Stefania CatalloMolti Paesi poveri che hanno ricevuto i vaccini contro il Covid 19 attraverso l'iniziativa Covax non hanno più dosi per portare avanti la loro campagna di immunizzazione. L’allarme è stato lanciato, in questi giorni, dall’Oms (Organizzazione mondiale per la sanità, ndr). Stando a quanto riferisce il consigliere della direzione generale dell'agenzia dell’Onu, Bruce Aylward, il programma Covax ha consegnato 90 milioni di dosi a 131 Paesi, ma queste non sono bastate per proteggere tutte le popolazioni, soprattutto in un momento in cui l'Africa si sta preparando alla sua terza ondata della pandemia. Ricordiamo, infatti, che oltre al dramma dei decessi e delle cattive condizioni sanitarie dei Paesi del sud del mondo, la possibilità per il virus di poter continuare a circolare può generare nuove varianti evolutive del Sars-Cov-2, con un grave perciolo di un 'effetto boomerang’ anche per i Paesi più indistrializzati. Anzi, la possibilità di lasciarsi alle spalle la fase pandemica, rendendo endemica la lotta al virus fino al suo debellamento, è legata alla nostra capacità di immunizzare le popolazioni dei Paesi poveri, poiché come dimostrato dalla cosiddetta ‘variante indiana’, nuove mutazioni potrebbe espandere la guerra al Covid 19 rendendola un incubo ‘latente’ di ogni nostra attività futura. "Almeno la metà degli 80 Paesi a basso reddito coinvolti nell'iniziativa Covax”, sottolinea il consigliere dell'Oms, "non ha vaccini sufficienti per svolgere il proprio programma di immunizzazione. Un numero”, spiega Aylward, “che potrebbe essere molto più alto”. A quanto pare, infatti, alcuni di questi Paesi hanno cercato di prendere accordi alternativi con le varie aziende farmaceutiche, per risolvere l'emergenza offrendo, in cambio dei vaccini, un prezzo molto più alto rispetto al valore di mercato, con conseguenze molto gravi per le loro economie interne. Ma non solo: il rischio della diffusione di tale ‘sovranismo sanitario’ finisca col trasformarsi in una catastrofe morale, poiché la corsa al vaccino può tramutarsi in una ‘gara’ in cui, chi offre di più, vince. E le stesse case farmaceutiche stanno già ingaggiando una competizione sotterranea per farsi approvare i farmaci dalle nazioni più ricche, al fine di soddisfare subito le richieste di chi è in grado di pagare in contanti. L’idea attualmente circolante, negli ambienti sanitari dell’Onu, ma anche in quelli delle varie agenzie europee del farmaco, è quella di garantire una copertura più ampia ‘girando’ o inoltrando le dosi in eccesso di ogni Paese ricco attraverso un meccanismo di rapporti bilaterali tra i vari Paesi, oppure organizzando una serie di corsie preferenziali che possano far arrivare i vaccini in anticipo, rispetto alle consegne previste dal programma Covax. Una possibilità diventata più concreta con l’arrivo di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti, dato che la precedente amministrazione Trump aveva boicottato tutte le iniziative dell’Oms.





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