Vittorio LussanaL'acqua rappresenta un bene primario essenziale per la vita sul nostro pianeta. E' un dato storico indiscutibile, che i primi insediamenti umani siano sorti in prossimità di sorgenti o sulle rive dei fiumi. E le prime civiltà sono nate al fine di organizzare collettivamente la gestione delle acque fluviali, per scopi agricoli d'irrigazione e canalizzazione. Eppure, ancora oggi, più di 1 miliardo di persone non ha accesso a fonti d'acqua potabile, più di 2 miliardi non usufruisce di servizi igienici e il divario del consumo medio tra Paesi occidentali e Paesi in via di sviluppo è spaventoso. In pratica, nel mondo muoiono più persone a causa dell'acqua, inquinata o non potabile, che non per le svariate e molteplici forme di violenza, incluse le guerre. Oltre a ciò, ogni giorno versiamo nel nostro sistema idrico milioni di tonnellate di acque reflue non trattate, cariche di rifiuti industriali e agricoli, inquinando fiumi, mari e laghi in modo criminale. Non abbiamo solamente problemi di siccità, acque non potabili e patologie che discendono direttamente dalla mancanza di servizi igienico-sanitari, ma anche 2 milioni di tonnellate di rifiuti scaricati, ogni giorno, nei fiumi o nei mari. Nel 2030, più di 3 miliardi di persone, cioè circa la metà della popolazione mondiale, rischia di rimanere senz'acqua. E ogni anno, quasi 2 milioni di bambini muoiono di tifo, colera, dissenteria e gastroenterite: tutte patologie causate della mancanza di acqua pulita. Non si creda che in Europa le cose stiano messe meglio: non tutti gli Stati membri della Ue possiedono piani di gestione dei propri distretti idrografici, come previsto, peraltro, dalla 'direttiva-quadro' emanata dalla Commissione europea per la tutela dell'acqua. In Italia, il 68% del nostro patrimonio idrico viene gestito da non più di 10 produttori, che versano agli enti pubblici quote irrisorie di concessione per lo sfruttamento e la vendita di una risorsa fondamentale. Le Regioni non dispongono di fondi necessari per rinnovare la rete idrica sul territorio, che dunque possiede numerose 'falle' di dispersione e di spreco. Eppure, con un aumento anche minimo dei canoni di concessione, molti enti locali potrebbero effettuare investimenti e rinnovare la rete idrica di distribuzione. Ma piuttosto che ragionare secondo logiche collettive, qui da noi si preferisce difendere una situazione di vantaggio per pochi, i quali sfruttano una risorsa che, invece, è di tutti. Come al solito, la mentalità italiana rimane contraddittoria: una sorta di pigrizia mentale spacciata come forma di liberalismo avanzato. La tipologia stessa del nostro mercato interno delle acque minerali e naturali è di oligopolio, non di concorrenza diffusa, come per esempio negli Stati Uniti d'America. Le aziende d'imbottigliamento sono un gruppo ristretto, che non intende minimamente differenziare la propria produzione, al fine di collaborare con lo Stato e i vari enti locali all'ammodernamento delle reti idriche. L'intera città di Roma viene servita, in buona parte, da acquedotti costruiti da alcuni illuminati imperatori romani dell'evo antico. Insomma, anche nella gestione amministrativa delle acque, l'Italia si dimostra allergica ai cambiamenti, continuando a sprecare molta parte di una risorsa che non è affatto inesauribile. La nostra visione rimane pigra e conservatrice, quando non regressiva: non ce ne importa nulla fino a quando non succede qualcosa di grave, che ci prende 'in contropiede'. Come accaduto sempre nella capitale nell'estate del 2017, in cui un lungo periodo di scarsità di piogge ha abbassato il livello del lago di Bracciano, generando un'emergenza idrica che ha sfiorato il razionamento. Insomma, anche nella gestione dell'acqua, il nostro approccio rimane quello di chi avrebbe tempo e modo per evitare disastri i quali, quando si verificano, ci sorprendono regolarmente. Ma siamo noi a lasciarci soprendere, per menefreghismo e superficialità, quando basterebbe mettere a punto un 'Piano' per il risparmio idrico come già fatto in campo energetico, con sensibili miglioramenti, in questi ultimi anni.

PER LEGGERE LA NOSTRA RIVISTA 'SFOGLIABILE' CLICCARE QUI




(editoriale tratto dalla rivista 'Periodico italiano magazine' n. 51 - ottobre/novembre 2019)

Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio