Anche nel
Lazio, le
donne che lavorano guadagnano
meno degli uomini. Si chiama
'Gender Pay Gap' ed è il divario retributivo di genere: un fenomeno molto diffuso, che vogliamo combattere con una
proposta di legge che promuova la
parità retributiva tra i sessi, il sostegno dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile di qualità, la valorizzazione delle competenze delle
donne. Grazie a una legge, si potranno fissare i sistemi di
premialità per le aziende virtuose, escludendo dai benefici quelle che non rispettano la parità salariale. Particolare attenzione sarà dedicata anche a quei
Comuni - e sono molti - che non rispettano le
quote di genere nella composizione delle
Giunte: anche in questo caso, sono previsti
incentivi o forme di
esclusione dai benefici, sulla base della rappresentanza femminile negli esecutivi. Tra le misure contenute nella legge:
a) l'istituzione della
'Giornata regionale' contro le discriminazioni di genere sul lavoro;
b) i
'voucher' per il pagamento del
'baby sitting'; c) un fondo per il sostegno alle
donne vittime di violenza, alle
donne con disabilità, alle
donne sole con figli a carico; d) modifica degli statuti di enti e società regionali, per garantire che nei
Cda sia presente almeno un terzo dei componenti per genere e che, nelle cariche societarie di nomina regionale, la metà sia di genere femminile. La commissione che presiedo ha infatti effettuato uno studio sulla composizione delle
Giunte dei
Comuni superiori ai
3 mila abitanti e ha evidenziato che, nel
Lazio, ben
68 sui
169 totali hanno una presenza di genere inferiore al
40%, previsto dalla legge. I
sindaci donna, nella regione, compresi i
piccoli Comuni, sono appena
46 su
380, che scendono a
6 se consideriamo quelli sopra i
15 mila abitanti.
Consigliere regionale del Lazio per il Partito democratico
Presidente della IX commissione Lavoro, Formazione, Politiche giovanili, Pari opportunità, Istruzione, Diritto allo studio