Maria Elena GottarelliIl 27 maggio 2021 sono ricorsi i 10 anni dalla nascita del centro antiviolenza ‘Marie Anne Erize’ di Roma. Fondato nel 2011 da Stefania Catallo, che ne è la presidente, in collaborazione con Barbara Santi e altre attiviste per i diritti femminili, il centro ‘Marie Anne Erize’ ha vissuto una storia travagliata. “Siamo partite da una stanza al piano terra di una delle torri di Tor Bella Monaca”, dichiara Stefania Catallo, “per poi spostarci in un locale del comune di Roma. Poi, abbiamo avuto per un anno e mezzo un appartamento sequestrato alla Romanina e, per altri pochi mesi, una villa a Lunghezza, ma ora siamo approdate in un porto sicuro: all'Università Popolare di via IV Novembre 157, dove abbiamo trovato accoglienza grazie a Francesco Florenzano, direttore della struttura e fortemente impegnato nei diritti umani. Il traguardo dei 10 anni non era affatto scontato per noi”, commenta ancora la Catallo, “anche perché non abbiamo mai ricevuto finanziamenti né statali, né regionali, cosa che ci ha permesso di restare liberi da qualsiasi tipo di condizionamento esterno”. Il centro ‘Marie Anne Erize’ offre diversi servizi tramite sportelli di ascolto, sostegno e formazione. “L’aspetto formativo è fondamentale”, aggiunge la Catallo, “perché attiene alla prevenzione della violenza ed è rivolto a chiunque voglia saperne di più sul tema della violenza di genere, includendo perciò anche gli uomini”. Il centro antiviolenza ha accolto decine di donne che vi si sono rivolte per essere ascoltate: “Abbiamo cercato di creare un luogo sicuro, dove nessuna viene giudicata o respinta”, precisa la presidente. “E, soprattutto in tempo di Covid, è stato necessario esserci a tutti i costi”. In effetti, in tempi di pandemia, le chiamate al 1522 sono aumentate quasi del 75%. Un dato inquietante, che secondo Stefania Catallo va tuttavia interpretato: “Da una parte, le chiamate al numero verde sono aumentate per via dell’impossibilità di recarsi fisicamente nei centri; dall’altra, questo dato la dice lunga su tutto il sommerso dei periodi precedenti al Covid. Immaginiamo una donna che, a causa della pandemia, si è trovata costretta a vivere blindata in casa con un ‘sex offender’. L’impossibilità di uscire la condurrà, nella maggior parte dei casi, ad attaccarsi al telefono, anche solo per avere una voce amica”. È così che, sempre secondo la Catallo, sale il sommerso di una violenza che, prima della pandemia, era episodica, ma con il ‘lockdown’ si è intensificata. Per i festeggiamenti e il taglio del nastro per il ‘decennale’, ovviamente non ci sono stati raduni o incontri in presenza, bensì un webinar per salutare quante e quanti volevano dimostrare il loro sostegno alla struttura. L'evento si è infatti tenuto sulla piattaforma ‘Google Meet’ ed è stato aperto e gratuito. Per ulteriori informazioni e contatti in merito alle attività del centro antiviolenza ‘Marie Anne Erize’ è possibile inviare una e-mail alla casella: scuolaerize@libero.it





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