Nicola ZuccaroCome volevasi dimostrare. Da Milano a Catania, passando per Torino, Roma, Napoli e Lecce, all'indomani della firma dell'ennesimo Dpcm, gli italiani scendono nelle piazze delle rispettive città per scatenare la propria rabbia, piuttosto che per manifestare (pacificamente) il dissenso sull'ultimo provvedimento governativo, pericoloso per la tenuta economica e, per quel che riportano le cronache relative agli scontri con le Forze dell'Ordine, anche per quella sociale di un Paese che rischia di toccare un punto di non ritorno. Un punto sul quale, senza giri di parole, era intervenuta, un mese fa, la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese. Per la titolare del Viminale, mentre si va in pubblicazione, si prevede una notte insonne: una delle più lunghe e difficili di una Repubblica italiana che raccomanda responsabilità ai suoi cittadini per coprire, di fatto, le proprie irresponsabilità nel non aver rallentato al minimo, anzichè al massimo, quelle misure restrittive risalenti al 9 marzo scorso, con le quali, probabilmente, non saremmo qui a scrivere di scenari apocalittici. Che apocalisse sia, ma non per bar, ristoranti, piscine, palestre e quant'altro generi reddito, ma per una classe politica 'infettata' da quel virus rappresentato dal delirio di onnipotenza.


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