Vittorio LussanaEsiste un video sulla piattaforma 'Youtube' in cui un giovane ricercatore ha 'smontato', pezzo per pezzo, una delle tante ipotesi complottiste lasciate circolare sulla rete web in merito alla genesi dell'attuale pandemia da coronavirus. Un'analisi 'scanzonata' di più di due ore, tra le pieghe di congetture totalmente 'campate per aria', esposte come serissimi esercizi di giornalismo investigativo della durata di 10-12 minuti circa. In pratica, ci vogliono più di due ore di 'diretta-video' per dimostrare l'infondatezza e la marea di stupidaggini che circolano in rete. A riprova di come non si capisca in quale modo funzioni il mondo scientifico; di come si continui a considerare il numero delle visualizzazioni 'virali' preponderante rispetto a un'informazione divulgativa di qualità; di come si finisca con l'appiattire ogni cosa verso il basso, screditando tutto ciò che di buono l'avvento di internet ha generato sul fronte delle nuove opportunità, anche occupazionali, che le nuove tecnologie possono o potrebbero favorire. Il giornalismo investigativo è ben altra cosa. Ed è esattamente per questi motivi che esistono degli Ordini deontologici di controllo in quasi tutte le professioni, dai giornalisti ai medici, dagli avvocati agli architetti e via dicendo. La rete web ha sollevato molte speranze, in questi ultimi decenni. Ma a causa di alcuni soggetti, anche questa nuova possibilità rischia di generare un'informazione scarsamente credibile. Numerosi colleghi ed eccellenti professionisti dell'informazione 'ufficiale' hanno bisogno, ogni tanto, di confrontarsi, di far circolare delle notizie, di avere un rapporto con un modo di lavorare assai più snello, rapido e vivace. Ma anche tale funzione di 'supporto' della rete web rischia di essere vanificata, trascinandoci tutti in un unico 'marasma' confusionario e inaffidabile, che riproduce tal quale quella divisione tra informazione di serie 'A' e un'altra di serie 'B' a lungo criticata proprio negli ambienti del web. Il punto originario di quest'ennesima regressione di massa rimane l'aziendalismo 'berlusconiano', che ancora oggi ispira una filosofia di pensiero che predilige il dato quantitativo dell'audience rispetto agli antichi criteri, qualitativi e umanistici, ai quali si dovrebbe ispirare non soltanto il mondo dell'informazione, ma anche quello politico e delle professioni. In buona sostanza, uno dei nostri problemi più gravi rimane quello di uno 'zoccolo duro' qualunquista e cialtrone, che tende a mescolare misticismo, populismo e demagogia reazionaria in maniera irresponsabile, rischiando di trascinarci veramente a fondo, a prescindere dai problemi economici che, ben presto, dovremo affrontare. Tuttavia, non si creda, da nessuna parte, che non si sappia, non si capisca o non si riescano a individuare quei 'meccanismi' regolarmente 'innescati' da 30 anni a questa parte. E che non ci sarà modo, a un certo punto, di chiederne conto.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Fabrizio - Roma - Mail Web Site - venerdi 3 aprile 2020 12.39
Piu' che giusto, caro Vittorio, ci auguriamo che l'esperienza dramamtica mondiale diquest'èpeidemia permetta, una volta usciti, diavviare unarigenerazione anche del giornalismo,dell'informazione.Dobbiamotutti lavorarci!


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