In occasione della
XXV edizione del
'MedFilm Festival', l'Università telematica internazionale
Uninettuno, insieme alla
Copeam (la Conferenza permanente dell'audiovisivo nel Mediterraneo) nei giorni scorsi ha organizzato, presso il
Macro Asilo di
Roma, un incontro internazionale sul tema:
"Formare i nuovi talenti dell'audiovisivo nel Mediterraneo: il valore aggiunto della cooperazione internazionale". Nel corso del dibattito sono intervenuti:
Claudio Cappon, segretario generale Copeam;
Ginella Vocca, fondatrice e presidente del MedFilm Festival;
Rosy Raggi, direttrice del dipartimento Tv presso l'Alba di Beirut (Académie libanaise des beaux arts);
Noura Nefzi, direttrice didattica presso l'Esac di Tunisi (Ecole supérieure de l'audiovisuel et du cinéma);
Anne Didier, vicedirettrice della produzione fiction di France Télévisions. Dopo gli interventi dei protagonisti ha fatto seguito la visione di
'À première vue', una proiezione dei migliori cortometraggi degli studenti delle scuole di cinema
'Alba' di
Beirut e
dell'Esav di
Tunisi. L'evento faceva parte delle attività del
progetto 'Fiest' (Formation internationale à l'écriture de séries Tv), finanziato nell'ambito del
Programma Erasmus+. A margine dei lavori, abbiamo incontrato la presidente e fondatrice del MedFilm Festival,
Ginella Vocca e il responsabile dei Rapporti internazionali di Uninettuno,
Nicola Paravati, per cercare di fare il punto della situazione in merito ai rapporti internazionali dell'Italia con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
Ginella Vocca e Nicola Paravati, con questa giornata di incontri al Macro Asilo, il MedFilm Festival e l'Università telematica Uninettuno intendono confermare la loro vocazione verso la formazione di nuovi autori tv e cinematografici nella sponda sud del Mediterraneo?Ginella Vocca: "Si. assolutamente. Da venticinque anni facciamo questo, perchè è un lavoro facile e sorprendente. Dalla sponda sud del Mediterraneo arrivano opere straordinariamente interessanti, con degli argomenti comuni che aiutano tutti alla comprensione di molti temi. Il sud del Mediterraneo, adesso, è un laboratorio e, spesso, un luogo di grande dramma. Ma è proprio su questo punto che dobbiamo trovare, insieme, delle soluzioni. E il cinema e la cultura sono strumenti fondamentali, per decodificare la realtà e trovare delle strade comuni".Nicola Paravati: "Per quanto riguarda Uninettuno, si tratta di una vocazione storica. Uninettuno nasce, infatti, da un consorzio di università, in particolare da un progetto europeo degli inizi degli anni duemila, che si chiamava 'MedNetUn' (Mediterranean Network of University). Un progetto finanziato dalla Commissione europea, che diede a Uninettuno l'incarico di costruire una rete comune per l'insegnamento a distanza, attraverso le nuove tecnologie, nel Mediterraneo. E' da lì che è cominciato il nostro impegno verso tutto il Mediterraneo, che ci ha permesso di realizzare tanti corsi in lingua araba e in lingua francese, dato che quest'ultima è la lingua più parlata nei Paesi dell'Africa settentrionale, insieme, naturalmente, all'italiano e all'inglese. Quindi, utilizzando anche docenti che provenivano dalle università di quei Paesi. Insomma, questa cooperazione con i Paesi del Mediterraneo fa proprio parte del Dna di Uninettuno".L'accordo bilaterale tra i ministeri dei Beni culturali di Italia e Tunisia è un primo passo o una 'svolta'?Nicola Paravati: "Da come la cosa è stata presentata, sembrerebbe una 'svolta'. Ma per capire se veramente si tratta di questo, dovremo vederne i risultati. Sicuramente, abbiamo bisogno, abbiamo 'sete', sia come spettatori, sia come addetti ai lavori, di accordi di questo genere, che permettano di creare dei binari particolari di cooperazione internazionale tra noi e questi Paesi. Voglio ricordare, in questa sede, che tutti i Paesi del Mediterraneo si sentono fortemente legati all'Italia. La Tunisia, per esempio, si sente fortemente legata all'Italia. Fino a qualche anno fa, la Rai era la televisione più seguita in Tunisia e anche in Marocco. Abbiamo perso questa leadrship, per una nostra 'distrazione': la Rai non è più presente neanche nei 'buchi' dei canali di questi Paesi, nemmeno negli hotel. Spero, dunque, che questi 'segnali' e che queste iniziative ci permettano di ristabilire quella nostra leadership culturale che un tempo avevamo. In un'ottica di cooperazione, naturalmente, non certo di egemonia".Ginella Vocca: "Probabilmente, tutte e due le cose: è un primo passo che segna una svolta. Il fondo di sviluppo che è stato istituito è anche simbolico. E' dedicato a sviluppare progetti e idee, ma noi vogliamo che diventi un fondo che sostenga anche la co-produzione e, per questo, avremo un meeting importante, nei prossimi giorni, sempre qui al Macro, dove interverranno i vincitori di questo bando provenienti sia dalla Tunisia, sia dall'Italia, insieme alla Regione Lazio, che con il bando 'Lazio cinema international' può sostenere le co-produzioni tra l'Italia, le piccole e medie imprese laziali e gli altri Paesi. In particolare, come in questo caso, quelli del Mediterraneo".
