Nunzia Gionfriddo è una scrittrice appassionata e un'autrice di valore. Una persona
'd'altri tempi', innamorata della lettura, della scrittura e dell'approfondimento storico. Oltre alla passione, è tuttavia doveroso segnalare al grande pubblico che ci troviamo innanzi un'autrice che sta trovando una
sistematizzazione molto seria del proprio lavoro, incrociando in maniera sempre più feconda le proprie indagini con un rigore culturale, sociologico e persino
'etnologico' dotato di validità scientifica. Ciò è riscontrabile nel suo ultimo romanzo,
'Cioccolata calda per due', edito da
Pegasus Edition e uscito verso la fine dello scorso anno. La
Gionfriddo, a dire il vero, ha già collezionato premi e riconoscimenti, essendo una titolata
insegnante di Lettere che, al termine del proprio servizio, ha cercato di reinventarsi una
'second life' da
autrice, approfondendo meritevolmente alcune sanissime
curiosità storiografiche. Una persona che non si discute per
onestà intellettuale e per la capacità di andare a fondo in vicende anche assai intricate del passato: una sorta di
'mosca bianca', per i tempi attuali. Questa sua nuova opera è sostanzialmente un incontro tra due persone,
Giovanni e
Florinda, che si innamorano l'uno dell'altra con il gusto di assaporare ogni momento di conoscenza reciproca, proprio come quella
'cioccolata calda' che hanno ordinato durante il loro primo incontro in un bar di
Roma. Un modo di
'covare' o di
'cumulare' lentamente i sentimenti, senza la solita fretta di
'bruciarli' per motivi egoistici di
solitudine o
bisogno. In questo modo,
Florinda scopre il doloroso passato di
Giovanni, letteralmente investito da esperienze tanto terribili, quanto sfortunate: un'infanzia trascorsa nella
Trieste contesa tra
nazifascisti e
comunisti 'titini' alla fine della seconda guerra mondiale, che sfociò nella tragedia delle
'foibe'; la perdita della propria compagna durante il violento
conflitto serbo-croato esploso negli
anni '90 del secolo scorso, con la successiva guerra civile in
Bosnia, che generò intere ondate di profughi, in fuga dalle furiose rappresaglie serbe e dalle loro
'pulizie etniche'. Nella città di
Sarajevo, il protagonista del romanzo si ritrova in una seconda tragedia, per l'uccisione della sua compagna sotto ai colpi di
mortaio e quelli dei
cecchini durante una delle avanzate di
Milosevic, tesa a forzare l'assedio. L'autrice, attraverso il dramma di
Giovanni, approfondisce queste due complesse vicende storiche. Con pieno merito, poiché intorno alla questione delle
'foibe' ci si dimentica che episodi del genere erano già capitati a
parti invertite. E' infatti recente la scoperta che ha documentato come uno dei
documentari circolati in
Italia negli
anni '50 del secolo scorso, veda mescolati assieme i due diversi momenti di
odio etnico tra
fascisti e
'titini', generando un vero e proprio
'fake' storiografico. Sottolineare tali aspetti è indubbiamente meritorio da parte della studiosa, la quale è riuscita a dimostrare la necessità di dover completare, attraverso ricerche maggiormente obiettive, un episodio che ha subìto una
strumentalizzazione ideologica più dannosa che utile ai fini di una credibile
pacificazione nazionale e
collettiva. Per quel che riguarda il lungo assedio della capitale bosniaca, la
Gionffrido tende a evidenziare come si sia sorvolato spesso sulle vicende relative alla disgregazione della
federazione Jugoslava, avvenuta negli
anni '90 praticamente davanti casa nostra. Quest'ultima obiezione è un po'
meno fondata, a dire il vero, per alcuni aspetti relativi agli impegni affrontati dai vari
governi italiani nel corso degli eventi, sia sul terreno
militare, sia in quello relativo agli aiuti ai
profughi, quelli
'bosniaci' prima, quelli
'kosovari' in seguito. Aspetti intorno ai quali tende a calare un
'velo pietoso' per motivazioni molto
'italiane' di
'distrazione' degli aiuti stabiliti dal parlamento, nonché per le pressioni di altri Paesi
dell'Unione europea finalizzate a limitare la
sfera d'influenza italiana nei
Balcani. In ogni caso, a prescindere da queste annotazioni, salutiamo con favore il lavoro della
Gioffrido, sempre più tendente a perfezionare e a
'sistematizzare' il proprio metodo di approfondimento e di inchiesta in merito a complessi e specifici eventi storici. Una maturazione che sta avvenendo opera dopo opera, abbandonando gli
'sperimentalismi irregolari' anche sotto un profilo
'giornalistico' o
d'inchiesta, senza dimenticare il campo dei
sentimenti, assaporati e ricercati con il
'gusto' degli
amori più
adulti, eleganti e
maturi. Un'autrice, insomma, che ha raggiunto un indubbio grado di evoluzione e di maturazione: tutti segnali che, di solito, preludono all'arrivo di un
capolavoro. Un'eventualità che auspichiamo con sincero interesse.