La
Banca centrale europea ha capito. Ci è arrivata, finalmente: per sostenere l’economia
dell’Eurozona ed evitare eccessive contrazioni della circolazione monetaria bisogna gestire in maniera più
elastica e meno rigida il
tasso di inflazione, che può anche salire sopra al
2% ed essere regolato in maniera
asimmetrica, a seconda delle condizioni interne dei
singoli Stati-membri. Si tratta di un ragionamento
‘monetarista’ che il
Partito socialista europeo invoca sin dal
2011, strenuamente difeso dalla presente testata. Ma si sa: riuscire a comprendere certe cose che si reiterano anno dopo anno e che, tuttavia, vengono regolarmente
‘oscurate’, per non dire negate, da tutti i difensori delle proprie singole
rendite di posizione, anche quelle più piccole e
‘scalcagnate’, è chiedere troppo. Sin dalla prima crisi del
2008, noi sappiamo che le politiche di
‘austerity’ erano basate su calcoli sbagliati e rigidità eccessive, finalizzate al calmieramento dei prezzi delle merci di prima necessità. Ma così facendo, si è finito col provocare il processo inverso: la
‘spirale deflattiva’. Soprattutto nei Paesi ad alto debito. Certo: le
sinistre scuotono l’albero e le
destre raccolgono i frutti. La conosciamo bene, questa storia. Ma a noi, ciò interessa meno. Noi volevamo solamente far comprendere che un
tasso d’inflazione troppo rigido colpisce i
ceti meno abbienti, anche se in maniera diversa rispetto
all’inflazione ‘galoppante’. Meno male, ci si è arrivati: questo è quello che conta. E possiamo anche fare a meno di
elogi e
smancerìe ipocrite, in cui certe persone vengono ascoltate solo quando
bufere e
tempeste sono ormai sopra le nostre teste. Siamo vieppiù interessati a segnalare, invece, che le politiche economiche del
Ppe degli
anni ’10 del
XXI secolo erano basate su premesse erronee: avevano ragione il
Pse e
l’Internazionale socialista. Proprio quelle ragioni che qualcuno non volle scrivere sui giornali, perché quel giorno
Berlusconi faceva il
'baciamano' a
Muhammad Gheddafi. Tutti elementi che hanno finito col generare un ulteriore scivolamento di consensi verso gli
estremismi di destra. Ma anche di questo c’importa assai poco, alla fine: la transizione verso
un’economia green ed
ecosostenibile - altra
‘intuizione’ portata avanti con coerenza proprio da
Laici.it - potrebbe generare un
'effetto-domino' di
coalizioni ‘rosso-verdi’. In
Germania, per esempio,
l’era ‘post Merkel’ è ormai alle porte. E siamo certi che il popolo tedesco, che in queste cose si dimostra assai più
intelligente e
sensibile del nostro, opterà per una sana
alternanza di governo, ponendo
ambientalisti e
socialdemocratici nelle condizioni di approvare quelle
riconversioni industriali necessarie alla
Germania per affrontare le conseguenze del
Global Warming. Il mondo intero va
a sinistra, dunque. Anche se si tratta di una
sinistra ‘martirizzata’ da tutte le
critiche generazionali e
post ideologiche di
‘menefreghisti’ e
opportunisti, comprese quelle più immeritate e ingiuste. Tutto questo accadrà.
Ma non in Italia, che come al solito è
un Paese a parte, in cui il
cattolicesimo controriformista ha sempre avuto un suo
‘peso’, alquanto
stucchevole, nell’impantanare il Paese. Fino al
disastro successivo, ovviamente, in cui arrivano sempre
ampie lodi e
grandi sorrisi a 32 denti. E
scarsi aiuti di sostegno.