La pandemia da
coronavirus è una bella
'lezione' per il
capitalismo americano. In particolare, per
l'amministrazione Trump e la sua retorica nazionalista. Il virus ha infatti dimostrato, casomai ve ne fosse bisogno, che crisi di questo tipo, in un mondo
globalizzato, necessitano di
risposte globali. La retorica è sempre pericolosa, perchè
'ingabbia' il pensiero all'interno di un
perimetro nostalgico. La realtà, invece, è tutta un'altra cosa. Il mondo sta andando
da un'altra parte: lo abbiamo detto e scritto più volte, in più riprese e in diverse sedi. Eppure, anche nel mondo
'non sovranista' spesso è sorta la tentazione, totalmente strumentale, di seguire
l'onda di protesta. O, per lo meno, di
fiancheggiarla. Nessuno, ancora oggi, comprende fino in fondo l'importanza della
svolta europea, che è stata
spirituale prim'ancora che
politica. E nei prossimi anni, vedremo quanto sarà importante
'rinfrescare' - o per lo meno
'ringiovanire' - il proprio pensiero. Certamente, non si può chiedere a un
socialista di trasformarsi in un
liberale o viceversa. Tuttavia, siamo ormai arrivati sul punto a lungo indicato: la necessità di
rielaborare continuamente la propria dottrina; di rivederla alla luce della
modernità, riadattandola ai tempi; di abbandonare un metro di giudizio di fatti e persone in quanto
mero meccanismo, che tende a sommare situazioni distinte; di rinunciare a
visioni ideologiche 'statiche' rendendole
dinamiche, attraverso un continuo sforzo di attualizzazione del proprio pensiero, anche individuale; di uscire dal nozionismo spicciolo, in favore di un ceto politico selezionato attraverso criteri di professionalità e competenza; di comporre
formule politiche meno
irrazionali, maggiormente equilibrate tra scienza e fede. In ogni caso, tornando al nostro
'amico amerikano', l'amministrazione
Trump ha cercato, sin dall'inizio del proprio mandato, di minare alla base l'intero sistema di
cooperazione globale e lo stesso ruolo dello
Stato: un
'ideologismo' completamente smentito dai fatti.
L'italo-marxismo, negli
anni '70 del secolo scorso, era solito criticare metodi e modi di governare
enti locali, istituzioni e persino
grandi aziende, dando scarso peso alla questione della
scelta degli uomini chiamati a guidare
'macchine', organismi e
apparati molto complessi. Ma lo stesso errore, esattamente speculare, viene commesso oggi da chi ritiene che lo
Stato sia sempre e comunque un
'aguzzino', o un mero
'inciampo' che impedisce uno
sviluppo liberista fuori controllo, sottovalutando l'importanza della scelta delle persone chiamate a guidarlo. Esattamente lo stesso, identico, errore del
Pci 'berlingueriano'. "Lo Stato non è la soluzione del problema: lo Stato è il problema": questo è solo uno degli
slogan preferiti dell'attuale
presidente degli Stati Uniti. Chissà se, oggi, la pensa ancora così. Questo modo di fare politica, tutto basato su
vuote parole d'ordine, su
colpevolismi gratuiti, sul ribaltamento di fatti e verità, è fallito prim'ancora di riuscire a dispiegare tutti i suoi devastanti effetti collaterali. Sono tornate a circolare
teorie e
settarismi, in questi anni, totalmente
fuori tempo massimo. Basterebbe citare la campagna
'No Vax', tanto per fare un esempio, la quale ha ottenuto esattamente
l'effetto opposto: oggi, il mondo intero è alla ricerca di un
vaccino contro il
Covid 19 e tutti i governi del pianeta sono disposti a
'sborsare' miliardi di dollari per accaparrarselo. Hanno parlato tutti troppo. Troppo e, spesso, a sproposito.
Donald Trump sta ormai rappresentando il
perfetto 'prototipo' del
politico incompetente: un ottimo risultato, cari
amici 'amerikani', non c'è che dire. E cosa dovremmo pensare, invece, in merito ai tanti
'complottismi' tesi sempre a individuare un
unico 'capro espiatorio', anche per fenomeni estremamente complessi? Questo modo di fare politica, totalmente strumentale,
fa schifo: ve lo scriviamo e ve lo sottolineiamo.
