Le manifestazioni
‘No Vax’ di questi giorni rappresentano un fenomeno che ha ormai raggiunto il massimo della
ridicolaggine. La trasposizione chiara e nettissima di come una parte di italiani parli, spesso e volentieri, di cose che non conosce, sino al punto da teorizzare un concetto di
‘sincera ignoranza’: nulla di più pericoloso per un Paese e le sue istituzioni. Parlare di
ghettizzazione e di
campi di concentramento significa non rendersi conto, ancora oggi, di cosa furono i metodi utilizzati dalla
segregazione razziale dei
nazionalismi degli
anni ’30 e
‘40 del secolo scorso. Una contraddizione profondissima, da autentici
alienati, che si sentono
presi alle spalle dalla propria
cattiva coscienza più che dai provvedimenti, sacrosanti peraltro, dell'attuale
esecutivo. Nulla è più pericoloso della
sincera ignoranza: una
gran brutta ‘bestia’, che colpisce le persone isolandole in una
‘bolla’ di totale
inconsapevolezza. Forse è persino inutile richiamare, in questa sede, il
danno antropologico/culturale che le varie
‘chiese’ hanno provocato nella coscienza di un popolo che, in parte,
non esiste. Eppure, basterebbe osservare i nostri atleti alle
Olimpiadi di Tokio in corso in questi giorni. Oppure, la capacità straordinaria dimostrata dalla nostra
nazionale di calcio ai recenti
campionati europei nel mantenersi compatta nelle difficoltà, per comprendere che un
tratto identitario ben preciso degli italiani esisterebbe: la
tenacia, la capacità di
non perdersi d’animo, l’ostinazione nel voler dimostrare il proprio
valore. Non siamo gli atleti più forti al mondo, ma siamo
presenti in tutti le discipline, pronti a dimostrare di essere degli
autentici ‘rompiscatole’, capaci di rompere le
‘uova nel paniere’ a chiunque. Sempre
in mezzo ‘alle scatole’ ci trovano, gli altri popoli: non sarebbe per niente
malvagia, questa nostra caratteristica. Eppure, tali recenti scoperte su noi stessi presentano anche
un’altra faccia della medaglia: il non esserci, la non esistenza, il volersi
‘chiamar fuori’ a tutti i costi, immobilizzati dalla
paura e dalla nostra
incoscienza. Un modo come tanti per rifiutare sempre ogni
responsabilità: è sempre colpa di qualcuno se si è ripresentata, dopo più di un secolo, una
pandemia. Il medesimo ragionamento di
Adolf Eichmann durante il suo processo nel
1961, chiuso dentro a quella
gabbia di vetro che proprio gli israeliani gli avevano costruito intorno.
Lui non c’era, aveva solamente
eseguito degli ordini: una palese dichiarazione di
non esistenza in vita, o di autentica
incapacità d’intendere e di volere. Tutto ciò è il frutto di
concezioni ‘chiuse’: brandelli di
vecchie ideologie superate dal tempo e sconfitte dalla Storia, accompagnate da forme di
religiosità ‘esoterica’, ai confini con la
superstizione. E una serie infinita di
stupidaggini: il
grafene nei
vaccini; il mercato illegale dei
feti; l’accusa rivolta a gente come
Bill Gates o
George Soros di aver architettato un
disegno pandemico planetario per
finalità demoniache. E per fortuna che sia
Bill Gates, sia lo stesso
Soros si limitano a sorridere di tutto questo, perché il denaro per
perseguire legalmente chiunque affermi certe cose ce l’avrebbero pure. Ma è proprio questo il vero limite di certi
‘super-ricchi’: essendo anch’essi al di fuori del
mondo reale, quello composto dai problemi veri, da affrontare e risolvere ogni giorno, diventano
indifferenti persino in merito a quanto si dice in giro sul loro conto. Perché anch’essi sono ben felici di rinchiudersi nella propria
‘bolla’ di
banalità. Ed eccolo qui,
l’ultimo brandello di
lotta di classe, che ormai coinvolge unicamente
quattro ‘ricchi scemi’ e un
pezzo di società rimasta
fissa e
immobile, mentre tutto il resto del mondo stava già andando da
tutt’altra parte. Perché è vero che
‘No Vax’, complottisti e
negazionisti sono ormai degli
esclusi. Ma lo erano già
prima della pandemia, la quale si è semplicemente incaricata di presentare loro il
‘conto’. Quello di una
realtà assai più
complessa di quanto sembri. E che potrebbe, giunti a un certo punto d’incoerenza e di non consapevolezza, decidere di
non far più alcuno sconto. A
nessuno.