Con la premessa che siamo i primi a essere
dubbiosi e che vogliamo essere
cauti nel trattare una materia così delicata, che implica la vita stessa delle persone, c'è un
dilemma che ci stiamo ponendo fin da quando è cominciata questa crisi del
coronavirus: facciamo bene a mantenere
chiuse tutte le
attività? Fa bene lo
Stato? Ha il diritto di
fermare ogni esercizio, tranne quelli ritenuti
indispensabili? Perché così facendo, si mandano in crisi migliaia di attività e di persone, per non dire
milioni: gente rovinata, che non riaprirà più. Ha diritto, lo Stato, a fare una cosa del genere? Personalmente, scrivo da
Pesaro, che notoriamente è stato uno dei focolai dell'epidemia, fin da subito. Si dice, forse, per la disputa in febbraio delle
'Final Eight': le finali di
Coppa Italia di
basket, in cui per qualche giorno si sono riunite le
prime 8 squadre d'Italia, giunte a
Pesaro con le loro tifoserie di centinaia e migliaia di appassionati. E forse, da lì potrebbe essere partito il contagio, che ha reso la mia città una delle zone più colpite
d'Italia. Nel
pronto soccorso e nell'ospedale di
Pesaro lavorano diversi amici, che ho sentito spesso e che mi comunicano una situazione drammatica, con arrivi di
ambulanze a sirene spiegate tutto il giorno e tutta la notte. Ambulanze che trasportano pazienti alcuni dei quali molto
gravi, che finiscono in
terapia intensiva, dove hanno dovuto creare posti in continuazione. In parecchi, a quel punto, non ce l'hanno fatta.
L'ospedale di Pesaro è uno di più sotto stress
d'Italia e a tutti i sanitari che vi lavorano, lì come in tutti gli ospedali e strutture sanitarie del mondo, dovremmo fare un
monumento di ringraziamenti al personale, spesso sottoposto al
rischio di contagio, con attrezzature e equipaggiamenti non sempre idonei a prevenire nulla. Detto questo, chiudere tutte le attività e mandarne fallite tante altre che non riapriranno mai più (già ora è pieno di cartelli
'Vendesi' e
'Affittasi'), rovinare persone e aziende con tutti i loro dipendenti, può essere la cura?
L'Agi ha pubblicato, di recente, un
'lancio' che riferiva:
2,7 milioni di persone già oggi fanno fatica a mangiare. Ci stiamo rendendo conto di cosa stiamo parlando? In che razza di crisi ci stiamo ficcando? Già da diverse settimane mi sto dando da fare per far circolare un
video, che ho preparato artigianalmente, il quale esprime più o meno questi fatti. Cerco di parlare alla
radio, cerco di farmi sentire e vorrei che si
aprisse una discussione dignitosa su questo argomento. Lo
Stato ha diritto di rovinare milioni di persone? L'altra via che vediamo, alternativa, adottata da qualche Paese come la
Svezia - che anch'essa, adesso, sta registrando le sue
'maglie', per la verità - sarebbe quella di informare bene i cittadini dei rischi e lasciare le cose alla libera scelta delle persone, al loro
libero arbitrio. Con
regole e
limiti, ovviamente, che prescrivano il
divieto di assembramenti, di mantenere il
distanziamento sociale, almeno un metro dagli altri. Le persone dovrebbero essere lasciate libere di scegliere se
lavorare o meno, se tenere aperta la propria attività o meno, avere magari un calo, ma senza andare verso il fallimento, come sta succedendo a molti. Con le
Forze di polizia che controllino il rispetto delle norme, ovviamente. Con l'aiuto di molta
tecnologia, anche in
Corea del sud stanno tentando qualcosa di simile. E l'epidemia è persino scomparsa. Qui, ovviamente, le scelte del
Governo sembra dipendano da quelle degli
scienziati, che dicono che fino a quando il contagio non scenderà al di sotto del
'Fattore 1' - che non si propaga ulteriormente in sostanza - bisogna tenere tutto
chiuso. Si comincerà a riaprire, eventualmente, dopo
Pasqua o a
maggio, gradualmente. Sembrerà una liberazione: torneremo a vivere. Manca, tuttavia,
l'analisi economica in queste conclusioni scientifiche, che non è una
bieca venalità: se teniamo tutto chiuso, milioni di persone andranno in rovina e la
criminalità organizzata prospererà. Una persona rovinata sta meglio di una persona eventualmente esposta al
coronavirus? Noi non lo crediamo. Pochissimi, come si sa, contraggono
malattie gravi da un possibile contagio: le probabilità di avere serie conseguenze dal maledetto
virus rimangono alquanto basse.
L'80% dei positivi non si è neanche accorta di essere entrate in contatto col
virus, non hanno avuto nessuna conseguenza: in questo, concordano tutti gli scienziati. Le persone anziane, fragili, possono benissimo stare a casa per non sottoporsi a rischi. Vorremmo una discussione molto ampia e seria, su questo. E si badi bene che non stiamo
istigando nessuno a
trasgredire nulla, di andare divertirsi (dove?) o di mettersi nei guai. Ma la questione è vitale: come ne usciremo da questa situazione, quando (sperabilmente) l'emergenza sarà terminata? In quali condizioni? Basteranno
600 euro per le
partite Iva per gente che chiuso e ha perduto tutto, mandando rovinati anche i dipendenti e le loro famiglie? Il nostro direttore ci parla di un
'Protocollo di sorveglianza' dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr) di
90 giorni. Noi non abbiamo certezze assolute, ma quel che vorremmo adesso è avere qualche
informazione in più.