Raffaella UgoliniPer la prima volta, una donna è giunta ai vertici della Corte costituzionale, anche se solo per una decina di mesi. I giudici della nostra Corte Suprema, infatti, hanno eletto loro presidente la giurista cattolica, Marta Cartabia. Milanese, la Cartabia è anche tra le più giovani presidenti che la Consulta abbia mai avuto. E' l'enesimo segnale di una società composta da donne che riescono a farsi strada, nella magistratura più alta, nei consigli di amministrazione di colossi importanti, nelle aule parlamentari. Insomma, un grande cambiamento, forse, è cominciato. Nel campo dell'industria aeronautica e spaziale, per esempio, la presidente della Boing è una donna, Leanne Caret, che tra l'altro è riuscita a riportare in attivo il bilancio del 'gigante' di cui è alla guida, mentre Roz Brewer, amministratore delegato e presidente di Starbucks, azienda alimentare nel campo del caffè, è riuscita ad aumentare le vendite delle bevande fredde. Inoltre, non possiamo non citare Ruth Porat, vicepresidente di Alphabet-Google, oppure Ginni Rometty, alla guida di Ibm, la quale ha condotto il più grande affare tecnologico di tutti i tempi con l'acquisto della società di software aziendale 'Red Hat' da parte di 'Big Blue'. A questi successi si aggiungono altre donne che sono riuscite a infrangere il 'soffitto di cristallo', quali: Abigail Johnson, presidente della Fidelity Investments; Sheryl Sandberg, chief operating officer di Facebook; Marillyn Hewson, presidente della Lockheed Martin; Phebe Novakovic, presidente di General Dynamics; Mary Barra, presidente di General Motors; Amy Hood, vicepresidente esecutivo di Microsoft; Deirdre O'Brien, vicepresidente senior di Apple; Julie Sweet, Ceo globale di Accenture; Ashley McEvoy, vicepresidente esecutivo della Johnson & Johnson; Judith McKenna, presidente della Walmart International. Insomma, non si tratta di casi isolati, almeno nel mondo del grande capitalismo globale e internazionale, generalmente dipinto come una élite di vampiri monopolisti, soprattutto dalle parti di casa nostra. E forse non è neanche un caso se, in Italia, un segnale così importante provenga da un'altissima istituzione dello Stato, dato che il capitalismo di casa nostra, certamente non è più all'altezza di quello che avevamo un tempo. Speriamo che anche il nostro Paese comprenda, finalmente, che quella femminile è una vera rivoluzione in atto. Una rivoluzione gentile, tra l'altro, portatrice di vantaggi per tutti.


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