Raffaella UgoliniL'associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), l'Unione medica euromediterranea (Umem) e il Movimento internazionale transculturale e interprofessionale 'Uniti per Unire' (Uxu) continuano la loro ricerca in 72 nazioni del mondo, con i suoi esperti e rappresentanti locali e nei dibattiti televisivi giornalieri, con esponenti Amsi, Umem e Uxu nei Paesi euromediterranei, in America, nei Paesi del Golfo Persico, in Inghilterra, in Russia, in Cina, in Iran, in Asia e in Africa. Ad oggi, questo #EsercitoBianco contro il Covid 19 ha perfezionato un protocollo che numerosi Paesi del mondo stanno seguendo grazie a tante televisioni, radio e giornali esteri, che lo hanno consigliato fino a superare gli 800 articoli, interviste e servizi giornalistici da gennaio 2020, per dare consigli e raccomandazioni e raccontare l'esperienza italiana ed europea. "Il nostro consiglio, come protocollo", spiega Foad Aodi, presidente dell'Amsi e dell'Umem, nonché membro del Registro esperti e del gruppo di lavoro 'Salute globale' della Fnomceo, "è quello, essenzialmente, di combattere il virus nei primi 5 giorni a casa, con i primi sintomi, ormai riconosciuti, da coronavirus. Si inizia con il risposo e l'isolamento a domicilio, utilizzando cortisone, antibiotici, vitamina D, Vitamina C, aspirina, farmaci antimalaria, antiebola, antiartrite e con ossigeno in 'ozonoterapia', nel caso che dopo il quinto giorno continui la febbre e la dispnea. Si consiglia una Rx torace o Tac, a seconda del caso. E, a seconda del risultato, si decide di continuare a curarsi a domicilio o trasferirsi in ospedale, presso reparti specializzati per la cura del Covid. In ospedale, si utilizzano come cura la 'plasmaterapia' e pochissimi casi entrano in terapia intensiva dopo l'utilizzo massiccio dell'eparina e la scoperta della presenza dei trombi, dei coaguli nei polmoni e di piccoli vasi grazie ai risultati ottenuti dalle autopsie in Italia e in numerosi Paesi nel mondo, tra i quali Germania, Russia, Cina, Inghilterra e Svizzera. Queste", illustra Foad Aodi, "le nostre conclusioni e proposte emerse dalla quinta ricerca effettuata in 72 Paesi euromediterranei, del Golfo Persico e africani: 1) l'85% per cento dei pazienti ormai si curano a domicilio; 2) la percentuale dei guariti è circa del 55%; 3) il 45% dei deceduti sono morti causa trombosi; 4) i pazienti negli ospedali con sintomi lievi sono circa il 10%; 5) i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono circa il 5% e tutti con patologie di anzianità; 6) il 6% dei contagiati non soffrono di patologie di anzianità; 7) l'85% dei contagiati ha più di 60 anni; 8) negli ospedali di numerosi Paesi, s'intensificano le cure con plasmaterapia, cortisone e antibiotici; 9) i medici e i professionisti della sanità si contagiano e muoiono numerosi dall'inizio della crisi in ogni Paese, per mancanza di protezioni; 10) il nostro #EsercitoBianco sta vincendo la guerra con la terapia a domicilio, con i farmaci citati e dividendo la malattia in tre fasi con la cura adeguata per ogni fase e paziente; 11) in numerosi Paesi sono iniziate le autopsie per studiare le cause di morte e si è confermata la teoria che la trombosi sia una delle cause principali per la morte dei pazienti contagiati con coronavirus; 12) non ci sono statistiche precise, in nessun Paese, riguardo ai morti da coronavirus e tutte le statistiche parlano di pazienti morti con coronavirus; 13) ci sono, tra i deceduti più giovani, contagiati e morti per una percentuale alta di ictus e infarti; 14) il 90% dei deceduti hanno almeno una o più di una patologia, in particolare cardiache o cardiovascolari, diabete, patologie neurologiche, renali, polmonari, ematiche ed epatiche". Il professor Aodi si appella, infine, al Governo italiano, "affinché chiarisca e dia l'autorizzazione per effettuare le autopsie e sostenere i medici legali e anatomopatologici in queste loro battaglie. Chiedo, inoltre, al Governo italiano di dichiarare che i medici e professionisti della sanità sono morti in quanto 'Martiri della Patria', visto che hanno perso la loro vita per difendere la salute di tutti, senza distinzioni".


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