Stefania CatalloL'emergenza umanitaria in Palestina è una delle criticità da risolvere al più presto: gli attacchi bilaterali tra Israele e la Striscia di Gaza di questi giorni hanno lasciato lacerazioni profonde tra la popolazione civile, esasperando una situazione già di per sé drammatica

La Palestina brucia. Mai come adesso i bombardamenti, le devastazioni e gli incendi sembrano non avere fine, dal quel 10 maggio nel quale sono iniziate le ostilità tra Israele e la Striscia di Gaza, dopo gli scontri dell’ultimo venerdì di Ramadan presso la spianata delle Moschee. Le vittime di questo ennesimo conflitto sono soprattutto civili e anche la stampa internazionale ha visto vacillare il proprio diritto all'informazione, quando che il palazzo che ospitava la Associated Press e la sede di Al Jazeera è stato raso al suolo da ordigni israeliani. Nicola Lofoco ha visitato spesso questi territori, sia come giornalista, sia come attivista umanitario, mentre Mohammed Awwad Amer è medico presso l’ospedale di Gerico, in Cisgiordania.

Nicola Lofoco e Mohammed Awwad Amer, qual è la situazione umanitaria in questa crisi in atto tra Israele e la Striscia di Gaza?
Nicola Lofoco: “Si tratta di una situazione drammatica: a Gaza manca tutto ed è impossibile, per esempio, fare la dialisi, curare il cancro o acquistare i farmaci, anche quelli più diffusi, come per esempio la Tachipirina. L’embargo e l’isolamento politico, che durano ormai da anni, hanno creato una crisi umanitaria gravissima. Per fare un esempio, a Natale 2009 stavo recandomi a Gaza per portare solidarietà alla popolazione insieme ad altri attivisti internazionali e al parlamentare inglese, George Galloway, ma fummo bloccati alla frontiera egiziana. Ci venne impedito di attraversare il valico di Rafah per giungere nella Striscia, a causa dell’embargo posto sia da Il Cairo, sia da Israele. Portavamo con noi aiuti umanitari, tra cui pacchi enormi di garze da medicazione: in pratica, forniture sanitarie di base. C’è poi da considerare che l’età media degli abitanti di Gaza è di 25 anni, perché purtroppo le condizioni di vita e i continui attacchi hanno provocato tantissime morti”.
Mohammed Awwad Amer: “Confermo quanto dice il vostro collega: lavorando all'ospedale di Gerico, posso dire che la struttura sanitaria è debole e fragile. Qui manca tutto, dalle strutture agli strumenti, dal personale alla terapia intensiva, persino le ambulanze. Mancano i posti letto e alcuni ospedali hanno organizzato i reparti nei cortili interni, all’aperto. Durante gli scontri di questi ultimi giorni, si è sparato addirittura contro le ambulanze Covid e, ad aggravare una situazione al limite del collasso, si aggiunge la mancanza dei vaccini contro il Coronavirus. Qui da noi arrivano in Pronto soccorso soprattutto feriti da arma da fuoco: i colpi vengono sparati alla parte superiore del corpo o agli occhi, proprio per uccidere”.

Quanto è ancora attuabile la formula dei ‘2 popoli e 2 Stati’ all’interno dello stesso territorio?
Mohammed Awwad Amer: ”Da 70 anni soffriamo: noi vogliamo la pace. Israele ha ignorato tutte le risoluzioni Onu e, sebbene abbiamo accettato di avere 2 Stati nello stesso territorio, questo non è servito a niente. Tutto il mondo sa dell’occupazione, ma nessuno interviene concretamente. Siamo le prime vittime di questa situazione. Vogliamo pace, libertà e serenità, ma purtroppo non abbiamo niente di tutto questo. Chi soffre è solo il popolo, con  la gente che vive sotto il livello della povertà: a Gaza per il 45% della popolazione e, in Cisgiordania, quasi il 23%. Bisogna che il resto del mondo non stia a guardare, ma collabori per un accordo definitivo e un cessate il fuoco, come anche papa Francesco ha invocato”.
Nicola Lofoco: “Aggiungo che ritengo necessario comprendere quali influenze politiche esterne vengano esercitate nei territori palestinesi. Prendiamo, per esempio, la Turchia: in questo momento ha ancora grandi ambizioni di egemonia sul mondo arabo in quanto nazione a vocazione ‘imperiale’. Basti pensare che lo scioglimento dell'Impero Ottomano risale al 1922, quindi a circa un secolo fa. Gli accordi di Abramo del 2020, firmati, sotto l’egida di Donald Trump, con da un lato Israele e dall’altro Emirati Arabi e Barhein in cambio della sospensione dell’annessione della Cisgiordania, in realtà ponevano in crisi la Turchia e la sua influenza nell’area palestinese. Di qui, la volontà di Ankara di far saltare gli accordi. Per non parlare degli interessi sauditi o iraniani. Il primo razzo lanciato verso Israele lo scorso 10 maggio, inizia la sua traiettoria dopo gli scontri alla Spianata delle Moschee. Il motivo è chiaro: la Turchia ha intenzione di far saltare gli ‘accordi di Abramo’ e Hamas vuole eliminare le organizzazioni politiche moderate della Palestina. Hamas vuole espandere il suo potere e lo fa affermando di proteggere gli interessi del popolo. In tutto ciò, Israele non vuole la creazione dello Stato palestinese, mentre Hamas, nel suo statuto, prevede la distruzione dello Stato di Israele. Per questo è necessario decidere, finalmente, se si possa convivere o se sia meglio dividersi in 2 Stati. In tutto ciò, chi paga il dazio più pesante è la popolazione”.

Potrà reggere la tregua stabilita in questi giorni?
Nicola Lofoco: “Come le altre volte, sembra si sia trovata una mediazione, soprattutto grazie all’impegno egiziano. Già nel 2012, l’allora presidente Morsi intervenne di persona per far terminare le ostilità. L’Egitto gode di ottimi rapporti con Israele, perché lo riconosce come Stato, quindi detiene un certo peso nei negoziati di pace tra le due parti. Poi ci sono le mediazioni di Washington e Mosca: l’arma diplomatica è l'unica possibilità per chiudere la situazione di crisi in atto”.
Mohammed Awwad Amer: “Io, però, vorrei far presente che la Palestina è in uno stato di estrema povertà da 70 anni, con una serie infinita di  arresti, morti e tanta miseria. Dobbiamo difendere la nostra terra e le nostre case. Noi palestinesi non abbiamo un’aviazione, né truppe di terra o altro: non abbiamo un esercito, a differenza di Israele. E gli scontri di questi giorni sono da considerarsi un vero e proprio genocidio, con i bombardamenti sulla Striscia di Gaza nei quali sono caduti tantissimi bambini. Loro sono innocenti, non hanno colpa di tutto questo, ma sembra che a nessuno interessi. Noi vogliamo solo la pace, per tutti”.





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Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - domenica 23 maggio 2021 18.25
C'è qualcuno che non dice la verità: dice di essere povero e di non avere niente ma poi spreca centinaia di missili che certo non valgono pochi spicci: è un comportamento contradditorio che ha un solo nome: terrorismo.


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