A quanto pare,
5 parlamentari di varie forze politiche hanno fatto domanda per ottenere
dall'Inps il
bonus da
600 euro, predisposto per
lavoratori autonomi e
partite Iva. La notizia è
piccola piccola, ma assai utile per comprendere come mai la
fiducia dei cittadini verso le nostre
istituzioni e in coloro che dovrebbero rappresentarle, continui a
scendere in 'picchiata'. Ciò accade sia nella parte
'delegante' del popolo italiano, quella perennemente alla ricerca di un
leader 'errante' purchessìa, sia nella controparte progressista, impegnata a individuare una nuova
'squadra' di
esponenti politici competenti, autorevoli, responsabili. Non c'è niente da fare: la nostra malattia è ben più profonda. Già da tempo, gli italiani non pongono più al centro della società lo
Stato di diritto, bensì la loro
individuale avidità. Si tratta di una verità che stentiamo ad ammettere: noi non cerchiamo una società che sia, al contempo,
ordinata e
giusta. Noi inseguiamo un
ideale piccolo borghese, egocentrico e totalmente imperniato sul danaro. Ma anche quando si è benestanti, ci vuole una
logica, una
filosofia, una
cultura di accompagnamento. Altrimenti,
i soldi finiscono subito. Oppure, ci conducono all'assunzione di
nuove abitudini, spesso dannose. Perché anche una società
mediamente benestante ha le sue
'attitudini mortifere'. Ma poi, cosa diamine ci dovevano fare questi nostri parlamentari con
600 euro in più? Pagare la badante, magari in
'nero'? Girarli ai propri figlioli come
'paghetta' mensile? Ubriacarsi con lo
'stravecchio'? Andare per
prostitute? Cosa
'cavolo' ci dovevano fare, con 'sti
600 euro puzzolenti? Bisogna proprio essere ben
'tirchi', per ragionare in questo modo: altro che i
'genovesi' o gli
scozzesi. Quanto scoperto in questi giorni non è un semplice
indizio, bensì una
prova: i nostri
Partiti politici debbono tornare alle
'scuole di pensiero', al fine di fissare alcune
scale culturali e di
valore più
rigide tra il proprio personale interno. E' una bella cosa essere
elastici, ma non sempre: le
regole di una
sala operatoria sono
rigidissime, tanto per fare un esempio. Questo far entrare
'laqualunque', purché porti voti o contribuisca alle spese della comunità, è un'evidente
degenerazione qualunquista, che non porta mai niente di nuovo e ci abitua tuttti
all'ordinaria amministrazione, dividendo la società in
compartimenti 'stagni' in cui nessuno sa più cosa fanno quelli
dell'ufficio a fianco. La
seconda e la
terza Repubblica non hanno compreso la deriva
utilitarista e
opportunistica che si è innescata: una completa
rinuncia alla qualità, per ottenere
quantità. O comunque, per
'fregare' meglio il
prossimo. Non si tratta di
pochi 'furbetti', purtroppo, ma di una vera e propria
mentalità, che conduce chiunque professi, abbastanza coerentemente, una
dottrina qualsiasi a un giudizio inappellabile di
ingenuità o di
'dabbenaggine'. Le persone
'perbene' non vanno più bene: noi possiamo anche accettare un simile
'appiattimento'. Ma quando poi accade qualcosa, per lo meno si abbia l'eleganza di
tacere, per favore. Perché di tornare a una
mentalità da caserma lo avete scelto voi,
carissimi italiani. E non certo noi. Abbiate per lo meno l'accortezza di rimanere
muti e
rassegnati. Noi non abbiamo neanche il
tempo per inseguire i
'tiramenti' di chiunque: è troppo faticoso. Risparmiateci, per lo meno, dall'obbligo di dovervi ascoltare. Perché siete voi i primi a chiedere di essere
presi in giro, con
demagogie, frottole e
'scorciatoie'. E noi, che alla
cultura politica vera ancora ci teniamo, come fossimo
'gente all'antica' o
'fuori moda', per certe cose non siamo portati. Anzi, non ci piacciono nemmeno. Dunque,
mutismo e
rassegnazione, cara
Italia da caserma.