Non avevo mai visto il film
'Moonlight', premiato con un
Oscar, perché per principio non vado mai al cinema a pagare un biglietto per vedere un film premiato con un Oscar: sono fatto male, ma mi vado bene così. Nella serata del
25 luglio, tuttavia,
'Rai Movie' lo ha riproposto. Ho ragione di ritenere vi sia stato qualche taglio, ma rivedrò
l'originale (in lingua originale, ovviamente...). In ogni caso, ho trovato il film, pur nello splendore del confezionamento e della fotografia, l'ennesimo tentativo di
lavarsi la coscienza da parte della
comunità eterosessuale dominante che ha prodotto il film, lo ha premiato con
l'Oscar e, quasi nel contempo, ha dato vita a tutta una serie di
iniziative di tolleranza a uso
eterosessuale e
rassicuranti, che in questo
2020 di
'mascherine' che non si vogliono indossare per questioni personali, fanno ancora più ridere. Perché le
mascherine si sono sempre indossate, ma non per evitare il contagio da
coronavirus, bensì quello dalla
'frociaggine', la quale, se praticata in segreto o tra i cespugli, costituiva un
'diversivo': poi ci si rimetteva la mascherina e si tornava a letto con la
moglie. Sono sempre stato devastato, io che sono sempre andato a letto con colui o colei di cui
mi innamoravo, da questo
bisogno 'eterosessista' di dover sempre definire
l'orientamento sessuale individuale con un nome, al fine di appagare la
'pruderie cerebrale' di coloro ai quali interessa sapere di più
a chi lo dai o
chi te lo dava, oppure
se lo davi o no. La discussione attorno alle legge contro
l'omobitransfobia e la
misoginia ruota, ancora una volta, attorno a quella roba lì. Ed è patetico doverne ancora parlare senza dire chiaramente che tutto ruota attorno al
'rainbow washing': la nuova frontiera del
marketing internazionale. Perché
"li froci c'hanno li sordi" e con la politica, i buoni sentimenti e il
"diamo gli stessi diritti a tutti", almeno in
Italia, tutto questo non c'entra niente. Più semplicemente, sfiora un peccaminoso e innaturale
'matrimonio combinato' con il senso di colpa.