Valentina SpagnoloIn tema di tendenze, il nostro Paese è nuovamente di fronte a un lento processo di 'sfarinamento'. La Lega di Matteo Salvini perde consensi a causa, sostanzialmente, di se stessa: l'anno scorso si era talmente riempita di demagogia tribunizia da finire dritta dritta contro un muro, sognando la 'doppietta' dopo le europee. Volevano andare al voto dopo neanche un anno di legislatura. E avevano anche il problema di dover fare una manovra economica difficilissima, dopo aver sperperato risorse per i pre-pensionamenti di 'quota 100'. La vera 'via maestra' era forse quella di una riforma fiscale, di cui la ministra Giulia Bongiorno si stava, in effetti, occupando. E trattandosi di una delle 'teste affidabili' della nuova Lega, quella soluzione avrebbe garantito di mietere successi, dato che i ceti imprenditoriali del nord d'Italia non hanno certamente firmato una 'cambiale in bianco' innanzi a nessuno. Insomma, dopo essere scappati dal ristorante per non pagare il conto, la Lega ha mostrato la sua debole 'spina dorsale' come forza di governo: Umberto Bossi e Bobo Maroni erano più credibili. Pertanto, ora bisognerebbe 'provare' con Gianluigi Paragone e il suo 'Italexit', oppure con Giorgia Meloni e i suoi 'Fratellini d'Italia'. Il primo finirà con lo 'spalmarsi', per l'ennesima volta, contro il muro di un processo di costruzione europea che ha fondamenta ben più solide di quanto non si creda, dato che l'Europa ha garantito pace e stabilità, nel 'vecchio continente', per più di 70 anni: un ciclo di sviluppo senza guerre mai verificatosi nell'intero arco della Storia; la seconda, Giorgia Meloni, pur 'mimetizzando', a volte, il proprio anti-europeismo, non farà altro che riequilibrare a suo vantaggio le forze interne dello schieramento politico di centrodestra. E quando i 'Fratellini d'Italia' verranno realmente misurati di fronte ai problemi del Paese, essi dimostreranno le loro irrisolte contraddizioni. Irrisolte, poiché sempre e perennemente rimosse: tipico di chi si atteggia a persona tutta d'un pezzo e, non appena hai voltato l'angolo, ti 'pugnala' alla schiena. Perché solamente questo sanno fare, da quelle parti. E gli italiani dovrebbero saperlo. Sia come sia, si tratta di formazioni populiste che inseguono un sogno, al contempo, delirante e disperato: una sorta di 'nuova utopia' paragonabile a quella del Pci degli anni '50 del secolo scorso. Forze che sembrano essere sempre sul punto di 'sfondare', ma che poi vengono regolarmente fermate ai 'confini della realtà' per le loro idee vecchie come il 'cucco', che fanno notizia solo perché poggiano sulla scarsa memoria di molti italiani e su un modello di istruzione pubblica che fa paura solamente a guardarlo. Insomma, agli italiani noi consiglieremmo di pensare a qualcosa di diverso, anche di moderato e conservatore, ma comunque ben distinto dalle 'prese per i fondelli'. Ci sarebbe l'idea di Beppe Grillo: un grande piano industriale per una connettività globale gestita dallo Stato. Anche in questo caso, si tratta di un processo già impostato e avviato da altri, che il M5S vorrebbe 'vendersi' come proprio. E qui c'è la 'sòla', come si dice a Roma: una forma di neo-positivismo tecnologico culturalmente 'piatto' - come lo sono quasi tutti i 'grillini' -  basato su una diagnosi corretta, ma indirizzata verso la direzione sbagliata, dato che le multinazionali sono lì e non si può certo chiedere loro di 'alzare i tacchi'. A meno che Beppe Grillo non stia riproponendo nuovamente la 'rivoluzione', al fine di poter centralizzare i processi produttivi del Paese, nella pretesa, anch'essa utopica oltreché vetusta, di poter controllare tutto e tutti. Non c'è solo il problema di denunciare la differenza tra imprenditoria finanziaria, che ha 'spolpato' e 'svenduto' i nostri 'gioielli di famiglia' e aziendalismo autentico: manca, ancora oggi, quella sincera autocritica, perennemente evitata o rimossa, sull'analisi economica 'marxiana', in cui può bastare un singolo errore per mettere tutto il sistema in crisi e ritrovarsi 'da capo a 12'. Il 'piano industriale' di Grillo, insomma, sconta il problema di parlare di futuro con la stessa, medesima, ottica delle grandi aziende, utilizzando la cara vecchia 'scala di astrazione' della sinistra hegeliana. E' sul piccolo, invece, che bisognerebbe 'puntare', per creare un'occupazione capillarmente diffusa e indirizzare il sistema economico, italiano ed europeo, verso un modello di 'concorrenza imperfetta' o 'quasi perfetta', in cui tante imprese piccole e medie si fanno concorrenza, abbassando i prezzi. Il M5S, invece, è fermo al 'quasi monopolio'. Ma in economia, quando non c'è paragone alcuno tra i prodotti dei vari comparti economici, poiché vige il monopolio di Stato, diviene arbitrario persino stabilire il prezzo delle merci. Il 'sogno di Grlllo', insomma, non è altro che il solito 'emporio' in cui trovare un po' di tutto: un centro commerciale di Stato, oggi riproposto in versione digitale. Quel che gli italiani dovrebbero, invece, riscoprire - e che si spera un giorno comprendano - è il riformismo gradualista. Il quale, pur procedendo per piccoli passi, rappresenta l'unica vera 'porta stretta' esistente, sotto il profilo empirico. E' la cosiddetta Terza Italia, quella che meriterebbe fiducia, poiché basata sulla qualità, sulle buone idee, sulla creatività del singolo individuo. Forse è vero che non c'è più distinzione tra destra e sinistra, ormai. Ma ciò accade solamente perché questa contrapposizione ha preso un'altra forma: quella tra politica seria contro la demagogia delle 'prese in giro', basata unicamente sulle mezze verità e gli incoffessabili desideri di potere di chi vorrebbe decidere sulla testa dei cittadini. Ma verrà fuori, prima o poi, questa distinzione. La quale smaschererà, ancora una volta, chi vorrebbe uscire dall'euro per andarsi a vendere, sui mercati internazionali, quanto prodotto dai nostri lavoratori in valuta pregiata. Ovvero, in euro: una moneta che, quando entra in tasca a loro, non fa affatto 'schifo'. Infine, per quel che riguarda Beppe Grillo, egli può rimanere ben tranquillo, poiché il 'treno' di cui parla ha sempre viaggiato sereno. Anche quando lui non era neanche sulla banchina della stazione ad attenderlo...


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