E' stata la più grave
emergenza sanitaria del secolo, paragonabile alle
due guerre mondiali, inferiore forse solo alla famosa
'spagnola' degli anni
'10 e
'20 del secolo scorso, che fece milioni di morti. L'epidemia del
1918-1920 si era diffusa in
Europa, provocando milioni di vittime. Le nazioni di allora erano alle prese con la sanguinosa
I guerra mondiale e, non potendo non notare la morte di milioni di persone per una malattia che non si conosceva, tutti si guardarono bene dal comunicare
l'allarme, dato lo
stato di guerra che induceva le autorità a prevenire qualsiasi notizia che potesse essere, in qualche modo,
disfattista. Accadde così che la patologia venne riconosciuta, codificata e comunicata al mondo dall'unico Paese che non partecipava alla guerra: la
Spagna, da cui prese il nome. In realtà, la patologia era ben presente in tutto il
vecchio continente e aveva mietuto migliaia di vittime in tutti gli Stati, che per motivi di propaganda, si sono ben guardati dal riconoscerla per comunicare l'emergenza alle rispettive popolazioni. Questa cosa è accauta anche questa volta? La versione ufficiale, quella che si legge comunemente sui giornali e si sente in televisione, è che il
coronavirus nasce in un mercato del pesce e degli animali, il cosiddetto
'wet market' di
Wuhan, megalopoli cinese. In
Cina, gli standard igienici sono molto più bassi che in occidente. E in quel mercato vengono portati animali vivi, da macellare sul posto. La versione ufficiale è che il
coronavirus abbia fatto il
'salto di specie' passando dal
pipistrello all'uomo attraverso una
specie intermedia, macellata al mercato di
Wuhan. In questo passaggio, il virus si è appropriato delle
proteine dell'animale intermedio. Una carne altamente proteica è quella del
pangolino, un pacifico e solitario animale squamoso con una carne estremamente
dolce: una vera
prelibatezza. Tuttavia, che il
vettore sia stato il
pangolino non ci sono prove: l'ipotesi nasce unicamente dalla
ricchezza proteica dell'animale, che potrebbe aver dato al
virus una
potenzialità di contagio molto alta, soprattutto negli
ambienti chiusi. Un
virus che può colpire più persone a causa della sua capacità di diffondersi attraverso le nostre
goccioline di saliva, quelle che emettiamo quando si
tossisce, si
starnutisce, o più semplicemente si parla a breve distanza con le altre persone. Addirittura, sembra accertato che i primissimi casi giunti
all'ospedale di Wuhan presentavano, come prima anomalia medica, una
forte congiuntivite. Ecco perché questi primi pazienti sono stati mandati al reparto
oftalmico, in cui era di turno, quel giorno, il
dottor Li: un
onesto oftalmologo che non potè far altro che diagnosticare una
polmonite virale. Le autorità cinesi hanno fatto una gran fatica, soprattutto mentale, a riconoscere la malattia, probabilmente per non creare
panico immotivato. Il
dottor Li, che l'aveva individuata per primo, venne addirittura emarginato dai colleghi, per poi diventare l'eroe della situazione quando è
deceduto proprio a causa della patologia di cui aveva riconosciuto la pericolosità. Un virus del genere, con un grado di
contagiosità esponenziale così alto, in un mondo globalizzato, con migliaia di viaggiatori che dalla
Cina si spostano ovunque, si è diffusa quasi immediatamente in
Corea del sud e, in seguito, anche in
Europa, trovando terreno fertile - difficile capire per quali ragioni - in
Italia: la prima martoriata fra le nazioni occidentali. Questa, più o meno, è la
versione ufficiale. Tuttavia, esiste anche una
ricostruzione diversa. Si sa, per esempio, che a
Wuhan c'è un laboratorio di ricerca scientifica chiamato
'BSL-4', in cui si studiano e si fanno esperimenti sui virus. Non si trova affatto vicino al
mercato del pesce, né
all'ospedale di Wuhan, dove sono stati accertati i primissimi casi. Tuttavia, si tratta di un laboratorio finanziato dai
francesi e dagli
americani, finalizzato a studiare come combattere le nuove emergenze come quella della
Sars, esplosa negli anni
2004-2006. Sappiamo anche che le
autorità cinesi, per quanto abbiano accettato questi finanziamenti per il laboratorio, in realtà non abbiano mai fatto entrare personale, scientifico o meno, americano o francese, in questo centro di ricerca, con la sola e unica eccezione di uno scienziato francese. Insomma, a un certo punto la
