"La libra potrebbe rivoluzionare il nostro sistema monetario e bancario, ma è un tema che oggi preoccupa molto". Questo il monito del Rettore dell'Università telematica internazionale
'Uninettuno', professoressa
Maria Amata Garìto, lanciato dal
'digital talk' organizzato nei giorni scorsi dall'ateneo e intitolato:
Libra: quale futuro per la moneta digitale? L'incontro si è tenuto a
Roma, presso la
Sala multimediale Uninettuno di
piazza Grazioli 17. "C'è ancora poca chiarezza", ha spiegato la
Garìto, "su quello che avverrà con la moneta virtuale. Ma é dall'università che devono partire momenti di scambio e di riflessione sulle tematiche del momento. Gli appuntamenti dei digital talk di Uninettuno ci consentono di essere liberi di pensare in modo critico e riflessivo, di parlare e analizzare insieme i cambiamenti della società". La moderazione dell'evento, coordinato dal professor
Giampiero Gamaleri, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso
'Uninettuno', è stato affidato al professor
Alberto Mattiacci, ordinario di Economia e gestione delle imprese dell'Università
'La Sapienza', che ha introdotto gli interventi dei relatori.
"Per trasformare le sfide della direttiva europea sui servizi di pagamento digitali in un'opportunità", ha affermato
Liliana Fratini Passi, amministratore delegato di
'Cbi Scpa' (Corporate banking interbancaria, società consortile per azioni,
ndr)
"Cbi crede fortemente che la collaborazione tra tutti gli attori della nuova filiera dei pagamenti possa creare un ecosistema di valore, al fine di sviluppare nuovi servizi competitivi. Non abbiamo bisogno di una nuova valuta scritturale per fare decollare l'economia", ha aggiunto,
"poiché gli 'ecosistemi' hanno già definito come fare circolare le informazioni. Siamo ormai in una logica di icloud ed Epi: le banche mettono a disposizione le informazione con l'open banking e il data sharing con l'autorizzazione dei clienti. Non abbiamo bisogno di digital currency", ha concluso la
Fratini Passi, "ma di un'economia che sostenga gli investimenti digitali entro quadri regolamentati e governati in tempi opportuni". Le potenzialità e i rischi di
Libra sono stati analizzati da
Tommaso Gamaleri, amministratore delegato di
'Italia Younited Credit': "Libra e le altre valute virtuali possono accelerare lo sviluppo e portare vantaggi a fintech e consumatori", ha spiegato,
"come la riduzione di costi e tempistiche e la certezza delle transazioni. Eppure, nessuno che si occupa di fintech si avvicinerà a queste valute sino a quando non si verificheranno le condizioni della conformità legale, della diffusione e della semplificazione. Per esempio, il fatto che di libra o altre valute equivalenti ce ne devono essere massimo 3/5. Il diktat", ha concluso il professor
Gamaleri, "dev'essere quello dell'affidabilità e della sicurezza. Libra è un progetto che in realtà non utilizza una blockchain", ha proseguito
Tamara Belardi, Commissione tecnica
'Blockchain-Mise' e docente di diritto comparato delle nuove tecnologie
'Uninettuno', "non è una criptocurrency, né una stablecoin vera e propria, perché non si basa su un solo asset, ma sulla media ponderata di diversi asset. Ci si chiede", si è domandata a un certo punto la
Belardi, "come può la 'Libra Association' essere una associazione senza fini di lucro, se poi prevede la distribuzione di investimenti e di dividendi fra i membri della stessa? Si prevede anche uno spostamento di ricchezza dai Paesi poveri ai Paesi ricchi: la 'Libra reserve' verrà investita in asset", ha concluso,
"in grado di garantire un elevato rendimento". Per parte sua,
Gian Piero Jacobelli, direttore del
Mit - Technology Review Italia, ha dichiarato:
"Esiste un sostanziale conflitto tra politiche e tecnologie. Libra rappresenta uno degli argomenti più complessi che analizziamo con Mit. Ci basiamo su una moneta virtuale, che è ancora virtuale, cioè che ancora non esiste...". In un mondo che cambia, la comprensione collettiva e la speranza è affidata ai giovani. Per tali motivi,
"questi talk sono molto importanti", ha affermato
Alfonso Benvenuto, coordinatore di
'E-tutor web', "perché dobbiamo allargare la conoscenza critica nei confronti delle tecnologie, che a volte subiamo. Occorre una regolamentazione, perché non sempre abbiamo consapevolezza. I giovani, in questo senso, hanno una marcia in più, perché sono nati nell'era tecnologica. Pertanto", ha concluso lo studioso,
"il passaggio che ci deve unire per poter passare alla libra o meno, per esempio, è capire che è insieme a loro che dobbiamo comprendere il nuovo 'mondo' che sta arrivando".