Delle due, l'una: o si cambia registro, o si cambia registro. Punto. Non c'è alternativa alcuna. Il popolo sta cominciando ad accorgersi che bisogna cominciare a guardarsi proprio dai
'populismi'. E ciò sta avvenendo semplicemente, in quanto
processo autonomo, osservando come si comportano certi esponenti nelle vicende caratterizzate da un
alto grado di difficoltà. E' arrivata la lezione più importante: quella della
competenza e della
meritocrazia. Parole di cui si sono riempiti la bocca tutti per decenni senza fare alcunché e, anzi, costringendo i nostri giovani migliori a
migrare all'estero per poter svolgere la professione scelta durante i propri anni di studio. Eppure, bastava aprire un
manuale di Storia qualsiasi: ai tempi della
'peste nera', affidarsi alle preghiere, agli esoterismi e alle superstizioni non servì a nulla. Anzi, tra gli storici c'è addirittura chi sostiene che la
'svolta illuminista' sia cominciata proprio grazie alle
ondate pestilenziali del
XVII secolo, ponendole in correlazione diretta con la direzione che prese, in seguito, la
Storia stessa. La ricerca e l'innovazione hanno bisogno di
investimenti: basta con le politiche di
sgravio fiscale alle aziende. Oltre a servire a ben poco sul
fronte occupazionale, questo modo di concepire l'economia interviene sempre sul lato
dell'offerta, generando un modello che
precede la sua stessa
domanda imponendole beni completamente
superflui. Un capitalismo che impone la
superficialità mina se stesso alla base. Ora, il
presidente americano si è
'imbarcato' nella sua nuova impresa da
Don Chisciotte de la Mancha: accusare la
Cina di essersi fatta sfuggire il
Covid 19 dal laboratorio di
Wuhan. Peccato che quel laboratorio abbia cominciato a lavorare su quel virus solamente dopo che è iniziato il
contagio. In pratica, si rischia di tornare alla
'guerra fredda' per un virus sfuggito da un laboratorio
con le sue gambe, senza che nessuno si fosse neanche accorto della sua presenza. Anzi, era
assente ingiustificato: in realtà, si era
nascosto in bagno a
fumare. Ricordiamo, inoltre, che proprio il
presidente Trump è colui che ha ridotto del
20% gli investimenti nel campo della
ricerca sulle
malattie infettive e
zootecniche. Sì, è vero: noi siamo molto critici con i
sovranisti di 'casa nostra' e con un modo di fare politica basato su
moralismi preconfezionati o posizioni assunte per
partito preso. Ma una
'disgrazia' come
Donald Trump, vivaddio, non ci è ancora capitata. E anche a chi continua ad affermare che
l'avvento dei virologi e dello
scientismo abbia generato una
crisi economica spaventosa, rispondiamo rammentando loro come i
mancati investimenti nei settori
scientifici, sanitari, educativi e di
istruzione siano la vera causa delle
crisi economiche più profonde, soprattutto quando arrivano eventi come le
pandemie, perché
prevenire sarebbe
assai meglio che curare. Lo si può comprendere questo concetto o è
chiedere troppo? Siamo noi quelli che si allontanano dal
codice 'binario' dell'italiano medio, del
sovranismo agonizzante e degli
economisti 'inventati'? Prima si tagliano le spese alla
ricerca e
si chiudono gli
ospedali, poi ci si lamenta perchè il
sistema sanitario finisce sotto stress:
facce di bronzo! Siete solamente le stesse, identiche,
facce di bronzo di sempre! Con politici del genere, alla
Donald Trump, c'è il rischio che gli
infermieri comincino a iniettare le
intramuscolo in tutt'altra
parte anatomica, per
evidente ambiguità. Basta con questi
politici ridicoli, totalmente inventati; basta con gli
'uomini della Provvidenza'; basta con le assurde richieste di
'pieni poteri'; e basta con il
mito dell'uomo 'forte', che alla fine conduce sempre verso il
disastro. Quando lo capiremo?
Quando? Gli
Usa stanno dimostrandosi il Paese più inadeguato sia nel combattere la pandemia da
coronavirus, sia nell'effetture i
test, sia nel garantire
cure e
assistenza medica. E i costi di tutto questo stanno
'schizzando' vertiginosamente. Con i provvedimenti presi nei primi
3 anni del proprio mandato,
mister Trump ha condotto il sistema sanitario americano allo
sfacelo. E il suo Paese adesso rischia di ritrovarsi con
40 milioni di persone alla fame. Gli
Stati Uniti dovevano
riconvertire il proprio
sistema produttivo prima degli altri, per prepararsi alle
emergenze ambientali, climatiche e
sanitarie, perché solo le
scelte politiche basate su
criteri scientifici tutelano veramente il
popolo. Altro che
"America first"!