La recente presa di posizione del presidente americano,
Joe Biden, in merito alla sospensione dei
brevetti sui
vaccini anti-Covid, temiamo sia alquanto
utopica. Secondo l’ottica
liberale, infatti, in tutti i settori di mercato vengono effettuati
investimenti a lungo termine, soprattutto sul fronte delle
innovazioni tecnologiche. Pertanto, aprire alla libera circolazione tutte quelle informazioni relative a un prodotto che ha visto ingenti investimenti di partenza, come per esempio la
biotecnologia dei vaccini a
‘Rna-messaggero’, necessita di un
compromesso con le aziende farmaceutiche. E di questi compromessi potrebbero essercene di diverso tipo, anche geograficamente limitati o, comunque, basati su criteri più specifici. In secondo luogo, la protezione della
proprietà intellettuale è un fattore che stimola
l’innovazione, costringendo esperti e specializzati a ricercare sempre
soluzioni ‘altre’, differenziando i prodotti. E’ pacifico che la
situazione indiana preoccupi e possa indurre la comunità internazionale a
decisioni eccezionali (nel senso dell’eccezione alla regola). E risulta altresì palese il fatto che, nel
settore farmaceutico e in quello
sanitario più in generale, il principio giuridico della
salute delle persone possieda
connotazioni etiche di non secondaria importanza. Insomma, se si vuole il
parere personale del sottoscritto, è chiaro che sarei assolutamente
d’accordo con il
presidente Biden. Anche e soprattutto ripensando perfidamente a quei rischi di
“deriva socialista” paventati, alcuni mesi fa, dall’allora presidente Usa,
Donald Trump. Tuttavia, da
giornalista – dunque da un punto di vista professionalmente
neutrale – credo che la questione non sia così semplice come sembra a prima vista. Quel che rende ancora oggi il
mercato un
sistema ‘vincente’ sono le sue capacità di garantire degli
standard qualitativi ottimali e la sua indiscutibile
capacità produttiva. Pertanto, la
sospensione dei brevetti potrebbe non essere una soluzione in grado di garantire una
produzione di massa, poiché già ora la capacità produttiva delle varie aziende farmaceutiche ha raggiunto il suo limite. E si tenga presente che, al di là degli accordi sulle
licenze volontarie e sulle più che probabili
‘compavendite occulte’, in linea di massima le
multinazionali del farmaco hanno garantito
prezzi calmierati agli Stati e a tutti i
soggetti pubblici che hanno firmato i vari
contratti. E’ vero: i vaccini sono un
“bene comune globale”, come ha detto il nostro premier,
Mario Draghi, proprio in questi giorni. E l’aumento della loro produzione, alla luce della situazione
indiana e, in prospettiva, di quella
africana, appare quanto mai necessaria. Inoltre, andando a memoria, dovrebbero esistere delle eccezioni già stabilite, in passato, dallo stesso
Wto (World Trade Organization, ndr), che consentono la
revoca dei brevetti vaccinali in circostanze straordinarie. Tuttavia, crediamo anche che le
‘tempistiche’ per raggiungere un compromesso di questo tipo non siano così
celeri, poiché il
princìpio di ‘vantaggio competitivo’ dev’essere
preservato. Una
biotecnologia rivoluzionaria come quella
dell’Rna messaggero è giusto che, in qualche modo, venga
riconosciuta e rispettata. Non possiamo chiedere
unilateralmente un modello di
capitalismo globale più etico, per il futuro, se proprio noi dimentichiamo alcune condizioni che hanno garantito un vero e proprio
‘miracolo scientifico’, come la creazione di un
vaccino anti-Covid nel giro di
un anno: ciò risulterebbe
‘sleale’ nei confronti delle
multinazionali. Le quali, pur nella loro
avidità di fondo, sono riuscite a ottenere un risultato di grandissima importanza, che
‘tapperà’ la bocca definitivamente a
negazionisti e
‘No vax’. Pertanto, riteniamo
‘politicamente corretto’ – tanto per fare il verso
all’arroganza delle destre – individuare un
compromesso dal quale far discendere un principio ben preciso: il
sistema di mercato si può
correggere non contrapponendosi radicalmente a esso, bensì
anticipandone le mosse e condizionandone la
direzione di marcia. Tutto il resto è
‘fuffa’, fumo negli occhi e
‘zolfo del diavolo’.
(articolo tratto dalla rubrica settimanale GIUSTAPPUNTO!, pubblicata su www.gaiaitalia.com)