieri, di cose che non conosce, sino al punto da teorizzare un concetto di ‘sincera ignoranza’: nulla di più pericoloso per un Paese e le sue istituzioni. Parlare di ghettizzazione e di campi di concentramento significa non rendersi conto, ancora oggi, di cosa furono i metodi utilizzati dalla segregazione razziale dei nazionalismi degli anni ’30 e ‘40 del secolo scorso. Una contraddizione profondissima, da autentici alienati, che si sentono presi alle spalle dalla propria cattiva coscienza più che dai provvedimenti, sacrosanti peraltro, dell'attuale esecutivo. Nulla è più pericoloso della sincera ignoranza: una gran brutta ‘bestia’, che colpisce le persone isolandole in una ‘bolla’ di totale inconsapevolezza. Forse è persino inutile richiamare, in questa sede, il danno antropologico/culturale che le varie ‘chiese’ hanno provocato nella coscienza di un popolo che, in parte, non esiste. Eppure, basterebbe osservare i nostri atleti alle Olimpiadi di Tokio in corso in questi giorni. Oppure, la capacità straordinaria dimostrata dalla nostra nazionale di calcio ai recenti campionati europei nel mantenersi compatta nelle difficoltà, per comprendere che un tratto identitario ben preciso degli italiani esisterebbe: la tenacia, la capacità di non perdersi d’animo, l’ostinazione nel voler dimostrare il proprio valore. Non siamo gli atleti più forti al mondo, ma siamo presenti in tutti le discipline, pronti a dimostrare di essere degli autentici ‘rompiscatole’, capaci di rompere le ‘uova nel paniere’ a chiunque. Sempre in mezzo ‘alle scatole’ ci trovano, gli altri popoli: non sarebbe per niente malvagia, questa nostra caratteristica. Eppure, tali recenti scoperte su noi stessi presentano anche un’altra faccia della medaglia: il non esserci, la non esistenza, il volersi ‘chiamar fuori’ a tutti i costi, immobilizzati dalla paura e dalla nostra incoscienza. Un modo come tanti per rifiutare sempre ogni responsabilità: è sempre colpa di qualcuno se si è ripresentata, dopo più di un secolo, una pandemia. Il medesimo ragionamento di Adolf Eichmann durante il suo processo nel 1961, chiuso dentro a quella gabbia di vetro che proprio gli israeliani gli avevano costruito intorno. Lui non c’era, aveva solamente eseguito degli ordini: una palese dichiarazione di non esistenza in vita, o di autentica incapacità d’intendere e di volere. Tutto ciò è il frutto di concezioni ‘chiuse’: brandelli di vecchie ideologie superate dal tempo e sconfitte dalla Storia, accompagnate da forme di religiosità ‘esoterica’, ai confini con la superstizione. E una serie infinita di stupidaggini: il grafene nei vaccini; il mercato illegale dei feti; l’accusa rivolta a gente come Bill Gates o George Soros di aver architettato un disegno pandemico planetario per finalità demoniache. E per fortuna che sia Bill Gates, sia lo stesso Soros si limitano a sorridere di tutto questo, perché il denaro per perseguire legalmente chiunque affermi certe cose ce l’avrebbero pure. Ma è proprio questo il vero limite di certi ‘super-ricchi’: essendo anch’essi al di fuori del mondo reale, quello composto dai problemi veri, da affrontare e risolvere ogni giorno, diventano indifferenti persino in merito a quanto si dice in giro sul loro conto. Perché anch’essi sono ben felici di rinchiudersi nella propria ‘bolla’ di banalità. Ed eccolo qui, l’ultimo brandello di lotta di classe, che ormai coinvolge unicamente quattro ‘ricchi scemi’ e un pezzo di società rimasta fissa e immobile, mentre tutto il resto del mondo stava già andando da tutt’altra parte. Perché è vero che ‘No Vax’, complottisti e negazionisti sono ormai degli esclusi. Ma lo erano già prima della pandemia, la quale si è semplicemente incaricata di presentare loro il ‘conto’. Quello di una realtà assai più complessa di quanto sembri. E che potrebbe, giunti a un certo punto d’incoerenza e di non consapevolezza, decidere di non far più alcuno sconto. A nessuno.





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