Vi è tutto un ragionamento attorno alla condizione psicologica dell'uomo contemporaneo occidentale, alla base della storia raccontata nella nuova serie di
Netflix intitolata
'Living With Yourself', con protagonisti gli attori
Paul Rudd e
Aisling Bea. Pubblicata sulla piattaforma di streaming lo scorso
18 ottobre, si tratta di una commedia dalle tinte tragicomiche, strutturata secondo stilemi inquadrabili entro i parametri che caratterizzano il cinema indipendente americano.
Miles Elliot è un
copywrtier nel fiore degli anni. Ha una bella casa in periferia, soldi a sufficienza e una moglie bella, colta, forte e interessante. Tutto sembra perfetto, ma la vita che
Miles ha costruito si rivela ben presto un idillio solo apparente. E' il famoso logorio della vita moderna, che conduce inesorabilmente il protagonista in una spirale negativa. Sfiancato e infiacchito, egli è ormai divenuto l'ombra di se stesso: un pessimo pubblicitario e un marito ancora peggiore. Durante un
'meeting' in azienda, un suo collega gli suggerisce di far visita a un
'centro-spa', che gli assicura lo rimetterà in sesto. Dapprima titubante, decide infine di andarci, utilizzando i soldi che, assieme alla moglie
Kate, aveva messo da parte per le spese mediche necessarie al progetto di paternità. Giunto nella clinica, che in maniera alquanto sospetta si trova in un
centro commerciale, gli viene spiegato che il trattamento consiste in un intervento sul
codice genetico, al fine di rendere il paziente come la
miglior versione di se stesso. In realtà, si tratta di una truffa e il processo è ben più inquietante. La clinica, infatti, non fa altro che creare dei
cloni migliorati, più in forma ed efficienti. L'originale viene semplicemente ucciso e seppellito nei boschi. Solo che, nel caso di
Miles, qualcosa va storto e l'originale non viene eliminato, ma si risveglia impaurito e spaventato in una sacca di terra sepolta. Mezzo nudo e confuso fa quindi ritorno a casa, dove trova il suo
clone in compagnia della moglie. I due condividono i ricordi, che tuttavia sono reali e vissuti solamente per il
Miles originale. Hanno di fronte, invece, un presente e un futuro tutto da scrivere. Il loro incontro, che sulla carta non avrebbe mai dovuto avere luogo, dà il via a una serie di eventi paradossali, con risvolti tragicomici. Dopo aver tentato inutilmente di separarsi, i
due Miles decidono di progettare un piano esistenziale per convivere in segreto, dividendosi i compiti e le mansioni quotidiane. Il
'clone', sin da subito, si rivela effettivamente la
versione migliorata di Miles: creativo ed efficiente sul lavoro, riempie
Kate di amorevoli attenzioni. La donna, dal canto suo, in un primo momento è piacevolmente sorpresa: le sembra di avere accanto l'uomo brillante e socievole di cui si era innamorata e non più la sua versione sbiadita e deprimente. Nel prosieguo della serie (a metà strada tra la commedia di
Judd Apatow e
Black Mirror) si verrà a creare uno strano triangolo, che avrà risvolti inattesi e sorprendenti. Il rapporto tra i
due Miles diviene conflittuale: il
clone non è un
automa, ma prova un reale e sincero amore per
Kate e non vuole farsi da parte. Dal canto suo, il
Miles originale è geloso del successo della sua copia. La situazione degenera quando
Kate viene a conoscenza di tutto. Qui la trama si fa più interessante, in quanto la donna vive un reale conflitto interiore. Dapprima, allontana bruscamente il
clone, scacciandolo da casa, ma sarà poi lei stessa a cercare un contatto. Tra
'flashback' sul passato e vicende tragicomiche presenti, piano piano i
due Miles capiranno che il loro rapporto non può essere interrotto, nonostante credano di essere l'uno la rovina dell'altro. Ottima l'interpretazione di
Paul Rudd nella contemporanea resa dei due personaggi, ben caratterizzati psicologicamente e sul piano dell'aspetto esteriore. La regia è decisamente interessante, anche se a volte un po' macchinosa. Una stessa vicenda viene, infatti, ripresa (in episodi consequenziali) dai diversi punti di vista dei singoli personaggi. Ciò consente una maggiore introspezione, ma al tempo stesso determina la perdita parziale di linearità narrativa.
Paul Rudd, dopo i fasti del blockbuster
Avangers (in cui interpreta
Ant-Man), torna alla commedia indipendente che tanta fortuna gli ha dato in carriera. Il tema della
clonazione umana non è certo nuovo: il
plot narrativo è centrale, per esempio, nella trama della commedia degli
anni '90 dal titolo
'Multiplicity' (Mi sdoppio in 4, il titolo in italiano, ndr) con protagonisti
Michael Keaton e
Andie MacDowell. Rispetto al precedente cinematografico, la serie
Netflix punta maggiormente sull'elemento drammatico e sulla connotazione psicologica dei personaggi, giungendo a toccare
questioni antropologiche nella puntualizzazione delle idiosincrasie che caratterizzano l'esistenza dell'uomo contemporaneo, costretto dalla pressione sociale a essere perfetto in tutti i campi, tanto nella sfera pubblica, quanto nel privato.