Roberto LabateE' stata la più grave emergenza sanitaria del secolo, paragonabile alle due guerre mondiali, inferiore forse solo alla famosa 'spagnola' degli anni '10 e '20 del secolo scorso, che fece milioni di morti. L'epidemia del 1918-1920 si era diffusa in Europa, provocando milioni di vittime. Le nazioni di allora erano alle prese con la sanguinosa I guerra mondiale e, non potendo non notare la morte di milioni di persone per una malattia che non si conosceva, tutti si guardarono bene dal comunicare l'allarme, dato lo stato di guerra che induceva le autorità a prevenire qualsiasi notizia che potesse essere, in qualche modo, disfattista. Accadde così che la patologia venne riconosciuta, codificata e comunicata al mondo dall'unico Paese che non partecipava alla guerra: la Spagna, da cui prese il nome. In realtà, la patologia era ben presente in tutto il vecchio continente e aveva mietuto migliaia di vittime in tutti gli Stati, che per motivi di propaganda, si sono ben guardati dal riconoscerla per comunicare l'emergenza alle rispettive popolazioni. Questa cosa è accauta anche questa volta? La versione ufficiale, quella che si legge comunemente sui giornali e si sente in televisione, è che il coronavirus nasce in un mercato del pesce e degli animali, il cosiddetto 'wet market' di Wuhan, megalopoli cinese. In Cina, gli standard igienici sono molto più bassi che in occidente. E in quel mercato vengono portati animali vivi, da macellare sul posto. La versione ufficiale è che il coronavirus abbia fatto il 'salto di specie' passando dal pipistrello all'uomo attraverso una specie intermedia, macellata al mercato di Wuhan. In questo passaggio, il virus si è appropriato delle proteine dell'animale intermedio. Una carne altamente proteica è quella del pangolino, un pacifico e solitario animale squamoso con una carne estremamente dolce: una vera prelibatezza. Tuttavia, che il vettore sia stato il pangolino non ci sono prove: l'ipotesi nasce unicamente dalla ricchezza proteica dell'animale, che potrebbe aver dato al virus una potenzialità di contagio molto alta, soprattutto negli ambienti chiusi. Un virus che può colpire più persone a causa della sua capacità di diffondersi attraverso le nostre goccioline di saliva, quelle che emettiamo quando si tossisce, si starnutisce, o più semplicemente si parla a breve distanza con le altre persone. Addirittura, sembra accertato che i primissimi casi giunti all'ospedale di Wuhan presentavano, come prima anomalia medica, una forte congiuntivite. Ecco perché questi primi pazienti sono stati mandati al reparto oftalmico, in cui era di turno, quel giorno, il dottor Li: un onesto oftalmologo che non potè far altro che diagnosticare una polmonite virale. Le autorità cinesi hanno fatto una gran fatica, soprattutto mentale, a riconoscere la malattia, probabilmente per non creare panico immotivato. Il dottor Li, che l'aveva individuata per primo, venne addirittura emarginato dai colleghi, per poi diventare l'eroe della situazione quando è deceduto proprio a causa della patologia di cui aveva riconosciuto la pericolosità. Un virus del genere, con un grado di contagiosità esponenziale così alto, in un mondo globalizzato, con migliaia di viaggiatori che dalla Cina si spostano ovunque, si è diffusa quasi immediatamente in Corea del sud e, in seguito, anche in Europa, trovando terreno fertile - difficile capire per quali ragioni - in Italia: la prima martoriata fra le nazioni occidentali. Questa, più o meno, è la versione ufficiale. Tuttavia, esiste anche una ricostruzione diversa. Si sa, per esempio, che a Wuhan c'è un laboratorio di ricerca scientifica chiamato 'BSL-4', in cui si studiano e si fanno esperimenti sui virus. Non si trova affatto vicino al mercato del pesce,all'ospedale di Wuhan, dove sono stati accertati i primissimi casi. Tuttavia, si tratta di un laboratorio finanziato dai francesi e dagli americani, finalizzato a studiare come combattere le nuove emergenze come quella della Sars, esplosa negli anni 2004-2006. Sappiamo anche che le autorità cinesi, per quanto abbiano accettato questi finanziamenti per il laboratorio, in realtà non abbiano mai fatto entrare personale, scientifico o meno, americano o francese, in questo centro di ricerca, con la sola e unica eccezione di uno scienziato francese. Insomma, a