Per la prima volta, una donna è giunta ai vertici della
Corte costituzionale, anche se solo per una decina di mesi. I giudici della nostra
Corte Suprema, infatti, hanno eletto loro presidente la giurista cattolica,
Marta Cartabia. Milanese, la
Cartabia è anche tra le più giovani presidenti che la
Consulta abbia mai avuto. E' l'enesimo segnale di una società composta da
donne che riescono a farsi strada, nella magistratura più alta, nei consigli di amministrazione di colossi importanti, nelle aule parlamentari. Insomma, un grande cambiamento, forse, è cominciato. Nel campo dell'industria aeronautica e spaziale, per esempio, la presidente della
Boing è una donna,
Leanne Caret, che tra l'altro è riuscita a riportare in attivo il bilancio del
'gigante' di cui è alla guida, mentre
Roz Brewer, amministratore delegato e presidente di
Starbucks, azienda alimentare nel campo del caffè, è riuscita ad aumentare le vendite delle bevande fredde. Inoltre, non possiamo non citare
Ruth Porat, vicepresidente di
Alphabet-Google, oppure
Ginni Rometty, alla guida di
Ibm, la quale ha condotto il più grande affare tecnologico di tutti i tempi con l'acquisto della società di software aziendale
'Red Hat' da parte di
'Big Blue'. A questi successi si aggiungono altre donne che sono riuscite a infrangere il
'soffitto di cristallo', quali:
Abigail Johnson, presidente della
Fidelity Investments; Sheryl Sandberg, chief operating officer di
Facebook; Marillyn Hewson, presidente della
Lockheed Martin; Phebe Novakovic, presidente di
General Dynamics; Mary Barra, presidente di
General Motors; Amy Hood, vicepresidente esecutivo di
Microsoft; Deirdre O'Brien, vicepresidente senior di
Apple; Julie Sweet, Ceo globale di
Accenture; Ashley McEvoy, vicepresidente esecutivo della
Johnson & Johnson; Judith McKenna, presidente della
Walmart International. Insomma, non si tratta di casi isolati, almeno nel mondo del grande capitalismo globale e internazionale, generalmente dipinto come una élite di
vampiri monopolisti, soprattutto dalle parti di casa nostra. E forse non è neanche un caso se, in
Italia, un segnale così importante provenga da un'altissima istituzione dello Stato, dato che il capitalismo di casa nostra, certamente non è più all'altezza di quello che avevamo un tempo. Speriamo che anche il nostro Paese comprenda, finalmente, che quella
femminile è una vera rivoluzione in atto. Una rivoluzione gentile, tra l'altro, portatrice di
vantaggi per tutti.