Perchè in Libano si produce di più nel settore tv e non molto nel cinema? C'è un problema di costi?Ginella Vocca: "Forse si. Tra le cinematografie del Mediterraneo, quella che arriva a noi è una straordinaria cinematografia libanese. Tuttavia, abbiamo sentito dalla rappresentante del Libano, durante questo bellissimo incontro di stamattina, che è vero: in quel Paese si produce di più per la televisione che non per il cinema. Invece, in Tunisia l'investimento pubblico è più forte sul cinema, o quanto meno parimenti su entrambe le forme di diffusione degli audiovisivi. Io penso che l'attitudine mostrata dalla Tunisia sia molto interessante, perchè in questo modo la Tunisia, attraverso il cinema, porta fuori se stessa e racconta se stessa a livello internazionale, più che con dei prodotti audiovisivi legati alle sue realtà, alla realtà interna di un Paese".
Perché le opere, sia televisive, sia cinematrografiche, di questi Paesi spesso vincono festival internazionali importantissimi, ma poi non le vediamo nelle nostre sale cinematografiche?Nicola Paravati: "Questo dovremmo chiederlo ai distributori, immagino. Non sono un esperto, poiché mi occupo di formazione 'tout court', ma credo proprio che si tratti di un problema di distribuzione. Oggi, nel dibattito tenutosi qui al Macro sul MedFilm Festival, questa carenza è stata anche accennata e, in effetti, si tratta di una realtà: molte delle opere più belle non vengono distibuite nei nostri mercati, quello europeo e quello italiano. Ecco perché diviene interessante il lavoro che svolgono queste iniziative, che apparentemente sembrano di 'nicchia', ma in realtà fanno un grande lavoro, poiché fanno vedere con gli occhi degli autori e dei registi della sponda sud del Mediterraneo quale sia la vera situazione culturale in quei Paesi".Cinema e tv possono riaprire il dialogo internazionale tra Occidente e Oriente? Ginella Vocca: "Cinema e tv lo devono fare perchè, come accennavo prima, ognuna di queste opere è una finestra aperta sul mondo. Dunque, lo possono e lo debbono fare. L'Unione europea fa tantissimo affinchè ciò possa essere facilitato. La Tunisia, per esempio, si è posta con l'Europa in una maniera molto creativa. Quindi, diciamo che la Tunisia sta diventando un laboratorio straordinario di sperimentazione e di possibilità comuni, di espressione comune a livello audiovisivo e non solo, dunque teatro, musica e tutto ciò che comporta lo 'scoprirsi' attraverso questa cosa meravigliosa che è l'arte".Francia e Italia sono i Paesi all'avanguardia nel dialogo culturale con il sud del Mediterraneo?
Ginella Vocca: "Lo sono. La Francia da tempo, l'Italia in questo momento ha anche uno 'strumento' ufficiale, che è il Fondo di sviluppo. In realtà, l'Italia può fare molto di più. La Francia fa tantissimo, ma l'Italia può fare tanto di più, perchè questi Paesi del nord Africa hanno un legame potentissimo con la nostra cultura. Quindi, siamo un po' noi in 'deficit' di relazione con questi Paesi, che invece non vedono l'ora di lavorare e di collaborare con noi".
Nicola Paravati: "Confermo: è decisamente così. I Paesi europei all'avanguardia nei rapporti di cooperazione con quelli del Mediterraneo sono la Francia e l'Italia. C'è anche qualche iniziativa della Spagna, ma in maniera meno intensa rispetto all'Italia".