L'incapacità della
politica di riuscire a comprendere quello della
cultura proviene da una sorta di
'sindrome dell'indifferenza', che ha colpito larga parte del nostro Paese. La cosa si è notata palesemente soprattutto in questo assurdo
2020, in cui la pandemia da
Covid 19 ha stravolto la vita di tutti. La
'spettacolarizzazione' di ogni notizia ed evento ha finito con lo
svuotare di significato ogni
contenuto. Ciò è accaduto come diretta conseguenza del cosiddetto
'crollo delle ideologie', che ha trascinato con sé anche un abbassamento del livello qualitativo di tutti gli altri settori della cultura, da quelli più propriamente
'empirico-scientifici', a quelli eminentemente
'artistico-culturali'. L'intrattenimento e
l'evasione 'spicciola' ha finito col trionfare definitivamente, mandando in soffitta valori e contenuti maggiormente
educativi o
'edificanti'. Nel mondo del
cinema, come in quello della
rappresentazione teatrale, è avvenuto un processo di definitiva
'omologazione', che procede inesorabilmente separando il mondo della
cultura 'alta' da quella di
consumo, senza alcuna
'camera di compensazione'. La
'faglia' si è aperta anche per gli
eccessi di ideologizzazione avvenuti nella seconda parte del
XX secolo, in cui si è pensato di poter applicare alle arti e alle scienze il
metodo e le
'ricette' della
dottrina 'marxista', la quale ha finito col fagocitare anche i
presupposti sociologici più interessanti, che avrebbero potuto favorire la nascita di una
moderna cultura 'media' non banale o
'mercificata'. Ma un'analisi più approfondita è necessario
'abbozzarla', per non rimanere prigionieri di un mero
esercizio 'nostalgico' di rimpianti per un passato che avrebbe potuto produrre un
'dottrinarismo' culturale 'liberal', da contrapporre a un più
laico e
moderno 'scetticismo' moderato. Si tratta di una grande
occasione 'mancata', che ha finito col generare un processo di
'massificazione' commerciale, in cui anche gli elementi più
trasgressivi - fondamentali per far uscire la società occidentale da una lunga fase
repressiva, determinata dal
bigottismo cattolico - sono stati dati in
'pasto' al pubblico senza alcun
'filtro' antropologico, in grado di anticipare tendenze e fenomeni nel tentativo di
'governarli'. In buona sostanza, il nostro processo di
secolarizzazione è avvenuto in maniera
eccessiva e
lutulenta, attraverso
contraddizioni, improvvise
accelerazioni e
potentissime 'frenate'. Una
trasformazione imposta 'dall'alto' e mal distribuita, che ha creato, da una parte,
'nicchie' quasi
'settarie' di
acculturazione 'alta', contrapposte a
disordinati processi di 'inculturazione' e di
bassa 'volgarizzazione'. Ed ecco da dove proviene il cosiddetto
'populismo'.