Il
17 marzo 1861 in
Torino, con l’atto normativo
Legge n. 4671 del
Regno di Piemonte e di Sardegna, fu sancita la nascita del
Regno d’Italia, con il quale il re,
Vittorio Emanuele II, già sovrano dei
2 regni, assunse per sé e per i suoi successori, il titolo di monarca della rispettiva espressione geografica. La definizione della nuova
'forma-Stato' che denominò politicamente la penisola italiana fu, principalmente, determinata dalla
seconda guerra d’Indipendenza e dalla
spedizione dei Mille, quest’ultima guidata da
Giuseppe Garibaldi. Sono trascorsi
160 anni da questo avvenimento che, in occasione del suo
150esimo anniversario (17 marzo 2011), con il decreto a firma del presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, fu segnato dal
rosso sul
calendario, come per le altre festività nazionali. Ma a
10 anni di distanza, il
‘rosso’ ricompare con un significato ben diverso da quello
festivo, perché riporta sulla carta geografica
un’Italia divisa dall'emergenza epidemiologica, provocata dal
coronavirus. Alla prevalenza del
rosso, si contrappone il
bianco della
Sardegna e
l’arancione di alcune delle
20 regioni italiane. Un paradosso che ripropone un balzo all’indietro nel tempo, in linea con quei
corsi e ricorsi storici teorizzati dal filosofo,
Giambattista Vico. Uno stivale che spegne amaramente la sua
160esima candelina della sua unione politica, poiché nuovamente suddiviso, come fino a
2 secoli fa, in
Stati e
Staterelli. L'auspicio è di rivedere, dopo i suoi primi
160 anni di unità nazionale,
un’Italia capace di uscire da uno dei periodi più
bui e
complicati della nostra
Storia unitaria.