"Sono stati stanziati 7,5 miliardi per le imprese e le famiglie italiane". Così ha detto il premier,
Giuseppe Conte. Poi toccherà, come sempre,
stare a vedere. Nessuno parla dei
teatri chiusi, però. Ed è un
'però' fastidioso, perché se i
teatri sono
chiusi, le loro
attività culturali risultano bloccate e i vari
festival estivi non si sa che fine faranno, perché non sappiamo quando le date verranno recuperate, o se ci saranno troppe
sovrapposizioni per riuscire a organizzarsi. Insomma, c'è tutto un
settore che crea
ricchezza e
cultura del quale
non se ne occupa mai nessuno. Un nostro amico, con il quale lavoriamo spesso, ha perso
90 spettacoli in due settimane. Uno dei
teatri che gestisce - uno dei più importanti d'Italia - è chiuso e ha perso
tutte le repliche. E se la faccenda del
Coronavirus durerà ancora a lungo, non saprà come
pagare i dipendenti. Anche i nostri eventi culturali programmati,
due, sono stati sospesi. Dovremo rendere il denaro agli
sponsor, riprogrammare le manifestazioni - ma chissà se gli ospiti saranno disponibili - e via di questo passo. L'emergenza è emergenza e
nessuno discute su questo. E siamo certi che, data la caratura degli
uomini al governo, tutto ciò che si sta facendo sia il meglio di quanto le loro
"inutili teste" [cit.] possano partorire. Vero è che, anche in casi di
emergenza e di misure a
sostegno dell'economia, per tutti gli esecutivi italiani, di qualsivoglia
colore, genere e
tipo, ci sono sempre dei
cittadini di serie A e altri di
serie B.