E venne il giorno in cui i
"pieni poteri" glieli ha tolti anche la
Lega: quella di
Zaia, che è poi quella che comanda. Perché tra la
Lega di
Zaia e la
Lega lombarda di
Bossi, delle
'sacre acque' del
Po e dei
'santi in paradiso', che prima o poi finiscono, c'è di mezzo il
mare. Cioè la
laguna. E cioè le elezioni in
Veneto: oltre il
44% per
Zaia, che supera
3 volte i voti della
Lega di
Salvini, il quale precipita anche nel
resto d'Italia. Lui, poche ore dopo dichiara:
"Noi, primo Partito d'Italia". Così decidono a
Venezia, mettendolo sotto tutela.
"Direzione collegiale", dichiara allora il
tribuno col
salvagente che gli impedisce, momentaneamente, di affogare. Ma lui adora
"delegare". Lo diceva pure dal
Papeete: "Datemi pieni poteri", perché appunto, a lui piace
delegare. Poi ci pensa la sua protetta, la
Ceccardi, a dargli il colpo di grazia:
"Abbiamo perso", dice,
"ma a quelli che hanno vinto, voglio dire che si può anche perdere". Quindi, arriva l'assessore della
Regione Lombardia, la cui ditta ha sede a
Dubai, schermata da un
'trust' perché
"prima gli italiani", nonché sotto inchiesta da parte
dell'Fbi, con l'accusa di aver violato l'embargo contro la
Russia imposto dagli
Usa. Insomma, i risultati del
"datemi pieni poteri" sono sotto gli occhi tutti. Persino dei
ciechi e dei
sordi, di cui
l'Italia è piena.