Stefania Catallo"Pochi libanesi credono che l'esplosione del 4 agosto sia stata accidentale. Nel Libano succedono avvenimenti calcolati e programmati. Detto questo, speriamo che un indagine trasparente, con esperti internazionali e indipendenti, possa far luce su quanto è accaduto". Così dichiara Ghassan Hammoud, medico pediatria italiano di origini libanesi, riguardo allo scoppio della fabbrica di fuochi pirotecnici che ha provocato enormi devastazioni e oltre 100 vittime a Beirut. Il mondo ha potuto vedere le immagini della catastrofe e, grazie ai social, anche la portata dell'esplosione nelle case, che sono andate totalmente distrutte in un raggio di diversi chilometri. Il nitrato di ammonio, la sostanza che ha provocato l'ecatombe, era stipato in quantità enormi in alcuni magazzini. E fin da subito si sono susseguite diverse ipotesi sui fatti, visto l'uso della sostanza nella fabbricazione di ordigni usati dal terrorismo. La versione ufficiale, diffusa dalle autorità, è quella di una disgrazia, ma è bene prendere in considerazione anche altre ipotesi. "Il Libano è una nazione martoriata, perché è il centro di una lotta tra le altre nazioni", prosegue Hammoud. "Guardiamo alla politica mondiale: le nazioni si alleano in un posto e si affrontano nell'altro. Per esempio, la Russia è alleata con la Turchia in Siria, ma poi la  affronta in Libia. Oppure, gli Stati Uniti, che sono alleati con l'Europa  nella Nato, ma essi divergono in Libia, con la Ue pro Sarraj e gli Stati Uniti favorevoli ad Haftar". Il dottor Hammoud ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande sulla situazione libanese non solo riguardo ai fatti del 4 agosto, ma anche in merito alla diffusione interna del Covid 19 e l'evoluzione delle proteste contro il governo, in atto dall'autunno dello scorso anno.

Dottor Hammoud, qual è la situazione politica attuale del Libano e quali le conseguenze dopo l'immane esplosione di Beirut?
"Il Libano è una nazione indipendente dalla Francia fin dal 1946, con regole, purtoppo, obsolete, che lo inchiodano a lacerazioni continue. Le autorità dello Stato sono divise tra i vari gruppi religiosi: il presidente della Repubblica deve essere un vristiano-maronita, il presidente del parlamento un mussulmano-sciita e il presidente del Consiglio, un musulmano-sunnita. In senso pratico, ogni fazione religiosa guarda al suo capo come fosse un presidente assoluto. Per ogni nomina ufficiale, incarico politico, amministrativo o militare, dal grande al piccolo funzionario, si deve rispettare questa percentuale di proporzione di appartenenza religiosa, ossia al 50% musulmani e al 50% cristiani. Pure nel recente arresto dei 21 funzionari, attuato per la presunta responsabilità nell'esplosione disastrosa al porto di Beirut, si e cercato di rispettare questa proporzionalità religiosa".

Qual è la situazione del Covid 19 in Libano? Quali misure sono state prese per arginare la pandemia?
"Il Covid 19 nel Libano era abbastanza ben contenuto: il 'lockdown' era stato ripetuto varie volte e le persone rispettavano il distanziamento, anche se gli ospedali hanno registrato un afflusso continuato, purtroppo, con perdite anche tra medici e infermieri. Buona parte dei circa 8 milioni di libanesi nel mondo torna in modo frequente a visitare i familiari. E ciò, in parte, ha determinato un aumento del numero dei contagiati. A questo va aggiunta un'inflazione altissima, che ha portato il cambio ufficiale della lira libanese da  1500 lire  a 8 mila lire per dollaro. Si aggiungano, poi, la disoccupazione, i negozi e le imprese chiuse, con il 75% dei libanesi sotto la soglia di povertà. Inoltre, la corruzione dilagante ha portato una sofferenza disumana e costretto i giovani a emigrare, in cerca di opportunità. Tutto questo è sintomo del fallimento della politica e dei  politici, che ha fatto ben comprendere quanto il Paese  abbia bisogno di una riforma radicale".

La visita del presidente francese Macron è stata accolta dalla folla quasi come una soluzione per far crollare il governo attualemanche perché 50 mila cittadini libanesi lavorano in Francia: lei pensa che la visita di Macron sia stata opportuna o che rappresenti, invece, un'ingerenza, in una fase sociale e politica alquanto critica?
"La visita di Macron è stata una 'scossa' alla classe politica, che è stata criticata per la sua incapacità di governare e di alleviare il dolore del popolo sofferente. E' dal 17 ottobre 2019 che si manifesta in piazza per combattere la corruzione, l'inflazione e la povertà. Questa visita è stata un'iniezione di speranza, a dimostrazione che il Libano non è un Paese abbandonato a se stesso e che ancora esiste una possibilità che le cose possano migliorare. In Libano c'è una percentuale altissima di laureati ed esperti in tutti campi: scientifico, letterario, medico, economico, giuridico. Ciò potrebbe permettere ai giovani di poter guidare con competenza la nazione. La crisi economica e politica attualeLe sanzioni degli Stati Uniti è contro tutto il Libano hanno determinato una paralisi completa dello Stato, che va risolta, probabilmente, da un governo di emergenza e di unità nazionale, che cambi la legge elettorale attuale cercando di far rispettare gli accordi di Taief; che possa rifondare lo Stato su base laica, con istituzioni competenti e oneste; che si preoccupi dei cittadini a prescindere dalla loro appartenenza religiosa. Tutto ciò è possibile. E la comunità internazionale può giocare un ruolo determinante, per facilitare queste riforme. Se il Paese verrà lasciato da solo, difficilmente la classe politica attuale rinuncerà ai suoi privilegi. Auguro al Libano di riprendersi da questa tragedia, che ha distrutto la capitale più bella del mondo. E auguro ai libanesi di unirsi per la ricostruzione di un Paese unito, capace di dare speranze concrete ai suoi cittadini, che tanto ne hanno bisogno".


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