Vittorio LussanaFare politica estera è particolarmente difficile, soprattutto qui da noi. A parte la famiglia Craxi, che da sempre dimostra un talento naturale in certe cose, nessuno ci capisce nulla. Per esempio, il fatto che tutti, in questi giorni, da Enrico Letta a Matteo Salvini, passando per Giorgia Meloni, a seguito degli scontri in Palestina si siano schierati pregiudizialmente a favore di Israele - che legittimamente manifesta un proprio ‘diritto di resistenza’ implicitamente esistente anche nella nostra Costituzione – rappresenta un qualcosa di sconcertante. In quest’ultimo decennio di governo, la destra israeliana ha man mano scacciato dalle proprie case molte famiglie di palestinesi insediatesi in certi territori e in molti quartieri di Gerusalemme dopo i conflitti del 1967 e del 1973. Erano case e appartamenti vuoti. E non sapendo dove mettere i profughi dei vari conflitti mediorientali, gli israeliani stessi li avevano assegnati a loro. Oggi, al contrario, li sfrattano per far tornare in quelle abitazioni le famiglie ebree discendenti dai proprietari originari, senza garantire ai palestinesi alcuna soluzione alternativa che non siano i campi profughi. Matteo Salvini, addirittura, ha parlato di Israele come di un Paese difensore della cristianità. Peccato che le comunità arabe cristiane, così come quelle assire e armene, facciano anch'esse parte proprio di quei profughi scaraventati, da un giorno all’altro, in mezzo alla strada. Noi non abbiamo mai pensato che il leader della Lega fosse un criminale: semplicemente, lo riteniamo un opportunista frettoloso, che si schiera a seconda di dove tira il 'vento'. Quando non si conoscono a fondo certe cose sarebbe meglio attendere, al fine di raccogliere qualche informazione in più. Ricordiamo inoltre al Partito di Giorgia Meloni, che nel 1948 quelle stesse case di Gerusalemme furono occupate dagli israeliani di ritorno da una diaspora millenaria e come risarcimento per i 6 milioni di ebrei sterminati in Europa orientale dalle politiche nazionaliste di destra. Insomma, ci troviamo innanzi a un intreccio ‘etnico-religioso’ delicatissimo, in merito al quale ognuno dice la sua come se si trattasse di un quiz condotto da Amadeus. In Medio Oriente c’è solamente una soluzione: essendoci due popoli, dovranno nascere due Stati. O si è in grado di imporre, anche con la forza, una soluzione di coesistenza pacifica oppure si sta zitti, poiché si tratta di questioni su cui l’Onu si è più volte espressa, con risoluzioni totalmente ignorate dai vari governi di Tel Aviv succedutisi nei decenni. E gli ultimi 4 anni hanno visto decisioni totalmente estemporanee da parte dell’amministrazione Trump, dettate soprattutto da motivazioni di consenso che hanno lasciato esattamente il tempo che hanno trovato. A cominciare dai cosiddetti ‘Accordi di Abramo’, da molti presentati, in questi giorni, come una soluzione accettabile anche da parte di una comunità, quella palestinese, sempre più isolata e abbandonata a se stessa. Siccome per 4 anni non si è sparato un solo colpo, quegli accordi stavano bene a tutti. Compresi coloro che si sono ritrovati danneggiati. Invece di costruire una vera politica di pacificazione, si continua a scavare sul fondo, forse alla ricerca di quei gironi ‘danteschi’ che, certamente, non ci condurranno a 'rivedere alcuna stella' nel firmamento della pace, nemmeno quella a sei punte. Sostenere che gli accordi di Abramo siano stati accettati per amor del ‘quieto vivere’, è come dire che il disonore sia meglio di una guerra. Peccato, però, che scegliendo il primo non si riesca mai a ottenere nient’altro che la seconda.





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Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - lunedi 17 maggio 2021 7.0
A me pare che rivangare il passato non porta a nulla, perchè se è vero che gli israeliani si sono insediati (quale risarcimento inglese) in una terra abitata da (pochi) palestinesi, è anche vero che sono stati i palestinesi, con il sostegno arabo, a scegliere l'uso delle armi ed HANNO PERSO! Poi ha hanno avuto da Carter un'opportunità incredibile per ottenere quasi tutto quello che richiedevano: ma, altrettanto incredibilmente l'hanno rifiutata svelando al mondo la loro natura terroristica. Oggi la situazione è molto cambiata perchè Israele ha saputo trasformare il deserto in una nazione ricca ed efficiente, anche sul piano industriale/militare. Quindi, poichè i rapporti di forza sono radicalmente cambiati, oggi i palestinesi devono riflettere sugli errori passati e ridurre ragionevolmente le loro richieste allo scopo di arrivare ad un accordo (se è quello che vogliono effettivamente).


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