Nei giorni scorsi,
Matteo Salvini ha scritto una lettera di risposta al giornale tedesco
'die Welt', che ci ha lasciati alquanto perplessi. Si tratta della testata d'informazione che ha commentato gli aiuti che si stanno studiando a
Bruxelles con l'infelice frase:
"La mafia, in Italia, sta aspettando i soldi dell'Europa". E' indubbiamente vero, che il quotidiano tedesco ha fatto, come suol dirsi in questi casi,
"di tutta un'erba un fascio". E che esso meritasse una risposta. Ma sarebbe stato più corretto, da parte di
Salvini, andare ad accertarsi come quella frase si trovasse all'interno di un contesto d'analisi assai più
articolato. Non si è trattato di un
vuoto slogan totalmente
'campato per aria', come purtroppo sono soliti fare i nostri
politici di
terza generazione. In secondo luogo, la lettera del leader della
Lega, postata sulla sua pagina
Facebook, è stracolma di imprecisioni. Innanzitutto, intorno al cosiddetto
'fondo salva-Stati', in merito al quale
Matteo Salvini, dopo aver
'rinfacciato' al giornale tedesco il contributo italiano degli anni scorsi per il finanziamento del
Meccanismo europeo di stabilità (Mes, ndr), ha sostanzialmente affermato che di quei soldi
l'Italia non avrebbe mai saputo più nulla. Una frase che ha dimostrato come il nostro
ex ministro degli Interni, più che un
mentitore, sia soprattutto assai poco informato, o quantomeno
mal consigliato dal proprio gruppo di economisti. Chi ha infatti gestito il
'vecchio Mes' negli anni passati, ha acquistato obbligazioni e titoli di debito di altri Paesi, in particolar modo della
Grecia. E grazie ai tassi d'interesse ottenuti sui mercati internazionali ha rimborsato
all'Italia quasi tutto. Mancherebbe ancora qualcosa, a dire il vero: poco più di un
centinaio di milioni di euro. Ma si tratta veramente di
'poca roba', rispetto alle cifre di cui stiamo parlando, in questi giorni, per la fase
'post coronavirus'. In terzo luogo, non è affatto vero, come invece ha dichiarato
Salvini, che
l'Unione europea, negli ultimi decenni, non ha aiutato
l'Italia o le avrebbe negato delle risorse. In realtà, la
Ue ha finanziato numerosi
progetti e
'patti territoriali' passando per le
Regioni, le quali a loro volta hanno girato i fondi accordati ai
comuni interessati. Questi ultimi, tuttavia, il più delle volte non li hanno spesi, per
manifesta incapacità a realizzare quei progetti e quelle idee formalmente - ma solo formalmente - ben presentate. Tutto o quasi tutto, qui da noi,
resta sulla 'carta'. Di conseguenza,
l'Unione europea si è vista costretta a riprendersi il denaro accordato, per finanziare la
Polonia e altri Paesi
dell'est europeo. Ciò è accaduto in maniera evidente, per esempio, nel triennio
2011-2013. Ed ecco perché gl
i Stati 'nordici' non si fidano delle nostre intenzioni: per
motivazioni assai ben 'motivate', purtroppo. In particolar modo, per lo scarso
livello qualitativo della nostra attuale
classe politica - a cui lo stesso
Salvini appartiene - che non realizza mai le cose che dice di voler fare. Ai tedeschi si possono dire tante cose. Ma di certo, essi non difettano di
capacità organizzative o
concretezza politica. Sia come sia, tornando alla lettera di
Matteo Salvini al
'die Welt', essa si conclude con la
consueta 'filippica', totalmente
inutile, contro le
Ong impegnate a salvare le vite dei migranti nel
mar Mediterraneo, invitando il quotidiano tedesco a produrre delle inchieste contro di loro. Un tema che, oltre a essere
assai poco pertinente, in questo caso, ha palesato l'evidente
stato confusionale del leader della
Lega, che lo ha condotto (non è la prima volta...) a
entrare a 'gamba tesa' sulle competenze professionali altrui. Fondasse lui un suo
giornale finalizzato ad accertare chi ci sia, effettivamente,
'dietro' alle Ong: scoprirà un
'mondo' che non è affatto quello che disegna lui. Insomma,
Matteo Salvini non può di certo imporre a un direttore di testata cosa deve scrivere sul giornale che
dirige, o quali inchieste dovrebbe fare o a non fare: è proprio questo il
'determinismo' di cui appare, ancora oggi,
'impregnato' il
'sovranismo' di casa nostra.
Esattamente questo. Tutto ci manca, ormai, in questo nostro Paese. Soprattutto, nel pieno di una
quarantena dettata da
un'emergenza sanitaria assai grave. Ma la sola e unica cosa che, in questo preciso momento, non ci serve per niente, è il rimpianto per certi
'pulpiti'. Di
chiesa o di
piazza essi siano.