Lo scorso
16 settembre 2020, presso il
Salone d'onore della
caserma della Guardia di Finanza 'Sante Laria' in
Roma, si è tenuto il seminario:
'Il contrasto alla pirateria editoriale'. Si è trattato dell'incontro inaugurale di un percorso formativo frutto del
protocollo d'intesa firmato lo scorso
giugno 2020 dal genarale di Corpo d'armata,
Giuseppe Zafarana e dal presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti,
Carlo Verna. Un accordo nato con l'obiettivo di promuovere quelle attività formative finalizzate all'aggiornamento e all'arricchimento professionale di
giornalisti e
ufficiali della
Guardia di Finanza, in merito a temi e argomenti d'interesse comune. Erano presenti, oltre al
generale Zafarana e al
presidente Verna, il presidente dell'Ordine dei giornalisti della
Lombardia ed editorialista de
'Il Sole 24 Ore', Alessandro Galimberti; il direttore generale della Federazione italiana degli editori di giornali,
Fabrizio Carotti; il giornalista
dell'Ansa, Enzo Quarantino; il giornalsta della
Rai, Mario Fatello. Duarante la giornata di lavori, molto interessante è stata la relazione presentata dal comandante del Nucleo speciale di Tutela della privacy e dalle Frodi tecnologiche,
Piero Aloia, dal titolo:
'L'attività della Guardia di Finanza a contrasto della pirateria editoriale sul web'. L'alto ufficiale ha ripercorso, con sintesi ed efficacia, le
indagini di questi ultimi anni che le nosre
'Fiamme gialle' hanno efficacemente attivato, al fine di contrastare quelle attività illegali che soffocano lo
spirito imprenditoriale nel mondo del
giornalismo, arrivando a far circolare sul
web intere copie di
riviste e
giornali, danneggiandone il
mercato di vendita. Infatti, con l'ingresso nell'era digitale, il ricorso alle
tecnologie informatiche è diventato uno strumento imprescindibile per lo sviluppo sociale ed economico di ogni Paese. Ma la contestuale evoluzione dei
fenomeni illeciti, mediante l'impiego di tecnologie informatiche, ha imposto una specifica azione di
prevenzione e di
contrasto che presentava, fino a qualche tempo fa, diversi
aspetti critici. Innanzitutto, il criminale informatico può nascondere la propria
identità ricorrendo a piattaforme come
Vpn, Proxy, Tor browser, Nat e altri servizi di
'file hostng'. In pratica, la cosiddetta
'aterritorialità' del
cyberspazio ha reso la
pirateria editoriale un
fenomeno di massa. E gli autori dei
numerosi reati connessi sembrano non percepire il reale
'disvalore' delle proprie condotte. Inoltre, la
'transnazionalità' della
rete internet contrasta con i
confini giuridici nazionali, salvo limitate e complesse forme di
cooperazione giudiziaria o di
polizia. In sostanza,
l'oscuramento di
siti web ospitati sui
'server' esteri è ancora un provvedimento che possiede
un'efficacia limitata, in quanto aggirabile tramite
artifici tecnologici alla portata della maggior parte degli utenti di
internet. Tuttavia, la nostra
Guardia di Finanza a un certo punto ha deciso di
riorganizzarsi per riuscire a contrastare il fenomeno, ripartendo le competenze tra i suoi
reparti territoriali e quelli
speciali. Questi ultimi hanno assunto un
ruolo fondamentale in virtù delle elevate competenze tecniche e del prezioso patrimonio conoscitivo acquisito. Il
Nucleo speciale di Tutela della privacy e lotta alle frodi tecnologiche è perciò divenuto un
punto di riferimento fondamentale nelle indagini di
polizia economico-finanziaria tecnologicamente più difficili e complesse, cominciando ad affinare con efficacia alcune
tenciche di lavoro che ora veniamo a illustrare anche ai lettori.
Tecniche di indagine: i 'file di log'
Nel terreno virtuale del
'cyberspazio', le
tracce di un
reato informatico sono costituite da
evidenze digitali, rintracciabili in rete mediante specifiche tecnologie. In tal senso, assumono oggi particolare rilievo i cosiddetti
'file di log', i quali contengono informazioni inerenti le operazioni e le attività che vengono eseguite su un qualsiasi dispositivo informatico. Tali informazioni consentono di
risalire al responsabile della
condotta illecita.
I marcatoriPer individuare chi diffonde illecitamente in rete materiale protetto dal
diritto d'autore possono essere utlizzati i cosiddetti
marcatori (i
'watermark', ndr). Si tratta di dati inseriti all'interno dei
'file', che possono essere successivamente
rilevati per trarre informazioni
sull'origine di un documento.
Segui il denaroL'approccio cosiddetto
'Follow the money' consiste nel ricostruire il percorso dei
flussi finanziari generati dalle
attività illecite, arrivando a identificarne i soggetti responsabili.
Esperienze operativeRiscontrando la crescita della
pirateria editoriale, si è dato avvio a un'approfondita
analisi del web, monitorando e verificando migliaia di risorse. Da tali attività è emerso che i
'pirati informatici', in genere, provvedono preliminarmente a registrare i loro
siti presso località estere come
Panama, Stati Uniti e
Russia, sfruttando i servizi offerti dai
provider, in alcuni casi avvalendosi di servizi di
'anonimizzazione', al fine di mascherare la reale titolarità e nazionalità. Successivamente, i
'pirati' attivavano appositi
'spazi web' su
server esteri collocati in
Olanda, Usa, Russia, Ucraina e
Belize, in modo da
ostacolare la rintracciabilità dei responsabili. Individuate le
risorse illegali on line, le stesse vengono segnalate
all'autorità giudiziaria di
Roma, che ne dispone
l'immediato sequestro preventivo. Proprio di recente, è stato ordinato ai
provider nazionali di
inibire l'accesso, mediante
oscuramento, di
28 siti web 'pirata' e di
8 canali Telegram, contenenti
copie illegali di giornali e riviste nazionali ed esteri.
Un esempio: l'operazione #cheguaioCon l'operazione
'#cheguaio', a partire dallo scorso mese di
aprile 2020 e sino al mese di
agosto, il
Nucleo speciale di Tutela della privacy e lotta alle frodi tecnologiche, in collaboraizone con il
Nucleo Pef (Polizia economico-finanziaria, ndr) di
Bari hanno assestato un significativo colpo alla
pirateria editoriale, arrivando a sequestrare oltre
trecento fra
gruppi e
canali Telegram. Il risultato ha assunto
rilievo, soprattutto per la fattiva collaborazione che si è ottenuta da
Telegram, la quale, per la prima volta, ha collaborato con la
Guardia di Finanza, provvedendo a
chiudere i principali
gruppi e
canali dediti alla
illecita diffusione di
giornali, libri e
riviste.