In questi giorni di
emergenza planetaria per l'epidemia di
coronavirus, può sembrare che le
nuove tecnologie siano giunte in nostro soccorso in molte cose. Ma ciò è avvenuto attraverso un
fatto instauratosi incidentalmente, non per un
atto politico ben preciso, dotato di una propria
visione, organica e coerente, delle cose. Non siamo di fronte a una società che,
messa alle 'corde' dalla
quarantena forzata, ha finalmente compreso quale sia
l'utilizzo migliore di
smartphone, Iphone, tablet e
social network. Si tratta, cioè, di una
condizione di necessità, non della volontà di superare un
utilizzo psicopatologico ed
edonistico dei nuovi
mezzi di comunicazione. Al contrario, quanto accaduto ha palesato ancor di più le
micidiali attitudini della rete e dei
social alla
disinformazione e alla diffusione di
'fake news'. Uno
sviluppo tecnologico non accompagnato da un reale
progresso civile e
culturale rimane
un'attitudine negativa della
modernità, che provoca
squilibri evidenti. Numerosi studi scientifici dimostrano come un
utilizzo eccessivo di
smartphone, gaming, internet e
social network conduca a una sorta di
surrogazione della vita reale, che genera
falsi equilibri, sfociando in fortissime
crisi nel momento in cui la loro fruizione s'interrompe. Oltre a ciò, le
nuove tecnologie facilitano lo sviluppo di
capacità cognitive diverse, implementando alcune competenze a danno di altre. In pratica, attraverso
l'uso distorto delle
nuove tecnologie non si apprende come compiere al meglio un determinato
atto, bensì si chiede a uno strumento di
realizzarlo al posto nostro. Inoltre, esse modificano
l'utilizzo del pensiero, poiché tutto si
amplifica in favore della
'performance' immediata. Anche il semplice
esercizio mnemonico di ricordare una serie di
dati statistici risulta demandato al
telefono cellulare o alla
rete internet, mentre il nostro
cervello crea una
'mappa differente', preoccupandosi prioritariamente di come
'recuperare' quelle stesse informazioni quando esse ci serviranno. In buona sostanza, le
nuove tecnologie provocano una
sovrastimolazione sensoriale, con conseguenze negative
sull'attenzione e sulla
memoria. Esse ci portano enormi vantaggi sul versante
dell'acquisizione delle conoscenze, ma mortificano ogni
maturazione emotiva, affettiva e
relazionale, lasciando irrisolti i nostri
problemi individuali o
personali. Insomma, siamo innanzi a un'ulteriore ed evidente
regressione di massa, che appiattisce ogni questione alla semplice
prestazione 'pragmatica', bloccando ogni reale nutrimento
spirituale, culturale o
valoriale in favore
dell'incoerenza e
dell'incostanza dei nostri comportamenti. Si tratta di conseguenze che, a nostro parere, non dovrebbero essere
sottovalutate, poiché possono portare a vere e proprie
sindromi piscopatologiche, le quali riescono a convicerci surrettiziamente che la nostra vita sia tutta un
'gioco', senza mai insegnarci che ci sono momenti in cui è necessario comportarsi da
persone serie. E' la
vittoria delle sensazioni che sostituiscono le
idee e i
pensieri, che favoriscono
l'inebetimento di massa, che impediscono ogni reale
evoluzione della società, la quale rimane
prigioniera di dissociazioni che annullano la
veracità, l'originalità, la capacità di
distinguere problemi e
soluzioni, cause e
sintomi, degradando lo
'spirito' a
'cosa'.PER LEGGERE LA NOSTRA RIVISTA MENSILE CLICCARE QUI
(editoriale tratto dal mensile 'Periodico italiano magazine' n. 54 - marzo 2020)