Vittorio LussanaA quanto pare, 5 parlamentari di varie forze politiche hanno fatto domanda per ottenere dall'Inps il bonus da 600 euro, predisposto per lavoratori autonomi e partite Iva. La notizia è piccola piccola, ma assai utile per comprendere come mai la fiducia dei cittadini verso le nostre istituzioni e in coloro che dovrebbero rappresentarle, continui a scendere in 'picchiata'. Ciò accade sia nella parte 'delegante' del popolo italiano, quella perennemente alla ricerca di un leader 'errante' purchessìa, sia nella controparte progressista, impegnata a individuare una nuova 'squadra' di esponenti politici competenti, autorevoli, responsabili. Non c'è niente da fare: la nostra malattia è ben più profonda. Già da tempo, gli italiani non pongono più al centro della società lo Stato di diritto, bensì la loro individuale avidità. Si tratta di una verità che stentiamo ad ammettere: noi non cerchiamo una società che sia, al contempo, ordinata e giusta. Noi inseguiamo un ideale piccolo borghese, egocentrico e totalmente imperniato sul danaro. Ma anche quando si è benestanti, ci vuole una logica, una filosofia, una cultura di accompagnamento. Altrimenti, i soldi finiscono subito. Oppure, ci conducono all'assunzione di nuove abitudini, spesso dannose. Perché anche una società mediamente benestante ha le sue 'attitudini mortifere'. Ma poi, cosa diamine ci dovevano fare questi nostri parlamentari con 600 euro in più? Pagare la badante, magari in 'nero'? Girarli ai propri figlioli come 'paghetta' mensile? Ubriacarsi con lo 'stravecchio'? Andare per prostitute? Cosa 'cavolo' ci dovevano fare, con 'sti 600 euro puzzolenti? Bisogna proprio essere ben 'tirchi', per ragionare in questo modo: altro che i 'genovesi' o gli scozzesi. Quanto scoperto in questi giorni non è un semplice indizio, bensì una prova: i nostri Partiti politici debbono tornare alle 'scuole di pensiero', al fine di fissare alcune scale culturali e di valore più rigide tra il proprio personale interno. E' una bella cosa essere elastici, ma non sempre: le regole di una sala operatoria sono rigidissime, tanto per fare un esempio. Questo far entrare 'laqualunque', purché porti voti o contribuisca alle spese della comunità, è un'evidente degenerazione qualunquista, che non porta mai niente di nuovo e ci abitua tuttti all'ordinaria amministrazione, dividendo la società in compartimenti 'stagni' in cui nessuno sa più cosa fanno quelli dell'ufficio a fianco. La seconda e la terza Repubblica non hanno compreso la deriva utilitarista e opportunistica che si è innescata: una completa rinuncia alla qualità, per ottenere quantità. O comunque, per 'fregare' meglio il prossimo. Non si tratta di pochi 'furbetti', purtroppo, ma di una vera e propria mentalità, che conduce chiunque professi, abbastanza coerentemente, una dottrina qualsiasi a un giudizio inappellabile di ingenuità o di 'dabbenaggine'. Le persone 'perbene' non vanno più bene: noi possiamo anche accettare un simile 'appiattimento'. Ma quando poi accade qualcosa, per lo meno si abbia l'eleganza di tacere, per favore. Perché di tornare a una mentalità da caserma lo avete scelto voi, carissimi italiani. E non certo noi. Abbiate per lo meno l'accortezza di rimanere muti e rassegnati. Noi non abbiamo neanche il tempo per inseguire i 'tiramenti' di chiunque: è troppo faticoso. Risparmiateci, per lo meno, dall'obbligo di dovervi ascoltare. Perché siete voi i primi a chiedere di essere presi in giro, con demagogie, frottole e 'scorciatoie'. E noi, che alla cultura politica vera ancora ci teniamo, come fossimo 'gente all'antica' o 'fuori moda', per certe cose non siamo portati. Anzi, non ci piacciono nemmeno. Dunque, mutismo e rassegnazione, cara Italia da caserma.




Direttore responsabile di www.laici.it, della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it) e di 'A.Live' - Giornale socialista (www.avanti.live)
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