un certo punto la pandemia è esplosa in tutto il mondo, con migliaia di morti ogni giorno, soprattutto negli Stati Uniti. I quali, nel giro di poche settimane, sono diventati il Paese più colpito per morti e contagiati. Ciò anche a causa di un sistema sanitario 'privatistico', dove i test costano migliaia di dollari e ben pochi possono permetterseli. E cosa succede a un certo punto? Succede che il presidente americano, Donald Trump, un uomo che ha vissuto di cause legali contro i suoi avversari durante la sua discutibilissima carriera, costellata di fallimenti immobiliari, dopo aver sottovalutato pubblicamente la pericolosità del Covid 19 e dopo essersi lasciato scappare alcune dichiarazioni alquanto 'singolari', ha cominciato a minacciare di far causa alla Cina, per aver provocato il virus e averlo tenuto nascosto. E questa cosa viene ribadita anche dal presidente francese Macron. Strana coincidenza: Francia e Stati Uniti, che finanziavano un laboratorio a Wuhan dove si facevano esperimenti sui virus e in cui nessun ricercatore americano o francese ha potuto avere accesso, decidono di unirsi nel minacciare Pechino. Per non parlare della diffusione in rete di una video-intervista a una televisione francese di Luc Montagnier, premio Nobel nel 2008 e scopritore dell'Hiv, il quale afferma che il coronavirus sarebbe stato modificato in laboratorio, poiché ne riconosce, all'interno del Dna, il genoma dell'Hiv. In sostanza, lo studioso afferma che la pandemia sarebbe stata provocata da chi, probabilmente, cercava un vaccino per l'Aids. Il video è perfettamente tradotto in italiano. La qual cosa potrebbe significare che il servizio sia stato tradotto anche in altre lingue e diffuso in rete ad arte, per spalleggiare proprio le minacce di Macron e Trump alla Cina. Un sospetto divenuto legittimo, poiché col passare dei giorni si è notata una mutazione molto lenta del Covid 19, che lo ha connotato come stabile, dunque di origine naturale, mentre le sequenze di Hiv sono rimaste molto piccole, comuni ad altri virus sempre di origine naturale. Infine, la rigida emergenza sanitaria adottata in Italia, dove siamo a lungo risultati tra i primi al mondo per contagi e decessi, ha messo in ginocchio la nostra intera economia, con milioni di persone letteralmente alla fame, mentre altri Paesi che non hanno chiuso nulla, come quelli del nord Europa, o solo molto sporadicamente, come quelli della fascia cinese (Corea, Vietnam, Laos e altri), i quali hanno adottato misure di prevenzione molto blande, sono usciti dalla crisi già da tempo e senza troppi disastri economici. Gli stessi Stati Uniti - ritrovatisi nel caos a causa del proprio sistema sanitario privato, in mano alle assicurazioni e alle grandi compagnie farmaceutiche - impossibilitati nel fare i test perché i poveri non se li possono permettere, sono stati costretti a smaltire le bare in fosse comuni, diventando ben presto il primo Paese al mondo per morti e contagiati, con decine di milioni di disoccupati. Questo è il quadro complessivo: a cosa si può credere? Probabilmente, la verità sta nel mezzo. Nella prima fase del contagio, la Cina ha taciuto informazioni importantissime, depistando sia l'Oms, sia tutti gli altri Paesi del mondo, a cominciare dal nostro. Pechino ha omesso sia la pericolosità della patologia, che non era affatto una forte influenza, sia l'esponenzialità di diffusione del virus, assai più alta di quella di un raffreddore o una polmonite. In pratica, all'inizio della pandemia, cioè nel momento decisivo, in cui era importante comprendere cosa fare e prepararsi per tempo, la Cina non è stata trasparente, mentre Inghilterra e Stati Uniti, con i loro attuali esecutivi guidati da personaggi discutibili, hanno prima sottovalutato la portata del contagio, per poi cambiare totalmente registro, al fine di nascondere gli squilibri dei rispettivi modelli di welfare, ponendosi altresì alla disperata ricerca di un 'capro espiatorio' senza alcun senso della proporzione. Come se fosse contemplabile una verità in cui qualcuno ha totalmente torto per definizione, mentre altri avrebbero completamente ragione al 100%. Un mondo tornato in bianco e nero, insomma, appiattito sul presente e con la memoria di un pesce rosso: circa due secondi e mezzo.


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