Col passare degli anni, l'uccisione di
Pier Paolo Pasolini ha assunto i contorni del
mito letterario: l'omicidio di un acutissimo osservatore e acclamato scrittore e regista, inserito in un contesto storico che è quello italiano, ma ovviamente anche internazionale. Proprio in quel periodo, infatti, sono state molte le uccisioni di
intellettuali scomodi, giornalisti, sindacalisti e uomini di sinistra da parte di
forze nascoste della reazione, che combattevano una sorta di guerra, occulta o palese, contro il
comunismo e
l'Unione Sovietica, quando non si è trattato di autentici genocidi o uccisioni di massa, come quelle compiute dalle
dittature latino-americane ispirate dalla
Cia e dal famoso
'Piano Condor', elaborato dalla
presidenza Nixon e dal segretario di Stato,
Henry Kissinger. Un piano che doveva combattere il diffondersi del comunismo
nell'America del sud e in tutto il mondo. Secondo molti osservatori, tale piano prosegue tutt'oggi, con la messa in stato di accusa del
presidente Lula in
Brasile e la sua destituzione, la cacciata del presidente
Evo Morales eletto democraticamente nella sua
Bolivia, a causa di una crisi economica dovuta allo strangolamento da parte della superpotenza americana. Parlare di queste cose è parlare di oggi, tanto per capirci e per cercare di comprendere le ragioni di quello che succede in molte parti del mondo. Come sappiamo, dopo tanti luoghi comuni e opere che hanno cercato di dare un contributo di verità, inchieste di validissimi colleghi, documentari, film e ricostruzioni, emerge piuttosto chiaramente che la morte di
Pasolini non fu causata dal solo
'ragazzo di vita', allora diciassettenne,
Pino Pelosi. Cosa che, va detto, ha egli stesso confermato anni dopo. E cioè che, sul luogo dell'omicidio, a
Ostia, erano arrivate altre persone; che
Pasolini fu estratto dalla propria auto a viva forza; che fu picchiato a morte; e che, probabilmente, venne
investito per errore, mentre i suoi torturatori stavano fuggendo dal luogo del misfatto.
Pelosi era stato pesantemente minacciato e aveva parlato solo dopo la morte dei suoi genitori e della sua famiglia, proponendo le sue rivelazioni, corroborate da varie testimonianze e documentari come quello dello stesso
Sergio Citti, amico di
Pasolini, che raccolse le testimonianze degli abitanti delle baracche del posto, i quali confermarono la presenza di svariate persone, alcune delle quali con accento siciliano, a picchiarlo e a infierire su di lui per circa mezz'ora. In ogni caso, quel delitto atroce, il delitto di un
poeta civile e di uno
scrittore 'scomodo', va anch'esso inserito in un contesto che, ovviamente, diventa sempre più ampio. Pochi mesi prima,
Pasolini aveva concluso una sua prestigiosa collaborazione con il
'Corriere della Sera', dove si era occupato delle stragi di Stato, proponendo delle ipotesi verosimili. E sempre per il
'Corsera' aveva scritto il famoso articolo in cui invocava un processo per la classe dirigente di allora e per vari uomini della
Democrazia cristiana che gestivano un potere corrotto, spesso attraverso legami con i servizi e coi militari infeudati dalla
Loggia massonica P2 di
Gelli e
Cefis: un organismo segreto, che operava con finalità autoritarie per combattere le sinistre in favore della politica della superpotenza americana. Proprio di recente, è stato pubblicato un nuovo libro sulla questione:
'Pasolini: un omicidio politico' (Castelvecchi Editore) in cui è stata riportata, per la prima volta, la corrispondenza - che sapevamo esistere - fra
Pier Paolo Pasolini e
Giovanni Ventura, imputato insieme a
Franco Freda della
strage di piazza Fontana. Da quest'ultimo lavoro, emerge un
Pasolini sotto osservazione dei servizi segreti da anni: un'ipotesi comprovata da numerosi
rapporti dei servizi, che spiavano e controllavano l'attività dello scrittore e del gruppo
'Lotta Continua'. La cosa impressionante è che fu proprio
Ventura a scrivere a
Pasolini, dopo il famoso articolo sul
'Corriere' in cui il poeta friulano reclamava
'Il processo' per la classe politica italiana di allora. E
Ventura conveniva su questo punto, proponendo anche i nomi dei vari democristiani legati ai servizi o strumento degli americani. Il fatto che
Ventura, in seguito accertato come responsabile, insieme a
Freda e al gruppo di estrema destra
'Ordine Nuovo', della
strage di piazza Fontana abbia scritto a
Pasolini è ovviamente quel che si dice una
'pistola fumante' di enorme portata. Così come importanti sono anche le ricostruzioni di
Lo Bianco e
Rizza in
'Profondo Nero', edito da
Chiarelettere, in cui si traccia il legame fra il famoso incidente aereo, probabilmente provocato, che causò la morte del presidente dell'Eni,
Enrico Mattei, colpevole di interferire pesantemente nei piani delle multinazionali petrolifere e del suo rivale e successore,
Eugenio Cefis. Tra l'attentato aereo del
1962, la scomparsa del giornalista
Mauro De Mauro, che indagava sul caso e l'omicidio dello stesso
Pasolini sembra esserci un preciso
'filo rosso' di collegamento, come confermato anche dai giornalisti
Fasanella e
Lussana. Ovviamente, non va dimenticato che tali fatti s'inseriscono in un contesto internazionale in cui in tutto il mondo avvenivano omicidi del genere: sanguinose
dittature militari avevano rovesciato governi eletti democraticamente in
Cile, Argentina, Brasile, Uruguay e perfino in
Europa, in
Grecia, in
Spagna e nel
Portogallo di
Salazar. Gli scrittori argentini
Soriano e
Cortazar raccontano dei loro esili in
Francia, a
Parigi, mentre nel loro Paese veniva instaurata una vergognosa e subdola dittatura, che fece massacrare, uccidere o far scomparire prigionieri e
'desaparecidos' a neanche
500 metri dallo stadio dove si stavano giocando le partite dei
mondiali del 1978, voluti dalla dittatura militare per scopi puramente propagandistici e che vennero visti da un mondo inconsapevole, per molti versi, di quello che stava succedendo: delle
sparizioni e dei
voli della morte con cui venivano fatti sparire i corpi degli imprigionati, affinché non fossero mai più ritrovati. La verità su
Pasolini e intorno a quegli anni, anche nei giorni del recentissimo
cinquantenario della
strage di piazza Fontana, avanza. Avanza sempre ed è lì: basta leggerla e tirarla fuori.