pandemia è esplosa in tutto il mondo, con migliaia di morti ogni giorno, soprattutto negli
Stati Uniti. I quali, nel giro di poche settimane, sono diventati il Paese più colpito per morti e contagiati. Ciò anche a causa di un
sistema sanitario 'privatistico', dove i
test costano migliaia di dollari e ben pochi possono permetterseli. E cosa succede a un certo punto? Succede che il presidente americano,
Donald Trump, un uomo che ha vissuto di cause legali contro i suoi avversari durante la sua discutibilissima carriera, costellata di
fallimenti immobiliari, dopo aver sottovalutato pubblicamente la pericolosità del
Covid 19 e dopo essersi lasciato scappare alcune dichiarazioni alquanto
'singolari', ha cominciato a minacciare di far causa alla
Cina, per aver provocato il virus e averlo tenuto nascosto. E questa cosa viene ribadita anche dal presidente francese
Macron. Strana coincidenza:
Francia e
Stati Uniti, che finanziavano un laboratorio a
Wuhan dove si facevano esperimenti sui virus e in cui nessun ricercatore americano o francese ha potuto avere accesso, decidono di unirsi nel minacciare
Pechino. Per non parlare della diffusione in rete di una
video-intervista a una televisione francese di
Luc Montagnier, premio
Nobel nel
2008 e scopritore
dell'Hiv, il quale afferma che il
coronavirus sarebbe stato
modificato in laboratorio, poiché ne riconosce, all'interno del
Dna, il
genoma dell'Hiv. In sostanza, lo studioso afferma che la
pandemia sarebbe stata provocata da chi, probabilmente, cercava un
vaccino per
l'Aids. Il video è perfettamente tradotto in italiano. La qual cosa potrebbe significare che il servizio sia stato tradotto anche in altre lingue e diffuso in rete
ad arte, per spalleggiare proprio le minacce di
Macron e
Trump alla
Cina. Un sospetto divenuto
legittimo, poiché col passare dei giorni si è notata una
mutazione molto lenta del
Covid 19, che lo ha connotato come
stabile, dunque di
origine naturale, mentre le
sequenze di Hiv sono rimaste molto piccole, comuni ad altri
virus sempre di
origine naturale. Infine, la
rigida emergenza sanitaria adottata in
Italia, dove siamo a lungo risultati tra i primi al mondo per contagi e decessi, ha messo in ginocchio la nostra intera
economia, con milioni di persone letteralmente alla fame, mentre altri Paesi che non hanno chiuso nulla, come quelli del
nord Europa, o solo molto sporadicamente, come quelli della fascia cinese
(Corea, Vietnam, Laos e altri), i quali hanno adottato misure di prevenzione molto
blande, sono
usciti dalla crisi già da tempo e senza troppi
disastri economici. Gli stessi
Stati Uniti - ritrovatisi nel caos a causa del proprio
sistema sanitario privato, in mano alle
assicurazioni e alle grandi
compagnie farmaceutiche - impossibilitati nel fare i
test perché i poveri non se li possono permettere, sono stati costretti a
smaltire le bare in
fosse comuni, diventando ben presto il primo Paese al mondo per morti e contagiati, con decine di milioni di disoccupati. Questo è il
quadro complessivo: a cosa si può
credere? Probabilmente, la
verità sta nel mezzo. Nella prima fase del contagio, la
Cina ha taciuto informazioni importantissime, depistando sia
l'Oms, sia tutti gli altri Paesi del mondo, a cominciare dal nostro.
Pechino ha omesso sia la
pericolosità della patologia, che non era affatto una
forte influenza, sia
l'esponenzialità di diffusione del virus, assai più alta di quella di un raffreddore o una polmonite. In pratica,
all'inizio della pandemia, cioè nel momento decisivo, in cui era importante comprendere cosa fare e prepararsi per tempo, la
Cina non è stata
trasparente, mentre
Inghilterra e
Stati Uniti, con i loro attuali esecutivi guidati da
personaggi discutibili, hanno prima
sottovalutato la portata del contagio, per poi cambiare totalmente registro, al fine di
nascondere gli squilibri dei rispettivi
modelli di welfare, ponendosi altresì alla disperata ricerca di un
'capro espiatorio' senza alcun senso della proporzione. Come se fosse contemplabile una
verità in cui qualcuno ha
totalmente torto per definizione, mentre altri avrebbero
completamente ragione al
100%. Un mondo tornato
in bianco e nero, insomma,
appiattito sul presente e con la
memoria di un
pesce rosso: circa
due secondi e mezzo.